BEATI GLI ARTIGIANI DI MISERICORDIA
Esiste il rischio di una fede “fai da te”: alcuni
usano il nome di Dio per giustificare la violenza, per altri Dio è solo un
“rifugio psicologico”, oppure la fede diventa impermeabile all’amore che spinge
verso i fratelli o si annulla la spinta missionaria. Così il Papa nella
catechesi all’Udienza generale, del 7 settembre scorso, in Piazza San Pietro, alla quale hanno partecipato
oltre 25 mila fedeli provenienti da tutto il mondo.
Francesco ricorda che Gesù è "lo strumento
concreto della misericordia del Padre". Al centro della predicazione di
Gesù c'è in primo luogo la misericordia, non la giustizia.
All’udienza generale, il Papa invita
tutti a convertirsi e
diventare “artigiani di
misericordia” come Santa Teresa di Calcutta. Gesù stesso, infatti, mostra
di essere “lo strumento concreto della misericordia del Padre”.
La catechesi parte dal Vangelo proclamato: Giovanni
Battista manda i suoi discepoli da Gesù per chiedergli se fosse proprio Lui il
Messia. E Gesù risponde con i
segni compiuti: i
ciechi recuperano la
vista, i morti
risuscitano, ai poveri
è annunciata la
Buona Novella. Giovanni non capisce lo stile di Gesù: si trovava in
carcere, soffriva nel buio della cella. E la risposta che Gesù dà ai discepoli
del Battista sembra, a prima vista, non corrispondere alla richiesta di
Giovanni che aspettava il Messia come un giudice che avrebbe finalmente
instaurato il Regno di Dio: “Egli risponde di essere lo strumento concreto della misericordia
del Padre, che a tutti
va incontro portando
la consolazione e la salvezza e in questo modo manifesta il giudizio di
Dio”.
Dio invita i peccatori a ritrovare la strada del
ritorno.
Questo dunque il messaggio che la Chiesa riceve da questo
racconto della vita di Cristo: “Dio non ha mandato il suo Figlio nel mondo per
punire i peccatori né per annientare i malvagi. A loro è invece rivolto
l’invito alla conversione affinché, vedendo i segni della bontà divina, possano
ritrovare la strada del ritorno”.
Giovanni
Battista metteva al
centro della sua
predicazione la giustizia
mentre Gesù si
manifesta come misericordia. I dubbi del suo Precursore anticipano lo sconcerto che Cristo susciterà in seguito con le sue
azioni. Per questo Gesù conclude la sua risposta dicendo che è beato chi non
trova in Lui motivo di scandalo, che significa “ostacolo”. Il rischio per
alcuni di una fede “fai da te”. Ma, nota il Papa, se l’ostacolo a credere sono
soprattutto le “azioni di misericordia” di Gesù , questo significa che si ha
una “falsa immagine” del Messia. “Beati, invece –dice Francesco –coloro che di
fronte ai gesti e alle parole di Gesù, rendono gloria al Padre”. Esiste,
infatti, il rischio per alcuni di ritagliarsi una fede “fai da te”, che riduce
Dio nello spazio
dei propri desideri.
Ma questa non
è vera conversione,
sottolinea Francesco, anzi
impedisce al Signore di provocare
la nostra vita: “Altri riducono Dio a un falso idolo, usano il suo santo nome
per giustificare i propri interessi o addirittura l’odio e la violenza. Per
altri ancora Dio è solo un rifugio psicologico in cui essere rassicurati nei
momenti difficili: si tratta di una fede ripiegata su sé stessa, impermeabile
alla forza dell’amore misericordioso di Gesù che spinge verso i fratelli. Altri
ancora considerano Cristo
solo un buon
maestro di insegnamenti
etici, uno fra
i tanti della
storia. Infine, c’è chi soffoca la fede in un rapporto puramente
intimistico con Gesù, annullando la sua spinta missionaria capace di
trasformare il mondo e la storia”. “Noi cristiani –sottolinea invece Francesco
–crediamo nel Dio di Gesù” e il nostro desiderio è quello di crescere
nell’esperienza viva del suo mistero di amore. Essere “artigiani di
misericordia” come Santa Teresa di Calcutta.
