È
una delle prime cose che si insegna ai bambini quando cominciano a gettare il
loro sguardo sul mondo e sulle principali tappe dell’evoluzione umana e
storico-geografica: la deriva dei
Continenti, cioè quel lento e continuo separarsi dall’unica massa terrestre
di ‘’parti’’ della crosta terrestre
che diventano autonome rispetto alla massa-madre.
Una
deriva è sempre una separazione. Un allontanarsi. Un distaccarsi da un centro.
Un
andare lontano dal cuore.
Se la deriva dei
Continenti ha segnato l’inizio della Storia dell’Umanità, la deriva dei
Sentimenti ne contrassegna, purtroppo, inevitabilmente, la fine.
La
differenza non è cosa da poco.
La
prima deriva ha separato i territori dall’unico centro, ricentrandoli intorno
ad un nuovo centro.
Ogni
Continente ha avviato un suo processo di evoluzione e si è ricentrato intorno a
culture e tradizioni in sintonia con il nuovo territorio di riferimento.
La
seconda deriva, invece, porta ad allontanarsi sempre più dall’ Unico Centro,
che è il Cuore di Cristo, senza ricreare
altri centri di aggregazione; la separazione ha creato lo sfaldamento totale,
la frammentazione più assoluta di quello che era stato il Punto di partenza uguale
per tutti.
La
deriva dei Sentimenti porta alla disgregazione totale dell’interiorità umana,
allo svuotamento del cuore umano, alla negazione dei sentimenti, fino ad offendere
la propria dignità di uomini e donne, nel nome della libertà.
La
deriva dei sentimenti porta l’uomo a mettere se stesso al centro di ogni cosa e
questo non va bene, perché, per natura, l’uomo trova il suo centro solo nel suo
Luogo di provenienza, cioè dal Cuore di Dio. Se l’uomo fa di se stesso il suo
centro vuol dire che fa di sé un dio e fa ruotare tutto intorno a sé.
Megalomania?
Delirio di onnipotenza? Sindrome di onnipresenza?
O
molto più semplicemente ‘’perdita dell’orientamento?’’.
Se
ci si stacca dal Cuore di Dio si diventa isole alla deriva nell’Oceano della
mondanità.
È
una deriva, questa, sulla quale diventa sempre più difficile intervenire, non
per la mancanza di mezzi o di denaro, ma per la non-volontà di intervenire e
per il rifiuto dell’intervento stesso.
Non
si vuole fermare questa deriva!
Anzi,
la deriva è acclamata e osannata!
Chi
spinge sempre più alla deriva è oggi un eroe!
Un
eroismo che è culmine dell’ empietà umana!
Gli
esempi certamente non mancano, anche se diventano sempre più strazianti e
laceranti: rendersi conto di quale fondo si sta toccando e non poter fare
niente per impedirlo è, forse o sicuramente, una delle sofferenze più insopportabili
per un cristiano.
Notizia
del 17 settembre c.a.: in Belgio il
primo caso di eutanasia su un bambino!
La
notizia eccezionale ha avuto solo il sapore aspro e sterile della notizia.
Una
comunicazione tra le altre.
Con
l’aggravante che – si sottolineava nella
cronaca – il minore stesso è stato chiamato ad esprimere il suo eventuale
assenso alla ‘’dolce morte’’.
Del
minore si sa solo l’età: 17 anni, non si sa che male avesse, era sicuramente un
malato terminale; ma ciò che veramente importa sapere è che era una vita umana
a tutti gli effetti e che a questa vita umana il Signore aveva dato un tempo
per vivere e un tempo per morire, un tempo che risiede solo nelle Sue Mani.
Il
nostro può essere un assenso o un dissenso, ma mai una decisione definitiva.
Invece,
pare che la legge degli uomini possa sciogliere anche questo vincolo tra
Creatore e creatura: possiamo accettare di vivere il tempo che ci è stato dato
da vivere e possiamo decidere di accorciare quel tempo scegliendo noi quando
spegnere quella ‘’Luce’’, quel respiro che ci tiene in vita.
