FAME DI MISTERO
Forse poche, pochissime altre
cose come il Natale è così antico da farsi sempre nuovo, ancora dopo Duemila
anni è un evento, un mistero tutto da scoprire, tutto da capire, tutto da
contemplare, un mistero talmente grande che credo che il corso dei secoli
passati e di quelli a venire non basteranno per comprenderlo tutto, ci sarà
sempre qualcos’ altro da capire, qualcos’altro da cogliere.
Dalla notte dei tempi, tanti sono
stati coloro che ne hanno commentato un aspetto, un elemento, una parola, un
protagonista, possiamo dire che il Natale è stato esaminato in lungo e in
largo, in ampiezza e in profondità, in tutti i suoi aspetti umani e divini,
antropologici, culturali e spirituali, geografici, astronomici, storici,
filosofici, sociologici… non credo che ci sia ancora un aspetto non preso in
considerazione: eppure… eppure lo stupore che provoca questo Bambino che nasce
in una mangiatoia è talmente grande che niente e nessuno potrà mai esaurire la
grandezza del mistero che porta in sé!
Ciò detto, le domande da porsi a
questo punto sono queste:
di fronte all’eccezionalità di un simile Mistero, come si pone il mondo
di oggi?
Con quali occhi si contempla tale Evento?
Con quale cuore si accoglie una siffatta Grazia?
Il Cielo che si apre alla Terra cosa suscita nelle generazioni di questo
Millennio?
Di quale stupore si è capaci oggi?
O meglio dire: si è ancora oggi capaci di stupirsi?
Sì, sono tante le domande.
Ma se anche le domande sono
tante, la risposta è una sola per tutte e dappertutto…
Oggi il Natale, purtroppo, lo
sappiamo, è solo uno strumento nelle mani del Commercio.
Ci sono scene a Natale che sono,
a dir poco, obbrobriose per come vengono allestite ed ancor più vergognose sono se pensiamo che a metterle in
atto sono dei cristiani, dei battezzati!
Magari le stesse persone che poi
vanno alla Messa di mezzanotte quasi per convincersi di aver fatto il proprio
dovere da buoni cristiani!
In questa società
scristianizzata, essere cristiani non solo non è più un valore, ma è diventato
quasi un peso, un marchio che ci si
trova appiccicato addosso per puro caso o per volere di altri, di cui non si è
mai compreso né il senso né il valore.
Un timbro sbiadito e insignificante che non dice più niente a nessuno.
A Natale, dicevo, più che in qualsiasi
altro momento dell’anno, è possibile trovare e vedere di tutto… come quel
presepe in un Centro Commerciale, messo su una pedana, delle bellissime statue
a media altezza, circondato da ogni tipo di biscotti e dolci artigianali, in
bella mostra tutti intorno, ma non come doni portati a Gesù, ma come prodotti
da acquistare a prezzi ‘’lievitati’’ perché prodotti artigianali.
Mi ha fatto orrore questa scena:
i pastori, poveri tra poveri, portarono i loro doni a Gesù, i loro poveri ed
umili doni al Re dei re, e in cambio ricevettero il dono più grande ed immaginabile
per un uomo che è quello di un cuore grande capace di accogliere e di amare.
Oggi, invece, noi che facciamo?
Commercializziamo il senso del
Natale, facciamo diventare Gesù Bambino quasi un ‘’venditore porta a porta
d’eccezione’’, da Colui che riceve i doni è diventato Colui che contribuisce
alla vendita dei doni, quasi che la
Sua Presenza sia quel valore aggiunto che attira il cliente e la spinge a
comprare.
Passando vicino a quel presepe,
mi sono accorta che quel Bambino nella mangiatoia scompariva dinanzi alla
distesa di biscotti di ogni genere che gli era posta intorno, lo sguardo perso
in quella tavolata di dolci faceva fatica a volgersi verso il suo bel viso; in
primo piano c’erano le offerte eccezionali, solo per Natale, dei dolci della
tradizione del luogo, appositamente preparati … per il Natale di Gesù!
