COME UNA CLESSIDRA…
Se
c’è un anelito che accomuna gli uomini di tutte le razze, le generazioni, le
popolazioni e di tutti i tempi fra di loro è il desiderio di incontrare Dio,
quella sommersa nostalgia di Dio che ci inquieta, ci mette in crisi, ci crea un
bisogno così profondo da farci star male, perché si avverte un’Assenza importante
nella propria vita che non si riesce a colmare in nessun modo
L’incontro
con Dio è lo scopo della nostra vita terrena ed è anche il legame interiore che
ci unisce agli altri.
Un
filo sottile, quasi invisibile, appena percettibile, un desiderio così
profondo, ma allo stesso tempo così vivo e forte che non puoi non sentirlo, non
esserne cosciente.
Invisibile,
sottile, quasi impercettibile… eppure c’è ed è realissimo.
Lo
sanno tutti.
Lo
sappiamo tutti.
Nonostante
i nostri sforzi di ignorarlo.
Nonostante
le assurde e paradossali negazioni da parte di tanti.
Quante
volte abbiamo sentito questa frase da atei convinti: se avessi la fede anch’io!
Quanti
atei dichiarati e convinti avrebbero voluto avere il dono della fede, lo dicono
con rammarico, con rassegnazione, ma allo stesso tempo con quell’anelito di
sottofondo che ci conferma ciò che loro non vogliono accettare: Dio è in tutti
e ha dato il dono della fede a tutti, non fa parzialità Lui, non nega la gioia
di incontrarlo a nessuno… chi non riesce a incontrarlo è solo perché … non
vuole, non perché non può!
Incontrare
Dio è dunque il nostro principale bisogno.
Incontrare
Dio si può.
Direi
anche che … si deve, altrimenti la nostra vita sarà stata vana, senza senso,
inutile oserei dire!
Pensando
a questo nostro bisogno di incontrare Colui che ci ha creati, mi veniva in
mente un’immagine: una clessidra!
A
ben pensarci, il nostro incontro con il Signore può essere rappresentata come una clessidra.
La
clessidra, quest’ orologio ad acqua o a sabbia, formato da due vasi
conici comunicanti fra loro per i vertici, costituiva anticamente la misura del tempo; usata
spesso come simbolo del fluire del tempo, della caducità della vita umana e
quindi anche della morte.
Io
vorrei aggiungere anche come simbolo del rapporto fra l’uomo e Dio e vi spiego
perché…
Se
la guardiamo bene, essa è composta da due contenitori di vetro a forma di
imbuti capovolti l’uno sull’altro.
La
parte alta ha la base superiore molto larga e a sua volta si restringe
gradualmente verso il basso fino a ridursi anch’essa a un forellino della
stessa misura di quello che viene dal basso, fino a coincidere, a combaciare
perfettamente con esso e a formare, in quel punto, un unico canale da dove far passare minuscoli
granellini di sabbia che dall’alto scendono verso il basso.
Anche
il nostro incontro con Dio avviene con le stesse modalità. Esattamente le stesse.
Vediamole
insieme…
Dio
che è grande e immenso nella sua Onnipotenza ed Onniscienza si fa piccolo
piccolo, fino ad incarnarsi nel corpo di un piccolo Bambino.
Diventa
impossibile entrare in contatto con queste persone, perché non ci sono spazi
disponibili, non c’è spazio per gli altri, pieni come si è solo di se stessi.
La
base inferiore larga della clessidra rappresenta proprio questo stato dell’uomo,
questo suo volersi allargare in forme concentriche ed orizzontali mettendo se
stesso al centro di tutto; così stando le cose, l’uomo non si eleverà mai dalla terra, resterà
legato alla materia e non potrà mai raggiungere il suo Creatore che pure è
sceso per incontrare lui.
Anche
l’uomo deve fare la sua parte; per incontrare Dio è necessario prima di tutto avere un desiderio
grande di Lui, un desiderio talmente grande da trasformarsi in ‘’fuoco’’ che
brucia, anzi in fuoco che arde ma non brucia, non distrugge ma crea; l’accensione
del desiderio porta a sollevarsi, ad innalzarsi verso l’alto, a sollevarsi dal
materialismo e dal modernismo, che sono zavorre che trattengono in basso, per raggiungere sfere un po’ più alte.
Solo
se l’uomo ascolta l’anelito del suo cuore, alza lo sguardo e tende la sua mano per
afferrare quella di Chi sta dall’ altra parte e riesce ad afferrarla… allora
quell’incontro sarà realtà.
Per
tutti!
Sarà
la nostra realtà. Sarà la concretizzazione del nostro sogno.
La
concretizzazione di un bisogno inestinguibile.
Ma
quale strada deve seguire l’uomo per salire verso l’alto?
Questa
immagine ci dice che l’uomo, se vuole elevarsi verso l’alto, deve, man mano,
restringere il suo io e farsi sempre più piccolo, sempre più piccolo, fino ad
eliminare tutto quell’apparato, quel substrato, quelle sovrastrutture che
ingigantiscono il suo io riempiendolo di cose non necessarie, non
significative; svuotandosi cioè di quella boria, di quell’orgoglio, di quella
superbia che lo fanno sentire onnipotente, per ridursi, finalmente all’essenziale, per
riprendere, cioè, finalmente, il suo giusto spazio e vivere ogni cosa nel loro
giusto rapporto :-Beati i miti, i puri di cuori…
- Beati
gli umili, i piccoli - ci dice anche Maria - fatevi piccoli se volete
essere grandi davanti a Dio.-
Ecco
la strada: smantellare quell’architettura di sovrabbondanza di Io che lo pone
al centro del mondo, per poter trovare quel Centro che combacia perfettamente
con quell’altro Centro che scende dall’alto.
