mercoledì 28 settembre 2016



MARIA REGINA DELLA PACE

    MEDJUGORJE



“Cari figli! Oggi vi invito alla preghiera. 
La preghiera sia per voi vita. Soltanto così il vostro cuore si riempirà di pace e di gioia. 
Dio vi sarà vicino e voi lo sentirete nel vostro cuore come un amico. 
Parlerete con Lui come con qualcuno che conoscete e, figlioli, 
sentirete il bisogno di testimoniare perché Gesù 
sarà nel vostro cuore e voi sarete uniti in Lui. 
Io sono con voi e vi amo tutti con il mio amore materno. 
Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.






"Cari figli! sono felice perché posso constatare e vedere quanti miei figli si sono radunati e pregano insieme con il Santo Padre per la Pace. Anche Voi siete presenti in questa preghiera e anche Voi state pregando per questa Pace, necessaria a questo mondo inquieto. Perciò perseverate ancora e pregate per la Pace. La Pace nei Vostri cuori. Grazie cari figli perché anche oggi avete risposto alla mia chiamata".

mercoledì 21 settembre 2016



L' ULTIMA DERIVA


Risultati immagini per deriva dei continentiÈ una delle prime cose che si insegna ai bambini quando cominciano a gettare il loro sguardo sul mondo e sulle principali tappe dell’evoluzione umana e storico-geografica: la deriva dei Continenti, cioè quel lento e continuo separarsi dall’unica massa terrestre di ‘’parti’’ della crosta terrestre che diventano autonome rispetto alla massa-madre.
Una deriva è sempre una separazione. Un allontanarsi. Un distaccarsi da un centro.
Un andare lontano dal cuore.
Se la deriva dei Continenti ha segnato l’inizio della Storia dell’Umanità, la deriva dei Sentimenti ne contrassegna, purtroppo, inevitabilmente, la fine.
La differenza non è cosa da poco.
La prima deriva ha separato i territori dall’unico centro, ricentrandoli intorno ad un nuovo centro.
Ogni Continente ha avviato un suo processo di evoluzione e si è ricentrato intorno a culture e tradizioni in sintonia con il nuovo territorio di riferimento.
Risultati immagini per fare di cristo il centro del mondo immaginiLa seconda deriva, invece, porta ad allontanarsi sempre più dall’ Unico Centro, che è il Cuore di Cristo,  senza ricreare altri centri di aggregazione; la separazione ha creato lo sfaldamento totale, la frammentazione più assoluta di quello che era stato il Punto di partenza uguale per tutti.
La deriva dei Sentimenti porta alla disgregazione totale dell’interiorità umana, allo svuotamento del cuore umano, alla negazione dei sentimenti, fino ad offendere la propria dignità di uomini e donne, nel nome della libertà.
La deriva dei sentimenti porta l’uomo a mettere se stesso al centro di ogni cosa e questo non va bene, perché, per natura, l’uomo trova il suo centro solo nel suo Luogo di provenienza, cioè dal Cuore di Dio. Se l’uomo fa di se stesso il suo centro vuol dire che fa di sé un dio e fa ruotare tutto intorno a sé.
Megalomania? Delirio di onnipotenza? Sindrome di onnipresenza?
O molto più semplicemente ‘’perdita dell’orientamento?’’.
Se ci si stacca dal Cuore di Dio si diventa isole alla deriva nell’Oceano della mondanità.
È una deriva, questa, sulla quale diventa sempre più difficile intervenire, non per la mancanza di mezzi o di denaro, ma per la non-volontà di intervenire e per il rifiuto dell’intervento stesso.
Non si vuole fermare questa deriva!
Anzi, la deriva è acclamata e osannata!
Chi spinge sempre più alla deriva è oggi un eroe!
Un eroismo che è culmine dell’ empietà umana!