Il
tempo del morire sta quindi nelle mani di un fragile, spaventato e sofferente essere
umano al quale viene dato il diritto di sottoscrivere il suo diritto alla morte nel momento in cui lo desideri.
La
domanda di rito è questa: tu che soffri, vuoi
vivere o morire?
Già
nella formulazione della domanda non c’è possibilità di scelta.
Non
si sceglie, ma si accetta di morire perché è l’unica proposta che sembra essere
veramente vantaggiosa: vuoi tu mettere
fine alle tue sofferenze?
Chi
di fronte al dolore, direbbe di no!
Chi
sceglierebbe di soffrire ancora!
I
santi, sì, solo loro. Gli unici eroi del dolore!
Per
tutti gli altri la morte diventa liberazione. Anche per un minore.
Alla
Morte viene così dato il monopolio assoluto sulla vita.
Che
fare: gridare allo scandalo!
Certo
che no!
Gridare
all’obbrobrio, all’indecenza, alla mostruosità umana… no, non serve più ormai;
l’unica conseguenza che si avrebbe è il sentirsi rispondere con prepotente
aggressione che si è contro l’evoluzione, contro il progresso, contro la
Scienza e che dai tabù è ormai tempo di uscire, perchè la Scienza ha finalmente
trovato una risposta adeguata alla sofferenza e al dolore umano ed ha il
diritto di metterla in pratica.
La
sua risposta, ovviamente, è la morte!
Soffri?
Non ce la fai più?
Ti
faccio morire, così non soffri più!
Facile
no!
Sapete
cosa è stato detto al ragazzino l’istante prima di morire?
‘’Ora ti addormenti e
dopo starai meglio!’’.
La
sua vita ha avuto fine in quello stesso istante.
Se
due più due fa quattro… stare meglio, per la Scienza, significa dunque morire!
Una
risposta da manuale, non c’è che dire!
Stare
meglio, per la Scienza, significa uscire da questa vita, così dopo non
esisterai più e il tuo corpo non potrà più soffrire.
E
pensare che ci ha messo millenni e millenni la Scienza per giungere a questa
conclusione!
E
pensare che la medicina è nata perché l’uomo possa sfuggire alla morte, un
tempo anche per motivi banali quali un’infezione, una febbre, una puntura di
insetto, un raffreddore…
Curare
e guarire la vita è stata la priorità deontologica della categoria dei medici
da sempre!
Oggi,
17 settembre 2016, tutto questo è stato ribaltato: oggi, nell’era postmoderna e
post… tutto, la morte è diventata cura!
È
stata chiamata in causa la morte per curare l’incurabile!
Come
a dire ‘’ se non posso farti guarire, posso farti però morire’’, come una
logica conseguenza dell’ingerenza della Scienza sulla vita umana, non il suo
intervento curativo, ma il suo abuso di potere sul tempo della vita, oltre il
limite della natura umana stessa.
Il limite della Scienza è curare per guarire, se
ci riesce, non stabilire i tempi del morire.
Faccio
fatica a pensare che questa sia davvero la nostra realtà!
Ah,
certo non è la più grave, c’è e c’è stato di peggio: l’eutanasia per i disabili
è già stata praticata nel Nord Europa e poi cosa dire dei medici che uccidono i
figli nel grembo delle madri!
Figli
sani. Figli disabili. Figli malati. Senza più distinzione. Figli. Soltanto
figli!
La
medicina ha tradito la sua stessa natura! Ha tradito la sua stessa ragion d’essere!
Nata
per restituire alla vita, adesso garantisce la morte!
Un
traguardo encomiabile, non c’è che dire!
Non
c’è che di esserne orgogliosi!
Ah,
sicuramente mi si verrà a dire che sono oscurantista, non sono progressista,
non sono competente… tutto quello che volete… resta una verità, però, sotto gli
occhi del mondo intero: il 17 settembre la medicina ha scelto la morte come sua
complice nel momento in cui si è resa conto di non poter intervenire oltre un
certo limite.
La
malattia ha sconfitto la Scienza, dimostrando tutto il suo potere sulla vita.