Pensate di fronte a quale
paradosso ci troviamo: i dolci preparati per la nascita di Gesù, diventano più
importanti di Gesù stesso che nasce!
Dei semplici biscotti, acqua e
farina e una spolveratina di zucchero a velo… hanno rubato lo stupore del
Natale!
Tutto lo stupore di cui siamo
capaci si concentra intorno a dei futili biscottini!
Lo stupore sta tutto
nell’immaginare la croccantezza, la dolcezza, la gustosità, la deliziosità di
un sapore… di un biscotto tipico della cucina dei nonni, di quando la povertà
costringeva ad usare ingredienti essenziali e pochi artifizi gastronomici,
lasciando in primo piano la semplicità di un biscotto casalingo quale
conseguenza della povertà vissuta!
Oggi, quel biscotto, nato dalla
povertà e dalla miseria, è diventato ricchezza che supera il benessere
quotidiano e diventa motivo di stupore… quel Bambinello nella capanna sollecita
meno stupore di un ‘’povero biscotto casalingo’’!
Così mentre saziamo i nostri
sensi con gusti, sapori e aromi di ogni genere, lasciamo completamente a
digiuno lo spirito con la sua fame di mistero!
Sì, è davvero difficile poter cogliere
con il cuore il Mistero del Natale, quando i sensi sono così intensamente
stuzzicati e provocati!
Il commercio ha ormai
oltrepassato ogni limite di buon senso e di buon gusto, ha ridotto tutto a
strumento di ricchezza che si trasforma poi in potere… parlare di sdegno per tutto
questo potrebbe sembrare per qualcuno (o per molti, chissà!) esagerato… ormai
funziona così, la normalità è questa, perché scandalizzarsi per un Gesù Bambino
che invece di ricevere doni… vende biscotti: è questione di modernità, i tempi
cambiano, le esigenze anche… che c’è di male nell’usare il Natale per vendere
qualcosa in più, si deve pur vivere e vive meglio chi sa meglio organizzarsi
per … vendere… magari chiedendo o
prendendo in prestito anche una mano da Gesù Bambino… Gesù Bambino, si sa, è
tanto buono che non nega il suo aiuto a nessuno… nemmeno a commercianti che
strumentalizzano il Mistero della Sua Nascita!
Ecco, se volessimo individuare
una differenza tra il Primo Natale e il nostro ultimo Natale non potremmo dire
che questo: nel primo, chi non aveva niente ha dato tutto, nel secondo chi ha tutto,
continua a prendere tutto senza dare niente a nessuno!
Quei doni intorno a Gesù non erano
lì per Lui, ma erano lì per saziare la nostra ingordigia, la nostra insaziabile
cupidigia, la nostra vergognosa fede fatta di dolci, biscotti, regali e tanti
malcontenti perché non si è ricevuto il regalo che ci si aspettava!
Fa male un Natale così!
Fa male perché senti la freddezza
e il gelo non di quella notte di Mistero, ma dei nostri cuori avvolti in
caldissimi maglioni e privi di un solo battito di vita!
Cuori gelidi più della tormenta
di vento e neve che ha trasformata, in questi ultimi giorni, l’intera Europa in
un’unica lastra di ghiaccio!
Se potessimo vedere i nostri
cuori con gli occhi di Dio, lo scenario non cambierebbe: un’immensa coltre di
ghiaccio in cui i nostri cuori sono ibernati per un risveglio, chissà, nei
secoli a venire!
Viene da chiedersi, a questo
punto, se, nonostante i secoli passati, le parole dette e scritte, la
consapevolezza sviluppata, la cultura acquisita … se abbiamo mai veramente capito
il senso del Natale?
Se volessimo cominciare dalla
domanda-base, quella più semplice e più ovvia: che cos’è il Natale?, potremmo dire che in sostanza il Natale è semplicemente
questo: un Dio che si fa Bambino e viene
a nascere in una mangiatoia, tra l’indifferenza dei ricchi e lo stupore dei
poveri!