Se
l’uomo diminuisce, elimina tutto ciò che è superfluo, gli resterà solo il centro
del suo essere.
Quel
centro occupa uno spazio ridottissimo, ridotto com’è adesso all’essenziale; smantellate, dunque,tutte le architravi, ridotto al cuore della sua natura, lo spazio che viene così
ad occupare corrisponde perfettamente a quella piccolezza a cui Dio ha voluto
ridursi per incontrare l’uomo.
Ora
i due forellini coincidono nel centro: Dio si è fatto piccolo piccolo; l’uomo
si è fatto piccolo piccolo, le misure corrispondono, l’incontro può avvenire, i
forellini coincidono, si toccano nella loro parte più intima, il foro dell’uno è ora un tutt’uno con quello
dell’Altro; c’è un punto in cui i due diventano una cosa sola, un punto in cui
l’uomo si fonde con Dio e la sua mano stringe quella di Dio: l’incontro è
avvenuto, il contatto c’è stato.
Ma
non basta.
Quel
punto in cui il Creatore incontra la creatura non è uno spazio chiuso, ma un
forellino, un canale da dove scendono i granellini scanditi dal tempo; da quel
canale, che collega perfettamente il basso con l’alto, scende la Grazia, come
acqua, come vento, come fuoco, come respiro!
La
Grazia di Dio scende nell’uomo che si è fatto piccolo per incontrare
l’Onnipotente e quella Grazia adesso rende davvero grande quell’uomo che ha
rinunciato alla grandezza offertagli dal mondo; la sua vera grandezza l’ha
realizzata grazie alla sua piccolezza.
Solo
ora capisce lo scandalo dell’Incarnazione, lo scandalo della Croce
Solo
adesso capisce l’amore grande di Dio per l’uomo: un amore che lo ha portato a
spogliarsi della sua Divinità per prendere la povertà della carne… per poter
incontrare l’uomo.
Ora
capisce quell’anelito profondo che lo lacerava e che non riusciva a definire:
incontrare Dio.
Ora
capisce che l’incontro avviene solo a certe condizioni.
L’incontro
avviene se entrambe le parti desiderano incontrarsi; ma soprattutto se entrambe
le parti si fanno piccole piccole: Dio nella sua Divinità, l’uomo nella sua
egocentricità.
Un
Dio piccolo non è un piccolo Dio, non perde niente della sua Divinità, ma
l’amplifica nell’Amore che questo gesto comporta.
Un
uomo piccolo non è un piccolo uomo, un uomo di serie B, un uomo invisibile, ma
un uomo che ha imparato ad amare, in maniera illimitata e ad ogni condizione.
L’incontro
può avvenire solo su un terreno comune: l’Amore!
Dio
ama tanto l’uomo da farsi tanto piccolo.
Se
l’uomo ama tanto Dio da farsi tanto piccolo… allora l’incontro avverrà e non
mancherà.
Certo,
non facilmente, non senza dolore, non senza sacrifici, senza rinunce, senza
disprezzi, senza mortificazioni… non viene risparmiato niente a chi intraprende
questo cammino: la strada si fa sempre più stretta, sempre più in salita,
sempre più insidiosa, sempre più lontana… ma lui lo sa, ne è sicuro, che al
termine quell’incontro ci sarà e darà senso a tutto quello che è stato, a tutto
quello che si è sopportato.
L’Amore
è il Luogo d’incontro per eccellenza in cui il Creatore incontra la creatura
nella sua intimità e gli si fa intimo fino a condividerne la stanchezza e il
pianto, il dolore e la fatica.
Ecco,
quest’incontro è come una clessidra, la cui unica caratteristica ‘’anomala’’ è
che non può essere ribaltata per rimettere indietro il tempo.
È
sempre Dio dall’alto che scende ed è sempre l’uomo dal basso che sale.
Ma
anche se la clessidra non può essere ribaltata, ciò non toglie lo scorrimento
continuo della Grazia, sempre nuova, sempre fresca, sempre potente, fiume d’acqua
viva che rinnova e rigenera e dà vita.
Non
serve invertire la direzione, perché l’uomo perennemente proteso verso l’alto
riceve grazia su grazia, come un fiume in piena, senza interruzioni, senza
limitazioni.
La
fonte della Grazia non inverte la rotta, scorre e scorre… inesauribile…
all’Infinito… per l’Eternità.
L’incontro
dunque è possibile a tutti.
La
strada è stata indicata a tutti.
Il
desiderio è in tutti.
La
possibilità è stata data a tutti, senza distinzioni o preferenze!
Basta
provarci…
Le
difficoltà maggiori o minori dipendono da quanto il nostro io è disposto a
spogliarsi del suo egoismo egocentrico.
La
scelta è solo nostra.
La
decisione è solo nostra.
La
possibilità è in noi.
La
volontà.
La
volontà è il segreto.
Signore,
voglio incontrarti!
Ed
il Signore è lì, pronto, con la Mano tesa e ti aspetta.
Aspetta
proprio te.
Te,
così come sei.
Per
Lui sei prezioso.
E
Lui… è prezioso per te?
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