Gli esempi certamente non mancano, anche se diventano sempre più strazianti e laceranti: rendersi conto di quale fondo si sta toccando e non poter fare niente per impedirlo è, forse o sicuramente, una delle sofferenze più insopportabili per un cristiano.
Notizia del 17 settembre c.a.: in Belgio il primo caso di eutanasia su un bambino!
La notizia eccezionale ha avuto solo il sapore aspro e sterile della notizia.
Una comunicazione tra le altre.
Con l’aggravante che – si sottolineava nella cronaca – il minore stesso è stato chiamato ad esprimere il suo eventuale assenso alla ‘’dolce morte’’.
Del minore si sa solo l’età: 17 anni, non si sa che male avesse, era sicuramente un malato terminale; ma ciò che veramente importa sapere è che era una vita umana a tutti gli effetti e che a questa vita umana il Signore aveva dato un tempo per vivere e un tempo per morire, un tempo che risiede solo nelle Sue Mani.
Il nostro può essere un assenso o un dissenso, ma mai una decisione definitiva.
Invece, pare che la legge degli uomini possa sciogliere anche questo vincolo tra Creatore e creatura: possiamo accettare di vivere il tempo che ci è stato dato da vivere e possiamo decidere di accorciare quel tempo scegliendo noi quando spegnere quella ‘’Luce’’, quel respiro che ci tiene in vita.
Il tempo del morire sta quindi nelle mani di un fragile, spaventato e sofferente essere umano al quale viene dato il diritto di sottoscrivere il suo diritto alla morte nel momento in cui lo desideri.
La domanda di rito è questa: tu che soffri, vuoi vivere o morire?
Già nella formulazione della domanda non c’è possibilità di scelta.
Non si sceglie, ma si accetta di morire perché è l’unica proposta che sembra essere veramente vantaggiosa: vuoi tu mettere fine alle tue sofferenze?
Chi di fronte al dolore, direbbe di no!
Chi sceglierebbe di soffrire ancora!
I santi, sì, solo loro. Gli unici eroi del dolore!
Per tutti gli altri la morte diventa liberazione. Anche per un minore.
Alla Morte viene così dato il monopolio assoluto sulla vita.
Che fare: gridare allo scandalo!
Certo che no!
Gridare all’obbrobrio, all’indecenza, alla mostruosità umana… no, non serve più ormai; l’unica conseguenza che si avrebbe è il sentirsi rispondere con prepotente aggressione che si è contro l’evoluzione, contro il progresso, contro la Scienza e che dai tabù è ormai tempo di uscire, perchè la Scienza ha finalmente trovato una risposta adeguata alla sofferenza e al dolore umano ed ha il diritto di metterla in pratica.
La sua risposta, ovviamente, è la morte!
Soffri? Non ce la fai più?
Ti faccio morire, così non soffri più!
Facile no!
Sapete cosa è stato detto al ragazzino l’istante prima di morire?
‘’Ora ti addormenti e dopo starai meglio!’’.
La sua vita ha avuto fine in quello stesso istante.
Se due più due fa quattro… stare meglio, per la Scienza, significa dunque morire!
Una risposta da manuale, non c’è che dire!
Stare meglio, per la Scienza, significa uscire da questa vita, così dopo non esisterai più e il tuo corpo non potrà più soffrire.
E pensare che ci ha messo millenni e millenni la Scienza per giungere a questa conclusione!
E pensare che la medicina è nata perché l’uomo possa sfuggire alla morte, un tempo anche per motivi banali quali un’infezione, una febbre, una puntura di insetto, un raffreddore…
Curare e guarire la vita è stata la priorità deontologica della categoria dei medici da sempre!
Oggi, 17 settembre 2016, tutto questo è stato ribaltato: oggi, nell’era postmoderna e post… tutto, la morte è diventata cura!
È stata chiamata in causa la morte per curare l’incurabile!