Questa verità sembra ormai
acquisita e scontata tanto da diventare ‘’una frase fatta’’ cioè vuota,
ripetuta e ascoltata tante volte al punto da diventare ormai inflazionata,
insignificante, obsoleta, come ogni software dopo sei mesi d’uso.
Riuscire ancora a cogliere l’eccezionalità di quest’evento è oggi
impossibile; se ad emergere è solo la sensorialità, a farne le spese sono i
sentimenti, il senso della meraviglia, l’incanto di un Mistero che non suscita
più quel bisogno di capire, di oltrepassare il legno di quelle statue, di far
scomparire le luci abbaglianti che impressionano gli occhi e lasciare emergere
con tutta la sua potenza quella luce
fioca che illumina una stalla riscaldata appena dal fiato di un bue e un
asinello… in cui risplende la Luce dell’Eterno!
Se provassimo ad evidenziare le
parole che fanno-il-Natale, diremmo
che sono queste: Dio-Bambino-mangiatoia-ricchi-poveri
Dio.
È il Protagonista Assoluto del
Natale, l’Eterno che si fa mortale, il Creatore che si fa creatura, l’Innocente
che si fa peccato, l’Amore che viene per essere odiato ed ucciso!
Bambino.
Un Bambino è l’essere più innocente,
più indifeso, più innocuo, più tenero, più dolce, più sconcertante, più
disarmante che ci sia. Un Bambino, però, che fa paura ai potenti.
Mangiatoia.
Una mangiatoia è un luogo quanto mai insolito
dove nascere; ma se ci pensiamo bene, in questo caso non è poi così tanto
strano quel luogo scelto da Dio per nascere tra gli uomini: nella mangiatoia si
mette il cibo per qualcuno che ha fame, la mangiatoia è un contenitore di cibo;
dirà un giorno quel Dio-Bambino nato in una mangiatoia: Io sono il Pane disceso dal Cielo, Io sono il vero Cibo, chi mangia di
me non avrà più fame!
Mangiatoia,
in realtà, viene da ‘’mangiare’’: Dio
che si fa Carne-Pane per essere
mangiato da noi, perché potessimo un giorno essere come Lui.
In quella mangiatoia è anticipato il senso della sua missione, la Pasqua stessa: farsi Cibo per noi, per i peccatori, per noi che non siamo delle bestie come il bue e l’asinello, perché siamo ad immagine e somiglianza di Dio, ma che viviamo come se fossimo bestie, viviamo di istinti, di sensi, di passioni, dimenticando completamente di avere un’anima e uno spirito che ci differenzia sostanzialmente da loro.
L’anima immortale infusa negli
uomini fa la differenza fra l’uomo e le bestie, ma se l’uomo non crede in
questo, il suo vivere diventa simile a quello delle bestie.
Così quando Dio viene, gli
animali lo accolgono perché riconoscono in Lui il Creatore e lo adorano nella
loro semplicità, mentre gli uomini, nella loro presunzione e superbia, non lo
accolgono e lo rifiutano prima e dopo la nascita.
.
Ricchi
Tra i protagonisti di questo
Evento così misterioso ci sono anche i ricchi, diverse specie di ricchi: ci
sono i Magi che si mettono in cammino da lontano, senza sapere dove andranno,
seguendo una Stella apparsa all’orizzonte e che invita semplicemente ad andare.
I Magi sono ricchi che si mettono
in viaggio per un luogo sconosciuto per adorare il Re dei re.
perché non hanno posto e non
sanno che in quella notte di mistero molte cose sarebbero cambiate.
Ci sono i ricchi, poi, che
scatenano una delle più grande stragi di tutti i tempi: la strage degli Innocenti.
Una strage incomprensibile. Devastante.
Straziante.
Il sangue di tanti Innocenti ha
preparato la strada per il Sangue dell’Innocente.
Perché ogni colpa sia lavata nel
Sangue Innocente dell’Agnello e ogni cosa venga restaurata nella Luce e tutto
risplenda come nel Mattino della Prima Creazione.
Poveri.
La povertà è il segno distintivo
di tutta la vita terrena di Cristo, in contrapposizione alla regalità eterna
che porta in Sè: Lui che è Re Eterno si
è fatto povero sulla Terra a dirci che la vera ricchezza non va accumulata su
questo mondo, ma nell’altro.