La
Scienza non ha accettato lo scacco matto e pur di impedire alla malattia di
fare il suo legittimo corso l’ha preceduta, dando la morte prima che essa giungesse
secondo natura.
Capite
quello che ci succede intorno!
Capite
cosa ci fanno passare per progresso!
Capite
come ci rubano la speranza, prima in questo mondo e poi anche nell’altro!
Capite
come ci ingannano con le prosopopee sul progresso scientifico e sulla ‘’dolce
morte’’?
Capite come la Scienza ci sta rubando l'Umanità?
Non posso darti la vita, allora ti dò la morte!
Capite
verso quale deriva ci stanno portando queste scelte obbrobriose! Disumane!
No,
forse non lo capiamo abbastanza, non vogliamo capirlo per niente!
In fondo ci
sta bene così!
Ci
sta bene che la Morte dica l’ultima parola sulla nostra vita!
Sì,
ci fa comodo questo, perché è l’unica naturale conclusione di ciò che in fondo
abbiamo sempre pensato.
Dicono
gli anziani analfabeti novantenni del nostro paese: ‘’Che ci sto più a fare
qui, perché il Signore non mi fa morire? Quando sarò morto non soffrirò più,
perché non esisterò più!’’.
Che
lo dicano o lo pensino i novantenni analfabeti ci può anche stare, ma che lo
stesso ragionamento lo faccia anche la Scienza Medica, anche coloro che si
professano cristiani, anche coloro che hanno giurato di servire la causa della
Vita… questo mi fa davvero orrore!
La
deriva dei sentimenti non è un’utopia lontana, è la tragica realtà di questi
giorni, proprio di questi nostri giorni!
E
sapete chi è stato al capezzale del ragazzino ‘’ammazzato dalla Scienza’’?
Uno
psicologo.
Uno
psicologo che aveva il compito di accertarsi che il ragazzino fosse
sufficientemente consapevole di quello che aveva chiesto e che sapesse cosa gli
sarebbe accaduto veramente dopo il suo consenso a morire.
Come
può uno psicologo accertare con assoluta precisione l’obiettiva lucidità di un ragazzino che soffre atrocemente
e che sa di non avere più speranze di vita?
Quale
lucidità ed obiettività può avere uno che soffre?
Quale
lucidità ed obiettività può avere uno che sa che da lì a poco morirà?
Il
suo consenso è lucidità o paura?
Quanto
la paura della morte può influenzare la decisione di un malato adolescente?
Quale
psicologo può affermare con assoluta certezza il grado di lucidità di chi sa di
stare per morire?
Come
può un semplice uomo scandagliare le profondità lacerate di un cuore in
tempesta?
Avete
idea di cosa succede nel cuore dell’uomo quando soffre e quando qualcuno gli
comunica che la vita è breve e che la morte è vicina?
Avete
idea dello sconquasso devastante che si produce nell’interiorità umana?
Avete
idea di come cambia il suo concetto di vita in un solo secondo?
Nell’attimo
stesso in cui gli viene comunicata la notizia, tutta la sua vita è un terremoto
che attiva vulcani e tsunami interiori le cui profondità non sono raggiungibili
da nessuno scandaglio psicologico.
È
devastante l’esperienza!
E
la devastazione annulla ogni certezza, ogni illusione, ogni speranza, ogni
aspettativa di vita!
Come
si può, dunque, pensare che si possa essere ancora lucidi di fronte alla
certezza della morte?
Forse
oggi la psicologia fa troppo demagogia e quella parte di verità e di conoscenza
che aveva raggiunto sulla psiche umana l’ha persa strada facendo!
Ma
c’è una cosa che mi fa ancora più male di tutto questo: al capezzale di un
ragazzino moribondo, in preda ai dolori e alle paure per l’ignoto rappresentato
dalla morte, c’era uno psicologo!
Quel
posto spettava ad un padre spirituale, ad un sacerdote, volendo anche ad un
diacono, un frate, una suora… ad una persona davvero competente, cioè, in
materia di psiche e di spirito!
A
qualcuno che sapesse davvero dare risposta e spiegazione a quel dolore e che
preparasse quel cuore, non solo quel corpo, all’ultimo viaggio!
