giovedì 8 settembre 2016

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BEATI GLI ARTIGIANI DI MISERICORDIA

Esiste il rischio di una fede “fai da te”: alcuni usano il nome di Dio per giustificare la violenza, per altri Dio è solo un “rifugio psicologico”, oppure la fede diventa impermeabile all’amore che spinge verso i fratelli o si annulla la spinta missionaria. Così il Papa nella catechesi all’Udienza generale, del 7 settembre scorso,  in Piazza San Pietro, alla quale hanno partecipato oltre 25 mila fedeli provenienti da tutto il mondo.
Francesco ricorda che Gesù è "lo strumento concreto della misericordia del Padre". Al centro della predicazione di Gesù c'è in primo luogo la misericordia, non la giustizia.
All’udienza generale, il Papa  invita  tutti  a  convertirsi e  diventare “artigiani di misericordia” come Santa Teresa di Calcutta. Gesù stesso, infatti, mostra di essere “lo strumento concreto della misericordia del Padre”.
La catechesi parte dal Vangelo proclamato: Giovanni Battista manda i suoi discepoli da Gesù per chiedergli se fosse proprio Lui il Messia. E Gesù risponde  con  i  segni  compiuti:  i  ciechi  recuperano  la  vista,  i  morti  risuscitano,  ai  poveri  è  annunciata  la  Buona Novella. Giovanni non capisce lo stile di Gesù: si trovava in carcere, soffriva nel buio della cella. E la risposta che Gesù dà ai discepoli del Battista sembra, a prima vista, non corrispondere alla richiesta di Giovanni che aspettava il Messia come un giudice che avrebbe finalmente instaurato il Regno di Dio: “Egli risponde di essere lo strumento concreto  della  misericordia  del  Padre,  che  a  tutti  va  incontro  portando  la consolazione e la salvezza e in questo modo manifesta il giudizio di Dio”.
Dio invita i peccatori a ritrovare la strada del ritorno.
Questo dunque il messaggio che la Chiesa riceve da questo racconto della vita di Cristo: “Dio non ha mandato il suo Figlio nel mondo per punire i peccatori né per annientare i malvagi. A loro è invece rivolto l’invito alla conversione affinché, vedendo i segni della bontà divina, possano ritrovare la strada  del ritorno”.
Giovanni  Battista  metteva  al  centro  della  sua  predicazione  la  giustizia  mentre  Gesù  si  manifesta  come misericordia.  I dubbi del suo Precursore  anticipano lo sconcerto che  Cristo susciterà in seguito con le sue azioni. Per questo Gesù conclude la sua risposta dicendo che è beato chi non trova in Lui motivo di scandalo, che significa “ostacolo”. Il rischio per alcuni di una fede “fai da te”. Ma, nota il Papa, se l’ostacolo a credere sono soprattutto le “azioni di misericordia” di Gesù , questo significa che si ha una “falsa immagine” del Messia. “Beati, invece –dice Francesco –coloro che di fronte ai gesti e alle parole di Gesù, rendono gloria al Padre”. Esiste, infatti, il rischio per alcuni di ritagliarsi una fede “fai da te”, che riduce Dio  nello  spazio  dei  propri  desideri.  Ma  questa  non  è  vera  conversione,  sottolinea  Francesco,  anzi  impedisce  al Signore di provocare la nostra vita: “Altri riducono Dio a un falso idolo, usano il suo santo nome per giustificare i propri interessi o addirittura l’odio e la violenza. Per altri ancora Dio è solo un rifugio psicologico in cui essere rassicurati nei momenti difficili: si tratta di una fede ripiegata su sé stessa, impermeabile alla forza dell’amore misericordioso di Gesù che spinge verso i fratelli.  Altri  ancora  considerano  Cristo  solo  un  buon  maestro  di  insegnamenti  etici,  uno  fra  i  tanti  della  storia. Infine, c’è chi soffoca la fede in un rapporto puramente intimistico con Gesù, annullando la sua spinta missionaria capace di trasformare il mondo e la storia”. “Noi cristiani –sottolinea invece Francesco –crediamo nel Dio di Gesù” e il nostro desiderio è quello di crescere nell’esperienza viva del suo mistero di amore. Essere “artigiani di misericordia” come Santa Teresa di Calcutta.
Prima dell’udienza, come di consueto, nel percorrere con l’auto scoperta Piazza San Pietro, Francesco si ferma per baciare  e  abbracciare  alcuni  bambini.  Al  termine  della  catechesi,  rivolge  i  saluti  ai  fedeli  di  diverse  lingue  e nazioni. E ribadisce l’invito a diventare “strumenti di misericordia”: “Domenica scorsa abbiamo celebrato la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta. Cari giovani, diventate come lei degli artigiani di misericordia; cari ammalati, sentite la sua vicinanza compassionevole specialmente nell’ora della  croce;  e  voi,  cari  sposi  novelli,  siate  generosi:  invocatela  perché  non  manchi  mai  nelle  famiglie  la  cura  e l’attenzione per i più deboli”.
di Debora Domini –Radio Vaticana, giovedì 8 Settembre 2016

