martedì 28 febbraio 2017

TEMPO DI AMARE
TEMPO DI PREGARE


Cari amici,
la Quaresima è un tempo di grazia durante il quale, insieme a Gesù nel deserto, ci prepariamo alla grande festa di Pasqua, centro vitale della fede cristiana. Nella nostra società secolarizzata, dove il tempo sacro è stato cancellato, per dare spazio all'orgia ininterrotta dell'effimero, ha un grande valore la testimonianza di un tempo riservato a Dio e alla preghiera, al digiuno e alla penitenza, per richiamare l'uomo ai valori eterni dello spirito. Entriamo nel tempo quaresimale col desiderio di cercare Dio nella preghiera, riservando ad essa uno spazio quotidiano, in modo tale che la sua voce interpelli il nostro cuore e illumini la nostra vita. Lavoriamo su noi stessi, al fine di purificare il cuore dalle proliferazioni dell'egoismo, che deturpano la bellezza dell'anima e rendono schiavi del peccato. Apriamo il cuore alla carità, facendoci carico degli altri, attraverso i quali Gesù ci chiede di essere amato. Nel cammino perseverante verso la Pasqua si rafforzerà la nostra fede e diventerà più luminosa la nostra testimonianza. Anche noi, come gli apostoli, avremo in dono da Gesù la pace della Pasqua.

Padre livio

sabato 25 febbraio 2017

MARIA REGINA DELLA PACE

    MEDJUGORJE

Messaggio a Marija del 25 febbraio 2017

“Cari figli! Oggi vi invito a vivere profondamente la vostra fede e a pregare l'Altissimo affinché la rafforzi, cosicché i venti e le tempeste non possano spezzarla. Le radici della vostra fede siano la preghiera e la speranza nella vita eterna. Già adesso, figlioli, lavorate su voi stessi, in questo tempo di grazia nel quale Dio vi dona la grazia affinché attraverso la rinuncia e la chiamata alla conversione siate uomini dalla fede e dalla speranza limpide e perseveranti. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.