Si
è pensato solamente al corpo. Nient’altro! L’ultimo viaggio di un corpo
lacerato dal male.
Nient’altro.
La vita di quel ragazzino era tutta interamente centrata nella sua corporeità!
Non
posso dire se la Chiesa non c’era perché non è stata chiamata o non le è stato
permesso di essere presente, se la sua presenza non sia stata presa affatto in
considerazione, non ho nessuna certezza in merito, posso dire però che al silenzio
della Chiesa fa eco la voce alta della Scienza.
Se
la Chiesa tace, la Scienza alza la voce e prende spazi che non le appartengono
e si appropria di decisioni che non le competono.
La Chiesa sa dare risposte al dolore
dell’uomo, alle violenze, alle lacerazioni umane, alle sofferenze disumane dei
bambini, al destino dell’uomo oltre la morte… la Chiesa ha le risposte giuste,
ma spesso la Chiesa tace e non va dove c’è il dolore vero.
Non dico che sia così sempre e dovunque,
di esempi positivi ce ne sono tanti, ma restano pur sempre troppo pochi, non
dovrebbe essere un fatto occasionale, fortunato, ma regolare, costante, sicuro
per tutti.
Una presenza alternativa di speranza
contro la presenza certa della Scienza che pensa di servire la vita proponendo
la morte!
Tanti, troppi ammalati sono
nell’abbandono più assoluto!
Tante, troppe famiglie sono nella
disperazione più assoluta!
La misericordia se non è realtà non ha
senso di essere!
La Scienza propone ed impone i suoi
modelli, se la Chiesa non contrappone le sue certezze!
Sicuramente lo fa, ma non abbastanza in
questi tempi secolarizzati, cristallizzati in un egoismo senza confini!
A
proposito di egoismi senza confini… un altro tabù (se così vogliamo chiamarlo) è caduto nello stesso fatidico 17 settembre proprio
in Italia, infatti la seconda notizia importante della giornata è stata quella
del primo matrimonio gay celebrato a Roma, il secondo dopo l’approvazione alla
Camera di questo tipo di matrimonio.
Al
Comune di Roma c’ è stata grande festa e
si è immortalato l’evento con selfie e foto di ogni genere.
Capite:
il primo matrimonio gay in Italia!!!!!!!!
Evento
indimenticabile, un apripista verso un futuro dove non c’è più spazio per nessun
tipo di limite, anche l’ultimo muro è crollato, l’ultimo velo è stato alzato!
Ecco…
i nostri progressi sono nel dare la morte ad un bambino sofferente, per un
pietismo che sa più di egoismo che di vera commiserazione verso l’altro e
l’unire in matrimonio due uomini che possono avere un progetto di famiglia,
così come è diritto di tutti.
Oh,
quanti importantissimi, indimenticabili ed eroici traguardi abbiamo raggiunti
in un solo giorno!!!!!!!!!
Quante
belle novità in questo 17 settembre 2016!!!!!!!!!!
Quale
grande pagina della Storia è stata scritta!
La
morte volontaria di un minorenne e baci ed abbracci di due uomini sotto i flash
di mezzo mondo!
Quale
entusiasmante futuro ci stiamo preparando!
Quanta
strada ha fatto il genere umano in un sol giorno!
Ciò
che fa la differenza è, però, la direzione di quella strada: se in salita o in
discesa!
Salire
non significa liberalizzare le cose difficili, ma impegnarsi per superarle nel
rispetto della natura umana, senza forzarle, abusare, negare o ridurre la
vocazione umana alla vita, al matrimonio, al rispetto di tutti.
Scendere,
ovviamente, è più facile: basta togliere dei paletti, allargare l’orizzonte
verso il basso, lastricare la strada di specchi, lasciarsi andare come quando
si sta su uno scivolo… lasciarsi andare al ‘’tutto è bello quando è facile… e…
al tutto è possibile!’’ .
Due
uomini si amano!?
Bene,
dov’è il problema!
Vogliono
sposarsi!?
Che
si sposino pure, son fatti loro!
Vogliono
vivere insieme così? Vogliono adottare un figlio?