La povertà terrena di Cristo ci
conferma che i veri Beni e la vera Felicità non sono di questo mondo e che
l’attaccamento alla vita mondana ci allontana dalla Vita Eterna, perché i due
mondi sono incompatibili: o la ricchezza mondana o la ricchezza divina, non si
possono servire due padroni, ma dov’è il tuo tesoro là sarà anche il tuo cuore.
Il Signore ha amato in modo
particolare i poveri, perché il loro cuore è libero da ogni attaccamento
terreno, vi è quindi spazio per Dio e per la Sua Grazia.
Nel cuore invece di chi ha tante
ricchezze non vi è spazio per nessun altro se non per se stessi e per le
proprie ricchezze.
Il cuore del povero è aperto
all’Amore di Dio, il cuore del ricco si chiude all’Amore di Dio per contemplare
solo se stesso.
I pastori che contemplarono Dio
nella grotta a Betlemme portarono il loro cuore prima ancora che i loro poveri
doni, ma sia quei cuori che quei doni furono tanto a Lui graditi perché pieni
di amore e ricchi di fede.
Ancora oggi quanta povertà in
questo mondo, ma soprattutto quanta povertà nei nostri cuori.
La vera povertà oggi è la miseria
che abbonda nei cuori, è la vanità che svuota i cuori, è l’orgoglio che fa
inerpicare i cuori su roveti e specchi e vivere del proprio riflesso; è la
superbia di sentirsi pari o superiori a Cristo; l’invidia per i beni altrui; la
gelosia della felicità altrui.
La povertà oggi si veste di panni
regali ed abita nel buio dei nostri cuori, illudendosi così di abbagliare gli
occhi del mondo e potersi nascondere agli occhi di Dio.
Alla ricchezza esteriore
ostentata si accompagna sempre l’aridità e la sterilità del cuore, perché chi
ama solo se stesso e i suoi beni non potrà mai gustare i Beni Superiori che ci
vengono da Dio.
Ma la povertà oggi ha anche un
altro volto: quello dei bambini che vivono abbandonati nelle periferie delle grandi città,
nelle discariche ai bordi delle strade, nei ghetti ai confini dei centri urbani, fra
roditori e scarafaggi, fra pietre e polvere,
fra stracci e lacrime di fame.
I poveri di oggi sono il rifiuto
della società, lo scarto, come usa dire papa Francesco, tutto ciò che è un peso
per la società industrializzata e imbarbarita del nostro tempo.
E Gesù sceglie di nascere proprio
come loro, solidale nel suo amore con gli ultimi del mondo!
Forse la parola che più
identifica il Natale è proprio questa
‘’ULTIMI’’.
Il Natale è la festa degli
ultimi, la vittoria degli ultimi, il riscatto degli ultimi, la benedizione
degli ultimi e per gli ultimi, perché gli ultimi della Terra sono stati i primi
a cui il Cielo si è rivelato e a loro per primi ha affidato l’annuncio della
Buona Novella.
Il paradosso del Natale è proprio
questo: il Natale esalta gli ultimi e mette in ginocchio i ricchi!
A quei tempi, i pastori non erano
considerati parte integrante del popolo, erano gli erranti, coloro che stavano
sempre fuori dalle mura, lontani dalla vita cittadina, erano considerati forestieri,
perché la loro vita si svolgeva sotto una tenda, una dimora mobile che non
aveva una sede, un’identità cittadina; era il popolo senza radici, un popolo
vagante, nomade ma soprattutto sconosciuto, nessuno si occupava di loro, erano considerati
gli ultimi, popolo di nessuno.
Ecco che gli angeli si rivolgono per
prima proprio a loro: gli ultimi che diventano i primi!!!
‘’Gloria a Dio nell’alto dei cieli – cantavano gli angeli - e pace in terra agli uomini di buona volontà, andate… è nato un Bambino
in una mangiatoia, andate… voi per primi ad adorare l’Emmanuele, il
Dio-con-noi… ‘’
Ed essi andarono e portarono il loro
latte… perché Dio aveva bisogno del loro latte e dei loro cuori.