martedì 14 febbraio 2017

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BEATI I MITI
Beati i miti?
Ma chi sono i miti?
Cos’è la mitezza?
Forse la mitezza è tra le virtù più difficili da definire, perché può essere facilmente scambiata per una debolezza, una fragilità, un atteggiamento di rinuncia alla reazione; colui che non fa mai un passo avanti per far valere i suoi diritti, per mostrare le sue capacità, ma resta da parte, in silenzio, come sospeso tra una verità che non emerge e una realtà che non viene capita.
Il mite rinuncia alla difesa di se stesso.
Difficile capire come si fa a non difendere se stessi, le proprie idee, la propria verità.
Molto difficile capirlo e molto difficile non farlo.
In questo mondo dove tutti si ergono a giudici di tutti e di tutto, con o senza i titoli per farlo, è raro trovare chi non lo fa.
Ma i miti ci sono e sono anche tanti, per fortuna!
Il ritratto del mite è la parafrasi dell’inno dell’amore di Paolo:
il mite non si gonfia,
è paziente,
è benigno
non è invidioso
non si vanta,
non si gonfia,
non manca di rispetto,
non cerca il suo interesse,
non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell'ingiustizia,
ma si compiace della verità.
Tutto copre,
tutto crede,
tutto spera,
tutto sopporta.
Mai ritratto fu più adeguato per esprimere la mitezza.
La mitezza è quel lasciarsi portare sulle spalle fidandosi di Colui che ti porta dove vuole e dove tu non sai.
La mitezza è quel lasciarsi portare in braccio come un bambino, abbracciati al collo del Papà che cammina con passo sicuro, portandoti dove tu non sai, ma dove non hai paura di andare se hai fiducia in Chi ti porta.
La mitezza è quel ‘’Sì’’ che ti permette di abbandonarti ad una Volontà più grande della tua e più sapiente.
La mitezza è quella rinuncia di sé che ti permette di avere un Bene superiore a te stesso: l’Aiuto Divino.
La mitezza è quel lasciar parlare ‘’lo Spirito che agisce in te’’ e sperare in Lui: non preparatevi né discorsi né difese, sarà lo Spirito a parlare per voi
La mitezza è uno stile di vita, un modo di vivere basato sulla quiete e sulla pace, sulla certezza di avere un Avvocato che ti difende all’occorrenza e senza parcelle da pagare.
Certo, sembra tutto bello, tutto santo, tutto desiderabile, ma sembra anche tutto impossibile, quasi un’ utopia.
Un desiderio e uno stato impossibili da raggiungere.
Impossibili perché essere miti significa dominare quel mondo di emozioni, stati d’animo, impulsi, istinti interiori che troppo facilmente prendono il sopravvento per la forza con cui si impongono e chiedono attenzione, rivendicano i loro diritti a manifestarsi, esigono le loro libertà.
Liberare gli istinti significa lasciar parlare una voce dentro di noi che parla solo al singolare: io!
La mitezza invece parla al plurale: noi, un noi che comprende l’io e Dio, che include, cioè, nel suo parlare, il parlare di Qualcun Altro in sé: sarà lo Spirito a parlare per voi!
Difficile da capire.
Impossibile da realizzare, considerato quanto ci teniamo a quell’io che emerge con forza e spinge a leggere ogni cosa dal proprio punto di vista e a mettere al centro di ogni cosa solo se stessi.
È tanto difficile quanto diffusa la tendenza a riempire ogni cosa di sé, senza lasciare spazi o margini d’intervento da parte di altri.
La mitezza non è rinuncia, ma pazienza.
La mitezza non è debolezza, ma la forza di amare anche chi non ti ama.
La mitezza non è fuga dalle responsabilità, ma una più accentuata responsabilità verso se stessi e verso gli altri.
Risultati immagini per gesù buon pastore immaginiLa mitezza non è paura, non è sottomissione, non è schiavitù da una debolezza di cui non ci si sa liberare: la mitezza è la giustificazione degli altri e la comprensione di atteggiamenti diversi che richiedono tempi più lunghi per maturare.
La mitezza è quel saper pronunciare quel Padre Nostro con le parole e con il cuore e dire: fa’ tu!
Pensaci tu. Io verrò con Te , dovunque Tu vorrai senza timore se sarai Tu a guidarmi.
La mitezza scaturisce da un incontro e dalla consapevolezza che il nostro essere non è il padrone di ogni cosa e non è la ragione assoluta di ogni cosa, non è il possessore assoluto della verità, ma Verità e Ragione scaturiscono dall’accettazione di un ridimensionamento di se stessi e di un ampliamento dello spazio in cui anche gli altri possono dimorare.

Mitezza è condivisione.
È comprensione.
È partecipazione.
È pazienza.
È dominio di sé.
È quell’Amore che tutto perdona.
Essere miti è difficile, perché la mitezza appartiene a Dio: fate come me che sono mite ed umile di cuore.
Essere miti è difficile.
Forse impossibile.
Ma si può!
Rinunciando un po’ a se stessi.
Includendo un po’ gli altri in se stessi.
Tendendo un po’ la mano verso l’alto.
Avendo il coraggio di chiedere aiuto a chi TUTTO PUO’!
LA MITEZZA NON E’ MERITO NOSTRO… MA UN DONO GRATUITO ED IMMERITATO CHE VIENE DALL’ALTO, QUANDO E COME TU NON SAI!
UN DONO D’AMORE PERCHE’ TU POSSA FARTI… AMORE!

giovedì 2 febbraio 2017


MARIA REGINA DELLA PACE

    MEDJUGORJE


Messaggio a Mirjana del 2 febbraio 2017


“Cari figli, voi che cercate di presentare a mio Figlio ogni giorno della vostra vita,
 voi che provate a vivere con lui, 
voi che pregate e vi sacrificate, 
voi siete la speranza in questo mondo inquieto. 
Voi siete i raggi della luce di mio Figlio, 
un vangelo vivente, e siete i miei cari apostoli dell’amore. 
Mio Figlio è con voi.
Egli è con coloro che pensano a lui, che pregano.
 Allo stesso modo, però, egli aspetta pazientemente quelli che non lo conoscono.
Perciò voi, apostoli del mio amore, pregate col cuore 
e mostrate con le opere l’amore di mio Figlio. 
Questa è l’unica speranza per voi,
ed anche la sola via verso la vita eterna.
 Io, come Madre, io sono qui con voi. 
Le vostre preghiere rivolte a me
 sono per me le più belle rose d’amore. 
Non posso non essere là dove sento profumo di rose. 

