LA VITA CROLLATA
A seguito della terribile notizia del terremoto della scorsa notte, che ha colpito il centro-Italia, anche papa Francesco ha rinunciato alle parole, ha fatto parlare il cuore e nel cuore ci sono due linguaggi: quello della preghiera e quello della poesia.
Marisol, di Arquata del Tronto, aveva un anno e mezzo, per lei, come per tante altre persone, l'alba non è più sorta su questa terra, un'altra alba radiosa hanno visto i loro occhi.
Per lei e per tutte le vittime, grandi e piccole, di questo disastroso terremoto, s'innalza la nostra preghiera e nel silenzio commossi e addolorati del nostro cuore una poesia si compone, pensando alla vita che non c'è più, al sole che continua a sorgere sulle case crollate, splendendo come sempre, ignaro dell'amaro destino riservato a tante creature umane.
MARISOL
Un’alba nuova si alza
tra la polvere e le
macerie;
è ancora luminosa
ma più non accende il
tuo sorriso.
Ricordi? Ridevi, battendo
le mani,
guardando il sole lungo
la valle;
non capivi, dicevano,
la bellezza intorno,
troppo piccola per
amare già
quella terra sulla
quale il sole
stendeva le sue braccia
generose
riempiendola di calore e
di luce
nel silenzio assolato
del paese.
Ma tu il sole lo
portavi dentro
nel tuo nome,
nel tuo sorriso
nelle tue parole a metà,
nei tuoi occhi attenti
ad ogni rumore di vento
che faceva ondeggiare
le foglie
come di chi fa il
solletico
e poi ride contento.
Oh, Marisol, l’hai
sentito stanotte il vento venire
o forse lo sognavi
nella tua culla?
Nel buio t’ha portata
via,
la Mano violenta del destino,
complice di quell’ orco vorace
che scuote la terra
togliendole la pace
e la luce t’ha nascosta
come quando le nuvole
giocano con il Sole.
Le tenebre son cadute
giù
sul silenzio attonito
e ferma, immobile, sei
rimasta tu…
lo sguardo lontano
come il tuo orsetto che
stringi per mano!