Ecco il grande mistero: gli
ultimi diventano i primi, passano davanti a tutti coloro che si erano sempre
considerati primi, migliori e degni!
Dice Maria,
nell’apparizione a Medjugorje, del 2 Gennaio scorso: ‘’Apostoli miei, seguite la sua Luce. Farlo non è facile: dovete essere
piccoli, dovete farvi più piccoli degli altri e, con l’aiuto della fede,
riempirvi del suo amore. Senza fede, nessun uomo sulla terra può vivere
un’esperienza miracolosa.’’
Ecco, fatevi piccoli, più piccoli
dei piccoli, più piccoli di tutti… che tradotto potrebbe anche significare:
fatevi piccoli come i pastori che seguirono la luce per trovare la Luce!
Sembra proprio che Maria, dopo
Duemila anni e più voglia riportarci a quell’esperienza ‘’unica e irripetibile’’
che vissero i pastori: senza fede nessun uomo sulla terra può vivere
un’esperienza miracolosa!
E quale miracolo più grande è la
nascita di Dio sulla Terra?!
Quale notte più miracolosa è mai
accaduta sulla Terra?!
Notte di mistero! Notte di
miracoli!
Il Cielo che scende sulla Terra,
il Cielo che viene incontro all’uomo, che viene per amore, per la sua salvezza,
né per punire né per giudicare, ma per amare ed essere amato.
Ecco, ci dice Maria, oggi, in
questo tempo, in questo secolo, in questo Millennio: fatevi piccoli come i
pastori, piccoli agli occhi del mondo per essere grandi agli occhi di Dio,
ma soprattutto abbiate fede, una fede
grande in quel Piccolo Bambino, perché solo con una grande fede potete vivere
l’evento miracoloso del Natale, solo riempiendo il vostro cuore del suo amore
potete vivere la Gioia dei pastori di quella notte!
Sembra quasi che Maria voglia con
la forza dell’Amore insegnarci la via giusta per incontrare anche noi Gesù
lungo il nostro cammino, nel deserto del mondo: essere piccoli per permettere
alla fede di farci grandi, solo così nel buio della notte potremo distinguere
la Stella giusta, quella che sola può guidarci alla meta, alla Fonte della Luce
che solo gli occhi ricolmi di fede possono contemplare, solo chi ha il cuore
grande potrà riempirlo di Luce, illuminarsi di Luce, farsi luce per illuminare
il cammino degli altri.
Ma Maria, donna concreta, ci
avverte anche di un’altra cosa: sappiate
che è molto difficile!
Non crediate che sia così facile farsi piccoli, farsi ultimi, farsi
nessuno!
Nessuno vuole essere nessuno!
Certo che lo sappiamo bene quanto
sia difficile farsi piccoli in questo mondo dove ognuno si crede grande e
potente, dove l’egocentrismo straripa, dove la presunzione è senza misura, dove
tutti si ergono a giudici di tutti, dove non ci sono piedistalli sufficienti
per erigere statue e monumenti per gente che crede di essere migliore e
superiore agli altri… quanto è difficile piegarsi, umiliarsi, lasciarsi
maltrattare, lasciarsi insultare, lasciarsi pestare senza reagire, senza
odiare, senza provare rancori, desideri di vendetta, voglia di riscatto… anche
con la violenza se necessario… quanto è difficile farsi piccoli!
Forse è la cosa più difficile in
assoluto!
Il difficile non è diventare
grandi e potenti, ma il farsi piccoli.
È importante, infatti, cogliere
la differenza fra l’essere e il farsi piccoli; non si è piccoli perché
si è nati poveri e si è destinati a restare poveri; ma ci si fa poveri quando si rinuncia volontariamente alle lusinghe
del mondo e si sceglie di restare umili nella sottomissione del cuore alla volontà
di Dio.