Vogliono
fabbricarsi un figlio con un gene di qua e un altro di là, nel grembo di una
fanciulla compiacente ed indigente che pur di non morire di fame accetta questo
‘’mercato’’… bene… dov’è il problema? Perché farsene un problema?
Se
già lo fanno nell’illegalità, se vogliamo contrastare l’illegalità… rendiamolo
legale e così nessuno potrà più puntare il dito contro l’illegalità dell’atto,
l’incostituzionalità delle scelte e dei dati da trascrivere all’anagrafe.
Semplifichiamo
i passaggi, rendiamo tutto legittimo… con il benestare dello Stato e
l’approvazione delle associazioni che propongono queste soluzioni … tutto
diventa Storia e quindi degno di plauso, di approvazione e di condivisione!
Facciamo
festa, così il mondo veda e sappia che non c’è proprio niente di male né nulla
di strano che due uomini si sposino. Trasformiamo tutto in normalità, nessuno
oserà più scandalizzarsi!
Facciamo
propaganda, abbiamo il coraggio di proporre come normali e naturali queste
esperienze e vedrete che nel giro di poco tempo nessuno se ne accorgerà nemmeno
più e la società sarà più giusta e libera per tutti!
Ma
come siamo bravi!
Ma
come siamo strategici!
Ma
quanto siamo cresciuti e maturati!
Quanto
siamo generosi con noi stessi… sì… non c’è proprio che dire… siamo di una
generosità unica verso noi stessi!
Un
bambino vuole morire perché soffre: la generosità richiede l’assenso!
Due
uomini vogliono sposarsi perché in questo consiste la loro felicità: la
generosità richiede l’assenso!
È
il caso di dire: quando la generosità non ha limiti!
Generosi
fino al punto da non vedere neanche più il baratro che si apre ad imbuto
capovolto verso il fondo senza limiti.
Dove
sta il punto?
Che
cosa c’è che non va in tutto questo?
Che
un bambino malato muoia?
Sarebbe
morto lo stesso da lì a qualche giorno.
Che
due uomini si sposino?
Convivevano
già da anni come sposi.
Ed
allora cosa è cambiato?
Dove
sta la deriva?
Dove
sta la nostra ir-responsabilità?
La
deriva è nel silenzio!
Nel
nostro silenzio complice.
Nell’assenso
pronunciato da tutti nella complicità del silenzio.
Che
un uomo e una donna possano avere orientamenti diversi da quelli tipici della
maggioranza è un fatto normale, riconosciuto e saputo da millenni, perfino nei
libri più antichi della Bibbia se ne fa specifico riferimento.
Sono
situazioni ‘’naturali’’ che possono accadere.
Non
sono sbagli della natura e nessuno ne è responsabile.
Può
accadere.
E
su questo nessuno può puntare né punta il dito contro nessuno.
Ma
ogni condizione va vissuta nel modo più adeguato e rispettoso di tutti, senza
presunzioni di tacciare gli altri per omofobi o per bigotti e vedere in un
matrimonio fra uomini il culmine del progresso civile.
Ogni
uomo e ogni donna ha diritto a vivere e a realizzare pienamente se stesso/a,
ma ciò non vuol dire che quei diritti che vanta diventino l’unità di misura per
tutti.
In
qualsiasi condizione uno si trovi a vivere, ha il dovere prima di tutto di
dominare i suoi istinti e vivere la sua condizione con discrezione e rispetto
della morale collettiva o, se vogliamo essere più precisi, di quella Legge
scritta, fin dall’Eternità, nel nostro cuore: furono creati a immagine e somiglianza di Dio, uomo e donna li creò e
li mandò … affinchè si moltiplicassero.
Il
concetto di famiglia è dunque eterno.
Dio
stesso è Famiglia!
Il
senso del matrimonio è tutto racchiuso in questa verità.
Il
matrimonio è finalizzato alla procreazione condivisa.
Ed
affinchè questo possa realizzarsi è necessario che il matrimonio sia contratto tra
un uomo e una donna.