Quando la Storia ti fa dono di persone come ‘’papa Francesco’’ la mediazione dei social e dei media, a volte, rischia di toglierti  la certezza della realtà, nel senso che si fa fatica a credere che possa esistere davvero una persona come lui, reale, in carne ed ossa: uno come noi, ma diverso da noi; il rischio è sempre quello di scambiarlo per un protagonista dell’ultima fiction o dei reality di ultima generazione.
Come se fosse difficile per la nostra mente il credere che persone come lui possano esistere davvero!
Perché… c’è da chiedersi!
Perché è raro trovare chi ha parole di accoglienza per tutti, chi si fa tutto per tutti, chi sa essere vicino all’altro, uno per uno, pur non conoscendo nessuno di loro; pur passando in mezzo alle folle, la sua attenzione è sempre rivolta al singolo: al bambino, all’anziano, all’ammalato, al giovane, alla madre, agli sposi, alle suore, ai religiosi, ai suoi pastori, al pellegrino giunto da ogni parte del mondo…
Nel tutto c’è sempre il singolo: quest’attenzione, quando la vedi, la sai riconoscere e non puoi più negarla, resti senza parole quando capisci che i giovani sono più cari al papa delle loro stesse famiglie, che le famiglie sono più care al papa della stessa  società a cui appartengono, che i malati sono più cari al papa più di tutte le strutture socio-assistenziali in cui vengono curati… capisci che al papa sta a cuore il futuro di questa  umanità e che il suo sguardo sulle generazioni presenti è più reale del nostro che a questa generazione apparteniamo.
Un figlio può essere più caro al papa che alla sua stessa madre?
Sì.
Sì, purtroppo è così, ed è un sì che porta in sé tutta l’amarezza di una consapevolezza che fa male: al papa interessa di noi, più di quanto a noi interessi di noi stessi e dei nostri stessi figli!
Noi non siamo più al centro della nostra stessa attenzione, non siamo più proiettati verso il futuro e il benessere del nostro stesso esistere: al papa interessa il futuro, terreno e ultraterreno di ciascuno di noi… a noi non più!
È tanto dolce quanto amara questa consapevolezza!
 Ciò che il papa dice nelle udienze del mercoledì e quello che ha detto ai giovani nell’ultima GMG nessun genitore lo dice più al proprio figlio.
I suoi sono discorsi paterni, di apertura, di fiducia, di responsabilità, di risveglio dal torpore spirituale ma anche sociale in cui i giovani – e la società tutta -  vivono; le sue parole sono sempre indicazioni di una nuova  strada, di una nuova visione della vita che sfugge allo sguardo frettoloso, stressato, indifferente dei genitori… di tutti quanti noi che formiamo la società del Duemila!
Ecco perché ci si chiede se papa Francesco esiste davvero: se può esistere mai  una persona che si preoccupa dei nostri figli più degli stessi genitori, che si preoccupa della sofferenza della famiglia più di quanto non faccia la famiglia stessa verso se stessa…che si preoccupa di noi più di quanto noi ci preoccupiamo di noi stessi!
Sembra impossibile che al mondo secolarizzato di oggi possa esistere  una persona così: sì, papa Francesco è reale e sconcerta la sua attenzione paterna verso i figli dispersi di Israele!
Sì,  papa Francesco esiste, lo sappiamo bene,  non è frutto della fantasia di nessuno, ma solo dono della Grazia di Dio, un suo dono grande, dono della sua Misericordia divina e della sua tenerezza paterna.