Come a dire ‘’ se non posso farti guarire, posso farti però morire’’, come una logica conseguenza dell’ingerenza della Scienza sulla vita umana, non il suo intervento curativo, ma il suo abuso di potere sul tempo della vita, oltre il limite della natura umana stessa.
Il limite della Scienza è curare per guarire, se ci riesce, non stabilire i tempi del morire.
Faccio fatica a pensare che questa sia davvero la nostra realtà!
Ah, certo non è la più grave, c’è e c’è stato di peggio: l’eutanasia per i disabili è già stata praticata nel Nord Europa e poi cosa dire dei medici che uccidono i figli nel grembo delle madri!
Figli sani. Figli disabili. Figli malati. Senza più distinzione. Figli. Soltanto figli!
La medicina ha tradito la sua stessa natura! Ha tradito la sua  stessa ragion d’essere!
Nata per restituire alla vita, adesso garantisce la morte!
Un traguardo encomiabile, non c’è che dire!
Non c’è che di esserne orgogliosi!
Ah, sicuramente mi si verrà a dire che sono oscurantista, non sono progressista, non sono competente… tutto quello che volete… resta una verità, però, sotto gli occhi del mondo intero: il 17 settembre la medicina ha scelto la morte come sua complice nel momento in cui si è resa conto di non poter intervenire oltre un certo limite.
La malattia ha sconfitto la Scienza, dimostrando tutto il suo potere sulla vita.
La Scienza non ha accettato lo scacco matto e pur di impedire alla malattia di fare il suo legittimo corso l’ha preceduta, dando la morte prima che essa giungesse secondo natura.
Capite quello che ci succede intorno!
Capite cosa ci fanno passare per progresso!
Capite come ci rubano la speranza, prima in questo mondo e poi anche nell’altro!
Capite come ci ingannano con le prosopopee sul progresso scientifico e sulla ‘’dolce morte’’?
Capite come la Scienza ci sta rubando l'Umanità?
Non posso darti la vita, allora ti dò la morte!
Capite verso quale deriva ci stanno portando queste scelte obbrobriose! Disumane!
No, forse non lo capiamo abbastanza, non vogliamo capirlo per niente!
In fondo ci sta bene così!
Ci sta bene che la Morte dica l’ultima parola sulla nostra vita!
Sì, ci fa comodo questo, perché è l’unica naturale conclusione di ciò che in fondo abbiamo sempre pensato.
Dicono gli anziani analfabeti novantenni del nostro paese: ‘’Che ci sto più a fare qui, perché il Signore non mi fa morire? Quando sarò morto non soffrirò più, perché non  esisterò più!’’.
Che lo dicano o lo pensino i novantenni analfabeti ci può anche stare, ma che lo stesso ragionamento lo faccia anche la Scienza Medica, anche coloro che si professano cristiani, anche coloro che hanno giurato di servire la causa della Vita… questo mi fa davvero orrore!
La deriva dei sentimenti non è un’utopia lontana, è la tragica realtà di questi giorni, proprio di questi nostri giorni!
E sapete chi è stato al capezzale del ragazzino ‘’ammazzato dalla Scienza’’?
Uno psicologo.
Uno psicologo che aveva il compito di accertarsi che il ragazzino fosse sufficientemente consapevole di quello che aveva chiesto e che sapesse cosa gli sarebbe accaduto veramente dopo il suo consenso a morire.
Come può uno psicologo accertare con assoluta precisione l’obiettiva  lucidità di un ragazzino che soffre atrocemente e che sa di non avere più speranze di vita?
Quale lucidità ed obiettività può avere uno che soffre?
Quale lucidità ed obiettività può avere uno che sa che da lì a poco morirà?
Il suo consenso è lucidità o paura?
Quanto la paura della morte può influenzare la decisione di un malato adolescente?
Quale psicologo può affermare con assoluta certezza il grado di lucidità di chi sa di stare per morire?
Come può un semplice uomo scandagliare le profondità lacerate di un cuore in tempesta?
Avete idea di cosa succede nel cuore dell’uomo quando soffre e quando qualcuno gli comunica che la vita è breve e che la morte è vicina?
Avete idea dello sconquasso devastante che si produce nell’interiorità umana?
Avete idea di come cambia il suo concetto di vita in un solo secondo?
Nell’attimo stesso in cui gli viene comunicata la notizia, tutta la sua vita è un terremoto che attiva vulcani e tsunami interiori le cui profondità non sono raggiungibili da nessuno scandaglio psicologico.
È devastante l’esperienza!
E la devastazione annulla ogni certezza, ogni illusione, ogni speranza, ogni aspettativa di vita!