C’è speranza! Vi ringrazio”.

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mercoledì 1 febbraio 2017


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COME UNA CLESSIDRA


Se c’è un anelito che accomuna gli uomini di tutte le razze, le generazioni, le popolazioni e di tutti i tempi fra di loro è il desiderio di incontrare Dio, quella sommersa nostalgia di Dio che ci inquieta, ci mette in crisi, ci crea un bisogno così profondo da farci star male, perché si avverte un’Assenza importante nella propria vita che non si riesce a colmare in nessun modo
L’incontro con Dio è lo scopo della nostra vita terrena ed è anche il legame interiore che ci unisce agli altri.
Un filo sottile, quasi invisibile, appena percettibile, un desiderio così profondo, ma allo stesso tempo così vivo e forte che non puoi non sentirlo, non esserne cosciente.
Invisibile, sottile, quasi impercettibile… eppure c’è ed è realissimo.
Lo sanno tutti.
Lo sappiamo tutti.
Nonostante i nostri sforzi di ignorarlo.
Nonostante le assurde e paradossali negazioni da parte di tanti.
Quante volte abbiamo sentito questa frase da atei convinti: se avessi la fede anch’io!
Quanti atei dichiarati e convinti avrebbero voluto avere il dono della fede, lo dicono con rammarico, con rassegnazione, ma allo stesso tempo con quell’anelito di sottofondo che ci conferma ciò che loro non vogliono accettare: Dio è in tutti e ha dato il dono della fede a tutti, non fa parzialità Lui, non nega la gioia di incontrarlo a nessuno… chi non riesce a incontrarlo è solo perché … non vuole, non perché non può!
Incontrare Dio è dunque il nostro principale bisogno.
Incontrare Dio si può.
Direi anche che … si deve, altrimenti la nostra vita sarà stata vana, senza senso, inutile oserei dire!
Pensando a questo nostro bisogno di incontrare Colui che ci ha creati, mi veniva in mente un’immagine: una clessidra!
A ben pensarci, il nostro incontro con il Signore può essere rappresentata come una  clessidra.
La clessidra, quest’ orologio ad acqua o a sabbia, formato da due vasi conici comunicanti fra loro per i vertici, costituiva anticamente la misura del tempo; usata spesso come simbolo del fluire del tempo, della caducità della vita umana e quindi anche della morte.
Io vorrei aggiungere anche come simbolo del rapporto fra l’uomo e Dio e vi spiego perché…