Prima dell’udienza, come di consueto, nel percorrere
con l’auto scoperta Piazza San Pietro, Francesco si ferma per baciare e
abbracciare alcuni bambini.
Al termine della
catechesi, rivolge i
saluti ai fedeli
di diverse lingue
e nazioni. E ribadisce l’invito a diventare “strumenti di misericordia”:
“Domenica scorsa abbiamo celebrato la canonizzazione di Madre Teresa di
Calcutta. Cari giovani, diventate come lei degli artigiani di misericordia;
cari ammalati, sentite la sua vicinanza compassionevole specialmente nell’ora
della croce; e
voi, cari sposi
novelli, siate generosi:
invocatela perché non
manchi mai nelle
famiglie la cura e
l’attenzione per i più deboli”.
di
Debora Domini –Radio Vaticana, giovedì 8 Settembre 2016
Quando la Storia ti fa
dono di persone come ‘’papa Francesco’’
la mediazione dei social e dei media, a volte, rischia di toglierti la certezza della realtà, nel senso che si fa
fatica a credere che possa esistere davvero una persona come lui, reale, in
carne ed ossa: uno come noi, ma diverso da noi; il rischio è sempre quello di
scambiarlo per un protagonista dell’ultima fiction o dei reality di ultima
generazione.
Perché… c’è da
chiedersi!
Perché è raro trovare
chi ha parole di accoglienza per tutti, chi si fa tutto per tutti, chi sa
essere vicino all’altro, uno per uno, pur non conoscendo nessuno di loro; pur
passando in mezzo alle folle, la sua attenzione è sempre rivolta al singolo: al
bambino, all’anziano, all’ammalato, al giovane, alla madre, agli sposi, alle
suore, ai religiosi, ai suoi pastori, al pellegrino giunto da ogni parte del
mondo…
Nel tutto c’è sempre il
singolo: quest’attenzione, quando la vedi, la sai riconoscere e non puoi più negarla,
resti senza parole quando capisci che i giovani sono più cari al papa delle
loro stesse famiglie, che le famiglie sono più care al papa della stessa società a cui appartengono, che i malati sono
più cari al papa più di tutte le strutture socio-assistenziali in cui vengono
curati… capisci che al papa sta a cuore il futuro di questa umanità e che il suo sguardo sulle
generazioni presenti è più reale del nostro che a questa generazione
apparteniamo.
Un figlio può essere
più caro al papa che alla sua stessa madre?
Sì.
Sì, purtroppo è così, ed è un sì che porta
in sé tutta l’amarezza di una consapevolezza che fa male: al papa interessa di
noi, più di quanto a noi interessi di noi stessi e dei nostri stessi figli!
Noi non siamo più al
centro della nostra stessa attenzione, non siamo più proiettati verso il futuro
e il benessere del nostro stesso esistere: al papa interessa il futuro, terreno
e ultraterreno di ciascuno di noi… a noi non più!
È tanto dolce quanto
amara questa consapevolezza!
Ciò che il papa dice nelle udienze del
mercoledì e quello che ha detto ai giovani nell’ultima GMG nessun genitore lo
dice più al proprio figlio.
I suoi sono discorsi
paterni, di apertura, di fiducia, di responsabilità, di risveglio dal torpore
spirituale ma anche sociale in cui i giovani – e la società tutta - vivono; le sue parole sono sempre indicazioni
di una nuova strada, di una nuova
visione della vita che sfugge allo sguardo frettoloso, stressato, indifferente
dei genitori… di tutti quanti noi che formiamo la società del Duemila!
Ecco perché ci si
chiede se papa Francesco esiste davvero: se può esistere mai una persona che si preoccupa dei nostri figli
più degli stessi genitori, che si preoccupa della sofferenza della famiglia più
di quanto non faccia la famiglia stessa verso se stessa…che si preoccupa di noi
più di quanto noi ci preoccupiamo di noi stessi!