Come si può, dunque, pensare che si possa essere ancora lucidi di fronte alla certezza della morte?
Forse oggi la psicologia fa troppo demagogia e quella parte di verità e di conoscenza che aveva raggiunto sulla psiche umana l’ha persa strada facendo!
Ma c’è una cosa che mi fa ancora più male di tutto questo: al capezzale di un ragazzino moribondo, in preda ai dolori e alle paure per l’ignoto rappresentato dalla morte, c’era uno psicologo!
Quel posto spettava ad un padre spirituale, ad un sacerdote, volendo anche ad un diacono, un frate, una suora… ad una persona davvero competente, cioè, in materia di psiche e di spirito!
A qualcuno che sapesse davvero dare risposta e spiegazione a quel dolore e che preparasse quel cuore, non solo quel corpo, all’ultimo viaggio!
Si è pensato solamente al corpo. Nient’altro! L’ultimo viaggio di un corpo lacerato dal male.
Nient’altro. La vita di quel ragazzino era tutta interamente centrata nella sua corporeità!
Non posso dire se la Chiesa non c’era perché non è stata chiamata o non le è stato permesso di essere presente, se la sua presenza non sia stata presa affatto in considerazione, non ho nessuna certezza in merito, posso dire però che al silenzio della Chiesa fa eco la voce alta della Scienza.
Se la Chiesa tace, la Scienza alza la voce e prende spazi che non le appartengono e si appropria di decisioni che non le competono.
La Chiesa sa dare risposte al dolore dell’uomo, alle violenze, alle lacerazioni umane, alle sofferenze disumane dei bambini, al destino dell’uomo oltre la morte… la Chiesa ha le risposte giuste, ma spesso la Chiesa tace e non va dove c’è il dolore vero.
Non dico che sia così sempre e dovunque, di esempi positivi ce ne sono tanti, ma restano pur sempre troppo pochi, non dovrebbe essere un fatto occasionale, fortunato, ma regolare, costante, sicuro per tutti.
Una presenza alternativa di speranza contro la presenza certa della Scienza che pensa di servire la vita proponendo la morte!
Tanti, troppi ammalati sono nell’abbandono più assoluto!
Tante, troppe famiglie sono nella disperazione più assoluta!
La misericordia se non è realtà non ha senso di essere!
La Scienza propone ed impone i suoi modelli, se la Chiesa non contrappone le sue certezze!
Sicuramente lo fa, ma non abbastanza in questi tempi secolarizzati, cristallizzati in un egoismo senza confini!