Se la guardiamo bene, essa è composta da due contenitori di vetro a forma di imbuti capovolti l’uno sull’altro.
Risultati immagini per clessidra immaginiLa parte bassa ha una base inferiore molto larga che gradualmente si restringe fino a ridursi ad un puntino, un forellino da dove possono passare solo pochissimi granellini di sabbia per volta, scanditi dal tempo, anzi… a scandire il tempo.
La parte alta ha la base superiore molto larga e a sua volta si restringe gradualmente verso il basso fino a ridursi anch’essa a un forellino della stessa misura di quello che viene dal basso, fino a coincidere, a combaciare perfettamente con esso e a formare, in quel punto,  un unico canale da dove far passare minuscoli granellini di sabbia che dall’alto scendono verso il basso.
Anche il nostro incontro con Dio avviene con le stesse modalità. Esattamente le stesse.
Vediamole insieme…
Dio che è grande e immenso nella sua Onnipotenza ed Onniscienza si fa piccolo piccolo, fino ad incarnarsi nel corpo di un piccolo Bambino.
Risultati immagini per clessidra immaginiDio, Essere Divino,  si umilia a tal punto da farsi piccolo per incontrare noi in un punto preciso, in un momento preciso, dall’altra parte del cielo; l’uomo, creatura terrena, con il  suo io eutrofico occupa molto spazio, riempie ogni cosa di sé, si allarga a dismisura in questo spazio terreno, la sua persona di fa così ampia da non lasciare più spazio per niente e per nessuno.
Diventa impossibile entrare in contatto con queste persone, perché non ci sono spazi disponibili, non c’è spazio per gli altri, pieni come si è solo di se stessi.
La base inferiore larga della clessidra rappresenta proprio questo stato dell’uomo, questo suo volersi allargare in forme concentriche ed orizzontali mettendo se stesso al centro di tutto; così stando le cose,  l’uomo non si eleverà mai dalla terra, resterà legato alla materia e non potrà mai raggiungere il suo Creatore che pure è sceso per incontrare lui.
Risultati immagini per clessidra immaginiDio, da parte sua, ha preso l’iniziativa ed è sceso sulla terra, si è incarnato in un corpo, bussa alla porta del cuore di ciascuno di noi, aspettando il nostro consenso, la nostra libera adesione, la nostra spontanea disponibilità… Dio ha fatto la sua parte.
Anche l’uomo deve fare la sua parte; per incontrare Dio  è necessario prima di tutto avere un desiderio grande di Lui, un desiderio talmente grande da trasformarsi in ‘’fuoco’’ che brucia, anzi in fuoco che arde ma non brucia, non distrugge ma crea; l’accensione del desiderio porta a sollevarsi, ad innalzarsi verso l’alto, a sollevarsi dal materialismo e dal modernismo, che sono zavorre che trattengono in basso,  per raggiungere sfere un po’ più alte.
Solo se l’uomo ascolta l’anelito del suo cuore, alza lo sguardo e tende la sua mano per afferrare quella di Chi sta dall’ altra parte e riesce ad afferrarla… allora quell’incontro sarà realtà.
Per tutti!
Sarà la nostra realtà. Sarà la concretizzazione del nostro sogno.
La concretizzazione di un bisogno inestinguibile.
Ma quale strada deve seguire l’uomo per salire verso l’alto?
Risultati immagini per clessidra immaginiOsserviamo quell’imbuto capovolto della clessidra che da una base larga si restringe fino a diventare un forellino.
Questa immagine ci dice che l’uomo, se vuole elevarsi verso l’alto, deve, man mano, restringere il suo io e farsi sempre più piccolo, sempre più piccolo, fino ad eliminare tutto quell’apparato, quel substrato, quelle sovrastrutture che ingigantiscono il suo io riempiendolo di cose non necessarie, non significative; svuotandosi cioè di quella boria, di quell’orgoglio, di quella superbia che lo fanno sentire onnipotente, per  ridursi, finalmente all’essenziale, per riprendere, cioè, finalmente, il suo giusto spazio e vivere ogni cosa nel loro giusto rapporto :-Beati i miti, i puri di cuori…
-  Beati gli umili, i piccoli - ci dice anche Maria - fatevi piccoli se volete essere  grandi davanti a Dio.-
Ecco la strada: smantellare quell’architettura di sovrabbondanza di Io che lo pone al centro del mondo, per poter trovare quel Centro che combacia perfettamente con quell’altro Centro che scende dall’alto.
Se l’uomo diminuisce, elimina tutto ciò che è superfluo, gli resterà solo il centro del suo essere.
Quel centro occupa uno spazio ridottissimo, ridotto com’è adesso all’essenziale; smantellate, dunque,tutte le architravi, ridotto al cuore della sua natura, lo spazio che viene così ad occupare corrisponde perfettamente a quella piccolezza a cui Dio ha voluto ridursi per incontrare l’uomo.
Ora i due forellini coincidono nel centro: Dio si è fatto piccolo piccolo; l’uomo si è fatto piccolo piccolo, le misure corrispondono, l’incontro può avvenire, i forellini coincidono, si toccano nella loro parte più intima,  il foro dell’uno è ora un tutt’uno con quello dell’Altro; c’è un punto in cui i due diventano una cosa sola, un punto in cui l’uomo si fonde con Dio e la sua mano stringe quella di Dio: l’incontro è avvenuto, il contatto c’è stato.
Ma non basta.
Quel punto in cui il Creatore incontra la creatura non è uno spazio chiuso, ma un forellino, un canale da dove scendono i granellini scanditi dal tempo; da quel canale, che collega perfettamente il basso con l’alto, scende la Grazia, come acqua, come vento, come fuoco, come respiro!
La Grazia di Dio scende nell’uomo che si è fatto piccolo per incontrare l’Onnipotente e quella Grazia adesso rende davvero grande quell’uomo che ha rinunciato alla grandezza offertagli dal mondo; la sua vera grandezza l’ha realizzata grazie alla sua piccolezza.
Risultati immagini per clessidra immaginiSolo adesso comprende che per essere grandi occorre farsi piccoli.
Solo ora capisce lo scandalo dell’Incarnazione, lo scandalo della Croce
Solo adesso capisce l’amore grande di Dio per l’uomo: un amore che lo ha portato a spogliarsi della sua Divinità per prendere la povertà della carne… per poter incontrare l’uomo.
Ora capisce quell’anelito profondo che lo lacerava e che non riusciva a definire: incontrare Dio.
Ora capisce che l’incontro avviene solo a certe condizioni.
L’incontro avviene se entrambe le parti desiderano incontrarsi; ma soprattutto se entrambe le parti si fanno piccole piccole: Dio nella sua Divinità, l’uomo nella sua egocentricità.
Un Dio piccolo non è un piccolo Dio, non perde niente della sua Divinità, ma l’amplifica nell’Amore che questo gesto comporta.
Un uomo piccolo non è un piccolo uomo, un uomo di serie B, un uomo invisibile, ma un uomo che ha imparato ad amare, in maniera illimitata e ad ogni condizione.
L’incontro può avvenire solo su un terreno comune: l’Amore!
Dio ama tanto l’uomo da farsi tanto piccolo.
Se l’uomo ama tanto Dio da farsi tanto piccolo… allora l’incontro avverrà e non mancherà.
Certo, non facilmente, non senza dolore, non senza sacrifici, senza rinunce, senza disprezzi, senza mortificazioni… non viene risparmiato niente a chi intraprende questo cammino: la strada si fa sempre più stretta, sempre più in salita, sempre più insidiosa, sempre più lontana… ma lui lo sa, ne è sicuro, che al termine quell’incontro ci sarà e darà senso a tutto quello che è stato, a tutto quello che si è sopportato.
L’Amore è il Luogo d’incontro per eccellenza in cui il Creatore incontra la creatura nella sua intimità e gli si fa intimo fino a condividerne la stanchezza e il pianto, il dolore e la fatica.