Maria questo lo sa, certo che lo
sa, Lei, l’umile serva di Dio e degli uomini; Lei che tante volte è bestemmiata,
disprezzata, tradita dai suoi figli più amati, odiata e maltrattata in mille
modi, mille volte al giorno… eppure Lei, la Tutta Santa, la Piena di Grazia,
non si arrende mai… continua a farsi piccola ed umile e continua a chiamarci
ancora, ad indicarci la Luce vera, a ripeterci il suo Grande Amore per noi, a
portarci l’Amore grande del Padre e del Figlio che lottano per noi, con noi, Loro
che tutto vedono e che mai ci abbandonano.
Maria : modello unico ‘’di santa piccolezza’’,
Lei, povera ed umile, è stata guardata dal Signore: Lei è l’Umiltà che si
prostra ed accetta docilmente la Volontà del Padre e la Vita del Figlio nel suo
grembo verginale; la ricchezza della sua fede la incorona Regina di tutte le
regine, Madre di tutte le madri, Santa di tutti i santi!
Maria ci mostra il suo amore
materno e ci ripete il suo segreto tutte le volte che scende in mezzo a noi:
fatevi piccoli ed allargate il vostro cuore, perché la Luce possa riempirlo
tutto e la Pace possa abitarlo per sempre.
Dio innalza gli umili ed abbassa
i ricchi dunque, da sempre e per sempre.
Maria lo aveva profetato e Suo
Figlio lo ha dimostrato: i pastori diventano i primi, i re sono gli ultimi.
L’Epifania, che ricorda l’arrivo
dei Magi alla grotta, è la festa che chiude il Tempo di Natale: i re venuti da
lontano sono gli ultimi e giunti … si
prostrarono e lo adorarono!
Dio innalza gli umili e mette in
ginocchio i grandi.
I re, prostratisi, adorano il Dio-con-noi in ginocchio, loro che sono
i primi nel mondo, si prostrano ai Suoi Piedi… i Grandi della Terra si mettono
in ginocchio davanti ad un Bambino nato povero e adagiato in una mangiatoia,
riconoscendolo così, davanti a tutto il mondo, come Unico vero Re, il Re dei
re, il Signore che scende fra noi.
I Grandi, dunque, in ginocchio,
di fronte all’Unico Vero Grande!
I Grandi che si fanno ultimi.
I poveri che diventano i primi e
contemplano il Dio-Bambino con i loro occhi vuoti delle cose del mondo, le loro
mani vuote delle ricchezze del mondo, il loro cuore vuoto della presunzione
mondana… la loro fede che si fa grande nella notte dei miracoli, nella notte in
cui un Bambino è venuto ad illuminare le tenebre del mondo.
La grandezza di Dio sta nella sua
straordinaria ed incomprensibile umiltà, per questo solo gli umili, i piccoli
possono comprenderla; quella Sua Umiltà è allo stesso tempo la Sua Ricchezza,
la Sua vera Potenza perché così fa crollare tutti gli idoli, tutti i falsi dei
e i falsi re, tutte le mondanità, tutte le falsi luci, tutta l’apparenza che
inganna la Verità.
Quell’Umiltà distrugge la
Mondanità.
E il Bene vince!
Natale è la Vittoria del Bene che
sconfigge la presunzione del Male.
E già si intravede la Pasqua… la
vittoria della Luce sulle tenebre del Male!
La Luce del Natale, nascosta in
un corpo mortale, vince sulle tenebre del Male che avvolgono il Mondo … così la
Creazione è salva nella Nuova Restaurazione cominciata in una lontana notte di
Duemila anni fa!
E lo stupore per questa Notte di
Mistero ci mette in ginocchio e ci fa dire AMEN… COSI’ SIA!
E
nella nostra povertà riusciamo a percepire la ricchezza di essere FIGLI
DI DIO, FRATELLI E COEREDI DI UN BAMBINO CHE ILLUMINA LE TENEBRE DELLA NOSTRA
VITA E LA RENDE PREZIOSA AI SUOI OCCHI, PUR NELLA FATICA, NEL DOLORE E NEL
DISPREZZO DEL MONDO!
Nessun commento:
Posta un commento