Non
è la Costituzione italiana o di qualsiasi altro Paese a sancire questa verità o
a modificarla a suo piacimento, perchè la famiglia non è stata inventata da nessuna Costituzione umana, ma nasce direttamente dal Cuore di Dio.
Le
leggi umane possono essere ribaltate quando e come si vuole, ma la Legge di Dio
è eterna. Nessuno può scioglierla. Nessuno può cancellarla. Nessuno può
modificarla.
La
si può solo ignorare.
Far
finta che non ci sia è l’unica strada per fare quello che si vuole, anche dire
che un’ unione fra due uomini ha lo stesso valore di un matrimonio.
‘’Che male c’è se due uomini si amano’’
ha detto un giorno il Presidente del Consiglio.
No,
non c’è niente di male nel voler bene a qualcuno, ma da questo a dire che una
famiglia può essere costituita da due uomini, tre mamme, due donne… beh… ce ne
vuole di coraggio!
Quello
della famiglia è un concetto divino non statale!
Ecco
perché le cose dell’uomo sono lontane da quelle di Dio quanto l’Oriente
dall’Occidente!
Le
nostre non contemplano la fedeltà ad un principio, quelle di Dio sono fedeli alla sua Parola Eterna.
Che
l’uomo voglia riconoscere un matrimonio gay e far festa per questo… è libero di
farlo… ma Dio resta fedele alla Sua Parola e dice: ‘’ 9
O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi:
né immorali, né idolàtri, né adùlteri, 10 né
effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né
rapaci erediteranno il regno di Dio.
11 E tali eravate alcuni di voi; ma
siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome
del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio! ‘’(1Corinzi
6:9-11).
Attenzione:
non è un’esclusione a priori, ma un avvertimento.
Ci
sta dicendo che si può essere anche così, per natura o per esperienza di vita,
ma ciò non toglie che si ha sempre una speranza di salvezza qualora si scelga
di essere lavati nel Sangue di Cristo.
Nel
momento in cui si desidera la salvezza, ogni condizione umana può essere
santificata e quindi redenta.
Il
Signore sa che la natura umana può creare situazioni anomale, ma sa anche che
quelle situazioni vanno gestite in modo più accurato e adeguato di altre, nel
rispetto e nell’accoglienza che niente c’entrano con l’esaltazione o il
monopolio di questioni delicate quali quelle relative alla sfera più intima del
genere umano.
Rispetto
non è arroganza.
Accoglienza
non è superbia ed egocentrismo.
Amore
non è libertà illimitata
Che
dire dunque di queste novità così eclatanti!?
Noi
ci accontentiamo di una vita solo umana, fatta solo di carne umana e desideri
umani che altro non solo che fuochi fatui, di sogni umani che altro non sono
che chimere, di gioie passeggere che altro non sono che fango pantonoso.
Noi
ci accontentiamo di cose piccole, sbagliate e passeggere.
Ci
accontentiamo soltanto di questo e crediamo di avere tutto.
Ma
il Tutto è tutt’altra cosa… è così grande e meraviglioso da spaventarci al
punto da farci preferire le cose ignobili, convinti di non poter avere niente
di più, di non poter chiedere di più; convinti che quelle cose sono a nostra
misura e che pertanto non dobbiamo aspirare ad altro, tanto ci basta.
Ci
basta!
No,
in realtà non ci basta, non ci bastano affatto queste cose, perché non saziano
quel bisogno di soprannaturale che arde nel cuore di ogni uomo; quel bisogno di
acqua che non si può non sentire nell’aridità della quotidianità.
Quella
sete inestinguibile che è bisogno di essere amati, di essere compresi, di
essere aiutati, di essere accompagnati, quel bisogno di essere sostenuti nella
disperazione, nello scoraggiamento, nella solitudine, nella malattia, nel
dolore… chi non ha avuto sete di qualcosa in più… ma anche se l’avesse
avvertita ha fatto subito in modo di scacciarla dai suoi pensieri, di metterla
da parte nell’angolo più buio e nascosto del suo cuore, di dimenticarla come se
fosse inesistente… convinto che non sia possibile niente più di questo poco che
ci è dato da vivere.
Chi
non ha fato questo?
Tutti.
Tutti.