A proposito di egoismi senza confini… un altro tabù (se così vogliamo chiamarlo)  è caduto nello stesso fatidico 17 settembre proprio in Italia, infatti la seconda notizia importante della giornata è stata quella del primo matrimonio gay celebrato a Roma, il secondo dopo l’approvazione alla Camera di questo tipo di matrimonio.
Al  Comune di Roma c’ è stata grande festa e si è immortalato l’evento con selfie e foto di ogni genere.
Capite: il primo matrimonio gay in Italia!!!!!!!!
Evento indimenticabile, un apripista verso un futuro dove non c’è più spazio per nessun tipo di limite, anche l’ultimo muro è crollato, l’ultimo velo è stato alzato!
Ecco… i nostri progressi sono nel dare la morte ad un bambino sofferente, per un pietismo che sa più di egoismo che di vera commiserazione verso l’altro e l’unire in matrimonio due uomini che possono avere un progetto di famiglia, così come è diritto di tutti.
Oh, quanti importantissimi, indimenticabili ed eroici traguardi abbiamo raggiunti in un solo giorno!!!!!!!!!
Quante belle novità in questo 17 settembre 2016!!!!!!!!!!
Quale grande pagina della Storia è stata scritta!
La morte volontaria di un minorenne e baci ed abbracci di due uomini sotto i flash di mezzo mondo!
Quale entusiasmante futuro ci stiamo preparando!
Quanta strada ha fatto il genere umano in un sol giorno!
Ciò che fa la differenza è, però, la direzione di quella strada: se in salita o in discesa!
Salire non significa liberalizzare le cose difficili, ma impegnarsi per superarle nel rispetto della natura umana, senza forzarle, abusare, negare o ridurre la vocazione umana alla vita, al matrimonio, al rispetto di tutti.
Scendere, ovviamente, è più facile: basta togliere dei paletti, allargare l’orizzonte verso il basso, lastricare la strada di specchi, lasciarsi andare come quando si sta su uno scivolo… lasciarsi andare al ‘’tutto è bello quando è facile… e… al tutto è possibile!’’ .
Due uomini si amano!?
Bene, dov’è il problema!
Vogliono sposarsi!?
Che si sposino pure, son fatti loro!
Vogliono vivere insieme così? Vogliono adottare un figlio?
Vogliono fabbricarsi un figlio con un gene di qua e un altro di là, nel grembo di una fanciulla compiacente ed indigente che pur di non morire di fame accetta questo ‘’mercato’’… bene… dov’è il problema? Perché farsene un problema?
Se già lo fanno nell’illegalità, se vogliamo contrastare l’illegalità… rendiamolo legale e così nessuno potrà più puntare il dito contro l’illegalità dell’atto, l’incostituzionalità delle scelte e dei dati da trascrivere all’anagrafe.
Semplifichiamo i passaggi, rendiamo tutto legittimo… con il benestare dello Stato e l’approvazione delle associazioni che propongono queste soluzioni … tutto diventa Storia e quindi degno di plauso, di approvazione e di condivisione!
Facciamo festa, così il mondo veda e sappia che non c’è proprio niente di male né nulla di strano che due uomini si sposino. Trasformiamo tutto in normalità, nessuno oserà più scandalizzarsi!
Facciamo propaganda, abbiamo il coraggio di proporre come normali e naturali queste esperienze e vedrete che nel giro di poco tempo nessuno se ne accorgerà nemmeno più e la società sarà più giusta e libera per tutti!
Ma come siamo bravi!
Ma come siamo strategici!
Ma quanto siamo cresciuti e maturati!
Quanto siamo generosi con noi stessi… sì… non c’è proprio che dire… siamo di una generosità unica verso noi stessi!
Un bambino vuole morire perché soffre: la generosità richiede l’assenso!
Due uomini vogliono sposarsi perché in questo consiste la loro felicità: la generosità richiede l’assenso!
È il caso di dire: quando la generosità non ha limiti!
Generosi fino al punto da non vedere neanche più il baratro che si apre ad imbuto capovolto verso il fondo senza limiti.
Dove sta il punto?
Che cosa c’è che non va in tutto questo?
Che un bambino malato muoia?
Sarebbe morto lo stesso da lì a qualche giorno.
Che due uomini si sposino?
Convivevano già da anni come sposi.
Ed allora cosa è cambiato?
Dove sta la deriva?
Dove sta la nostra ir-responsabilità?
La deriva è nel silenzio!
Nel nostro silenzio complice.
Nell’assenso pronunciato da tutti nella complicità del silenzio.
Che un uomo e una donna possano avere orientamenti diversi da quelli tipici della maggioranza è un fatto normale, riconosciuto e saputo da millenni, perfino nei libri più antichi della Bibbia se ne fa specifico riferimento.
Sono situazioni ‘’naturali’’ che possono accadere.
Non sono sbagli della natura e nessuno ne è responsabile.
Può accadere.
E su questo nessuno può puntare né punta il dito contro nessuno.
Ma ogni condizione va vissuta nel modo più adeguato e rispettoso di tutti, senza presunzioni di tacciare gli altri per omofobi o per bigotti e vedere in un matrimonio fra uomini il culmine del progresso civile.
Ogni uomo e ogni donna ha diritto a vivere e a realizzare pienamente se stesso/a, ma ciò non vuol dire che quei diritti che vanta diventino l’unità di misura per tutti.
In qualsiasi condizione uno si trovi a vivere, ha il dovere prima di tutto di dominare i suoi istinti e vivere la sua condizione con discrezione e rispetto della morale collettiva o, se vogliamo essere più precisi, di quella Legge scritta, fin dall’Eternità, nel nostro cuore: furono creati a immagine e somiglianza di Dio, uomo e donna li creò e li mandò … affinchè si moltiplicassero.
Il concetto di famiglia è dunque eterno.