Sembra impossibile che
al mondo secolarizzato di oggi possa esistere una persona così: sì, papa Francesco è reale e
sconcerta la sua attenzione paterna verso i figli dispersi di Israele!
Sì, papa Francesco esiste, lo sappiamo bene, non è frutto della fantasia di nessuno, ma solo
dono della Grazia di Dio, un suo dono grande, dono della sua Misericordia
divina e della sua tenerezza paterna.
Un dono speciale per noi di questi tempi, un papa
scelto dallo Spirito per le popolazioni di questo tempo storico.
È un papa dato a noi,
proprio a noi, scelto pensando a noi!
DIO SCEGLIE PENSANDO A NOI!
Lo Spirito ha scelto colui
che per noi è più utile in questo momento, quello che meglio sa farsi carico delle
nostre ferite spirituali, del nostro rifiuto del Bene, delle nostre
ingratitudini, delle nostre lacerazioni morali, del nostro smarrimento sociale
ed affettivo.
Se lo Spirito Santo
soffia dove vuole non vuol dire che soffi a caso: soffia e sceglie la persona
giusta, al momento giusto.
Lo Spirito è Sapienza
non casualità!
Papa Francesco non
nasce da una favola né è la star del momento: è colui che fa da tramite tra Dio
e il suo popolo ed implora la misericordia di Dio per il suo popolo ed insegna
al suo popolo ad essere misericordioso come lo è il Padre Nostro con noi.
Già… LA MISERICORDIA!
La misericordia è il
volto stesso di Dio. Papa Francesco ci sta dipingendo questo volto come un
pittore fa con la sua più grande opera d’arte, una pennellata per volta ed ogni
stesura di colore è un capolavoro d’amore.
Così l’espressione ‘’artigiani della misericordia’’ non è
una bella espressione poetica, ma un tratto essenziale del volto di Dio, la sua
essenza più intima, la sua stessa natura e papa Francesco sembra conoscere ciò
che viene generato nel profondo delle viscere di Dio: L’AMORE nella sua forma più pura, nella sua più alta ed intima
espressione.
La cosa che più
colpisce di papa Francesco è il come lui sappia leggere, contemporaneamente, negli occhi degli uomini e nel cuore di Dio: uno
sguardo orizzontale e verticale nello stesso momento; all’incrocio delle due direzioni, egli coglie
il malessere dell’Umanità e la preoccupazione di Dio per questa Umanità, il suo
Amore, ferito sì da noi, dalla nostra lontananza dalla Sua parola, ma sempre paternamente
ed eternamente teso verso di noi, nonostante tutto.
Papa Francesco è l’espressione
dell’Amore grande di Dio verso il suo popolo.
Il settore dei malati è
sempre pieno di anziani e bambini sofferenti: lui li abbraccia e li saluta uno
per uno, poggiando la loro testa sul suo cuore.
Facendosi carico della
loro sofferenza e del loro bisogno di amore.
Forse … o
necessariamente… dovremmo imparare da
lui: il Signore ci ha affidato il nostro prossimo per fare a lui quello che
vorremmo che gli altri facessero a noi… perché è nel dare che si riceve… Madre Teresa, nuova apostola dell’Amore
misericordioso di Gesù, lo sapeva bene… e l’ha vissuto con tutta se stessa.
Ecco, uomini e donne
come noi… appartenenti a questo secolo come noi… grandi più di noi, perché nel
loro cuore hanno scoperto che c’è una Fonte
inesauribile di Amore che si chiama GESU’!
Presso la FONTE DELL’AMORE c’è un posto per tutti…
ma pare che a nessuno o a pochi interessi!
Grazie, papa Francesco,
per il tuo sì a quella Mano tesa da cui sgorga Amore eterno per ogni creatura
terrena.
Grazie per il tuo continuo
attingere ACQUA presso quella FONTE e spargerla, con generosità,
sulle anime assetate ed aride del nostro
tempo… sulle nostre… sulla mia!
Nessun commento:
Posta un commento