Ed
ecco che ci ritroviamo qui con bisogni carnali, con problemi carnali, con soluzioni
carnali.
Diceva
uno dei dottori che aveva praticato l’eutanasia sul minorenne malato: ‘’Tutti hanno diritto alla dolce morte, che
sia un adulto o un bambino, è un diritto di tutti, oggi è un gesto
semplicissimo: schiacciare un pulsare, iniettare il contenuto di una siringa in
una flebo, una pasticca disciolta in un po’ d’acqua… e il dolore non c’è
più!’’.
Le
soluzioni solo umane sono le più crudeli e, tuttavia, vengono considerate le
più DOLCI!
NON
C’E’ PEGGIORE ABBAGLIO, PEGGIORE INGANNO, PEGGIORE MORTE!
La
deriva è avviata da tempo, la velocità aumenta col tempo, le conseguenze sono
senza tempo.
Ma
l’uomo dice di essere contento!
L’uomo
si accontenta di questo suo essere contento di tutto questo!
Eppure
non è mai stato più scontento di adesso!
Gente
che uccide e si uccide perché non è amato e non sa amare!
Certo
contenti non lo erano!
Gente
che corrompe e si lascia corrompere.
Certo
contenti non lo sono.
Gente
che rincorre falsi paradisi e inesistenti chimere.
Certo
contenti non lo sono.
Gente
depressa e scoraggiata.
Certo
contenti non lo sono.
Gente
disperata e annichilita.
Certo
contenti non lo sono.
Gente
povera di spirito e arida di cuore.
Certo
contenti non lo sono.
Eppure
tutti credono di essere contenti e felici.
Ma
poi muoiono per mancanza di felicità.
Se
non è deriva questa, mi chiedo cosa possa esserlo!
Proprio
chi ha tutto è la persona più scontenta, perché non sa più cosa desiderare.
Ha
tutto, ma è stata privata del suo diritto di desiderare, di sognare, di bramare
qualcosa di più.
Quel
Qualcosa di più che non sta nelle cose che ha.
Ma
avendo mani e occhi pieni delle cose di questo mondo, non sente il pianto del
cuore che rivendica la sua parte di attenzione e di sogni da fare, di desideri
da esprimere e da soddisfare!
‘’Lo conosci Gesù?’’ è
la domanda da fare.
No.
Allora
non sarai mai felice!!!
Potrai
soddisfare la tua carne, ma il tuo cuore ti chiederà sempre di più.
Quel
di più ha un nome: Gesù!
Se non lo metti in cima ai tuoi desideri… la
deriva è inevitabile!
Lui
è Pietra che nessuna deriva potrà spostare mai, è Roccia sicura, è Punto Fermo,
Solido e Sicuro… niente potrà mai smuoverlo!
Non
ci credi?
Hai
una sola cosa da fare: provare… per credere!
Cercalo
e si farà trovare.
Bussa
e ti aprirà.
Chiamalo
e ti risponderà.
Amalo
e ti amerà!
Desidera
qualcosa di più ed avrai quel Tutto che tanto desideri.
Ferma
la tua deriva… c’è un Porto sicuro… una Baia Eterna… nessuna corrente ti
trascinerà mai via… c’è un’Ancora che nessuno potrà spezzare mai, ferma e
sicura nel Mare infinito della Misericordia; l’ancoraggio è molto semplice e
rapido, basta pronunciare un Nome: GESU’!
Ma
quel Nome richiede umiltà e nella sua presunzione l’uomo preferisce dannarsi
piuttosto che riconoscere di aver bisogno di Lui.
Solo
in Gesù c’è la vera Libertà: di scelta, di pensiero, di azione, di parola… ma
questa decisione costa coraggio.
Noi
non siamo più uomini coraggiosi!
Il
coraggio appartiene agli eroi.
A
quelli veri, non a quelli che fanno finta sui palcoscenici di Cinecittà o di
Holliwood.
I
veri eroi hanno il coraggio di andare controcorrente e di chiamare le cose per
nome.
Ma
sono pochi, rari, quasi inesistenti. Non bastano per riempire l’immensità del
Paradiso.