Dio stesso è Famiglia!
Il senso del matrimonio è tutto racchiuso in questa verità.
Il matrimonio è finalizzato alla procreazione condivisa.
Ed affinchè questo possa realizzarsi è necessario che il matrimonio sia contratto tra un uomo e una donna.
Non è la Costituzione italiana o di qualsiasi altro Paese a sancire questa verità o a modificarla a suo piacimento, perchè la famiglia non è stata inventata da nessuna Costituzione umana, ma nasce direttamente dal Cuore di Dio.
Le leggi umane possono essere ribaltate quando e come si vuole, ma la Legge di Dio è eterna. Nessuno può scioglierla. Nessuno può cancellarla. Nessuno può modificarla.
La si può solo ignorare.
Far finta che non ci sia è l’unica strada per fare quello che si vuole, anche dire che un’ unione fra due uomini ha lo stesso valore di un matrimonio.
’Che male c’è se due uomini si amano’’ ha detto un giorno il Presidente del Consiglio.
No, non c’è niente di male nel voler bene a qualcuno, ma da questo a dire che una famiglia può essere costituita da due uomini, tre mamme, due donne… beh… ce ne vuole di coraggio!
Quello della famiglia è un concetto divino non statale!
Ecco perché le cose dell’uomo sono lontane da quelle di Dio quanto l’Oriente dall’Occidente!
Le nostre non contemplano la fedeltà ad un principio, quelle di Dio  sono fedeli alla sua Parola Eterna.
Che l’uomo voglia riconoscere un matrimonio gay e far festa per questo… è libero di farlo… ma Dio resta fedele alla Sua Parola e dice:  ‘’ 9 O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, 10 né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio.
11 E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio! ‘’(1Corinzi 6:9-11).
Attenzione: non è un’esclusione a priori, ma un avvertimento.
Ci sta dicendo che si può essere anche così, per natura o per esperienza di vita, ma ciò non toglie che si ha sempre una speranza di salvezza qualora si scelga di essere lavati nel Sangue di Cristo.
Nel momento in cui si desidera la salvezza, ogni condizione umana può essere santificata e quindi redenta.
Il Signore sa che la natura umana può creare situazioni anomale, ma sa anche che quelle situazioni vanno gestite in modo più accurato e adeguato di altre, nel rispetto e nell’accoglienza che niente c’entrano con l’esaltazione o il monopolio di questioni delicate quali quelle relative alla sfera più intima del genere umano.
Rispetto non è arroganza.
Accoglienza non è superbia ed egocentrismo.
Amore non è libertà illimitata