Ecco, quest’incontro è come una clessidra, la cui unica caratteristica ‘’anomala’’ è che non può essere ribaltata per rimettere indietro il tempo.
È sempre Dio dall’alto che scende ed è sempre l’uomo dal basso che sale.
Ma anche se la clessidra non può essere ribaltata, ciò non toglie lo scorrimento continuo della Grazia, sempre nuova, sempre fresca, sempre potente, fiume d’acqua viva che rinnova e rigenera e dà vita.
Non serve invertire la direzione, perché l’uomo perennemente proteso verso l’alto riceve grazia su grazia, come un fiume in piena, senza interruzioni, senza limitazioni.
La fonte della Grazia non inverte la rotta, scorre e scorre… inesauribile… all’Infinito… per l’Eternità.
L’incontro dunque è possibile a tutti.
La strada è stata indicata a tutti.
Il desiderio è in tutti.
La possibilità è stata data a tutti, senza distinzioni o preferenze!
Basta provarci…
Le difficoltà maggiori o minori dipendono da quanto il nostro io è disposto a spogliarsi del suo egoismo egocentrico.
La scelta è solo nostra.
La decisione è solo nostra.
La possibilità è in noi.
La volontà.
La volontà è il segreto.
Signore, voglio incontrarti!
Ed il Signore è lì, pronto, con la Mano tesa e ti aspetta.
Aspetta proprio te.
Te, così come sei.
Per Lui sei prezioso.

E Lui… è prezioso per te?