Un dono  speciale per noi di questi tempi, un papa scelto dallo Spirito per le popolazioni di questo tempo storico.
È un papa dato a noi, proprio a noi, scelto pensando a noi!
DIO SCEGLIE PENSANDO A NOI!
Lo Spirito ha scelto colui che per noi è più utile in questo momento, quello che meglio sa farsi carico delle nostre ferite spirituali, del nostro rifiuto del Bene, delle nostre ingratitudini, delle nostre lacerazioni morali, del nostro smarrimento sociale ed affettivo.
Se lo Spirito Santo soffia dove vuole non vuol dire che soffi a caso: soffia e sceglie la persona giusta,  al momento giusto.
Lo Spirito è Sapienza non casualità!
Papa Francesco non nasce da una favola né è la star del momento: è colui che fa da tramite tra Dio e il suo popolo ed implora la misericordia di Dio per il suo popolo ed insegna al suo popolo ad essere misericordioso come lo è il Padre Nostro con noi.
Già… LA MISERICORDIA!
La misericordia è il volto stesso di Dio. Papa Francesco ci sta dipingendo questo volto come un pittore fa con la sua più grande opera d’arte, una pennellata per volta ed ogni stesura di colore è un capolavoro d’amore.
Così l’espressione ‘’artigiani della misericordia’’ non è una bella espressione poetica, ma un tratto essenziale del volto di Dio, la sua essenza più intima, la sua stessa natura e papa Francesco sembra conoscere ciò che viene generato nel profondo delle viscere di Dio: L’AMORE nella sua forma più pura, nella sua più alta ed intima espressione.
La cosa che più colpisce di papa Francesco è il come lui sappia leggere,  contemporaneamente,  negli occhi degli uomini e nel cuore di Dio: uno sguardo orizzontale e verticale nello stesso momento;  all’incrocio delle due direzioni, egli coglie il malessere dell’Umanità e la preoccupazione di Dio per questa Umanità, il suo Amore, ferito sì da noi, dalla nostra lontananza dalla Sua parola, ma sempre paternamente ed eternamente teso verso di noi, nonostante tutto.
Papa Francesco è l’espressione dell’Amore grande di Dio verso il suo popolo.
Il settore dei malati è sempre pieno di anziani e bambini sofferenti: lui li abbraccia e li saluta uno per uno, poggiando la loro testa sul suo cuore.
Facendosi carico della loro sofferenza e del loro bisogno di amore.
Forse … o necessariamente…  dovremmo imparare da lui: il Signore ci ha affidato il nostro prossimo per fare a lui quello che vorremmo che gli altri facessero a noi… perché è nel dare che si riceve… Madre Teresa, nuova apostola dell’Amore misericordioso di Gesù, lo sapeva bene… e l’ha vissuto con tutta se stessa.
Ecco, uomini e donne come noi… appartenenti a questo secolo come noi… grandi più di noi, perché nel loro cuore hanno scoperto che c’è una Fonte inesauribile di Amore  che si chiama GESU’!
Presso la FONTE DELL’AMORE c’è un posto per tutti… ma pare che a nessuno o a pochi interessi!
Grazie, papa Francesco, per il tuo sì a quella Mano tesa da cui sgorga Amore eterno per ogni creatura terrena.

Grazie per il tuo continuo attingere ACQUA presso quella FONTE e spargerla, con generosità, sulle anime assetate  ed aride del nostro tempo… sulle nostre… sulla mia!

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