Che dire dunque di queste novità così eclatanti!?
Noi ci accontentiamo di una vita solo umana, fatta solo di carne umana e desideri umani che altro non solo che fuochi fatui, di sogni umani che altro non sono che chimere, di gioie passeggere che altro non sono che fango pantonoso.
Noi ci accontentiamo di cose piccole, sbagliate e passeggere.
Ci accontentiamo soltanto di questo e crediamo di avere tutto.
Ma il Tutto è tutt’altra cosa… è così grande e meraviglioso da spaventarci al punto da farci preferire le cose ignobili, convinti di non poter avere niente di più, di non poter chiedere di più; convinti che quelle cose sono a nostra misura e che pertanto non dobbiamo aspirare ad altro, tanto ci basta.
Ci basta!
No, in realtà non ci basta, non ci bastano affatto queste cose, perché non saziano quel bisogno di soprannaturale che arde nel cuore di ogni uomo; quel bisogno di acqua che non si può non sentire nell’aridità della quotidianità.
Quella sete inestinguibile che è bisogno di essere amati, di essere compresi, di essere aiutati, di essere accompagnati, quel bisogno di essere sostenuti nella disperazione, nello scoraggiamento, nella solitudine, nella malattia, nel dolore… chi non ha avuto sete di qualcosa in più… ma anche se l’avesse avvertita ha fatto subito in modo di scacciarla dai suoi pensieri, di metterla da parte nell’angolo più buio e nascosto del suo cuore, di dimenticarla come se fosse inesistente… convinto che non sia possibile niente più di questo poco che ci è dato da vivere.
Chi non ha fato questo?
Tutti. Tutti.
Ed ecco che ci ritroviamo qui con bisogni carnali, con problemi carnali, con soluzioni carnali.
Diceva uno dei dottori che aveva praticato l’eutanasia sul minorenne malato: ‘’Tutti hanno diritto alla dolce morte, che sia un adulto o un bambino, è un diritto di tutti, oggi è un gesto semplicissimo: schiacciare un pulsare, iniettare il contenuto di una siringa in una flebo, una pasticca disciolta in un po’ d’acqua… e il dolore non c’è più!’’.
Le soluzioni solo umane sono le più crudeli e, tuttavia, vengono considerate le più DOLCI!
NON C’E’ PEGGIORE ABBAGLIO, PEGGIORE INGANNO, PEGGIORE MORTE!
La deriva è avviata da tempo, la velocità aumenta col tempo, le conseguenze sono senza tempo.
Ma l’uomo dice di essere contento!
L’uomo si accontenta di questo suo essere contento di tutto questo!
Eppure non è mai stato più scontento di adesso!
Gente che uccide e si uccide perché non è amato e non sa amare!
Certo contenti non lo erano!
Gente che corrompe e si lascia corrompere.
Certo contenti non lo sono.
Gente che rincorre falsi paradisi e inesistenti chimere.
Certo contenti non lo sono.
Gente depressa e scoraggiata.
Certo contenti non lo sono.
Gente disperata e annichilita.
Certo contenti non lo sono.
Gente povera di spirito e arida di cuore.
Certo contenti non lo sono.
Eppure tutti credono di essere contenti e felici.
Ma poi muoiono per mancanza di felicità.
Se non è deriva questa, mi chiedo cosa possa esserlo!
Proprio chi ha tutto è la persona più scontenta, perché non sa più cosa desiderare.
Ha tutto, ma è stata privata del suo diritto di desiderare, di sognare, di bramare qualcosa di più.
Quel Qualcosa di più che non sta nelle cose che ha.
Ma avendo mani e occhi pieni delle cose di questo mondo, non sente il pianto del cuore che rivendica la sua parte di attenzione e di sogni da fare, di desideri da esprimere e da soddisfare!
‘’Lo conosci Gesù?’’ è la domanda da fare.
No.
Allora non sarai mai felice!!!
Potrai soddisfare la tua carne, ma il tuo cuore ti chiederà sempre di più.
Quel di più ha un nome: Gesù!
Se  non lo metti in cima ai tuoi desideri… la deriva è inevitabile!
Lui è Pietra che nessuna deriva potrà spostare mai, è Roccia sicura, è Punto Fermo, Solido e Sicuro… niente potrà mai smuoverlo!
Non ci credi?
Hai una sola cosa da fare: provare… per credere!
Cercalo e si farà trovare.
Bussa e ti aprirà.
Chiamalo e ti risponderà.
Amalo e ti amerà!
Desidera qualcosa di più ed avrai quel Tutto che tanto desideri.
Ferma la tua deriva… c’è un Porto sicuro… una Baia Eterna… nessuna corrente ti trascinerà mai via… c’è un’Ancora che nessuno potrà spezzare mai, ferma e sicura nel Mare infinito della Misericordia; l’ancoraggio è molto semplice e rapido, basta pronunciare un Nome: GESU’!

Ma quel Nome richiede umiltà e nella sua presunzione l’uomo preferisce dannarsi piuttosto che riconoscere di aver bisogno di Lui.
Solo in Gesù c’è la vera Libertà: di scelta, di pensiero, di azione, di parola… ma questa decisione costa coraggio.
Noi non siamo più uomini coraggiosi!
Il coraggio appartiene agli eroi.
A quelli veri, non a quelli che fanno finta sui palcoscenici di Cinecittà o di Holliwood.
I veri eroi hanno il coraggio di andare controcorrente e di chiamare le cose per nome.

Ma sono pochi, rari, quasi inesistenti. Non bastano per riempire l’immensità del Paradiso.