''Compresi che l'Amore racchiudeva tutte le vocazioni'' (Madre Teresa di Calcutta) - Blog registrato nei SITI CATTOLICI ITALIANI
sabato 31 dicembre 2016
venerdì 30 dicembre 2016
TE DEUM
Noi ti lodiamo, Dio *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell'universo.
I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.
Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei santi.
Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.
Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.
Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.
|
Ogni tanto ci aiuta il fare un passo indietro e vedere da lontano.
Il Regno non è solo oltre i nostri sforzi, è anche oltre le nostre visioni.
Niente di ciò che noi facciamo è completo.
Che è come dire che il Regno sta più in là di noi stessi.
Nessuna affermazione dice tutto quello che si può dire.
Nessuna preghiera esprime completamente la fede.

Nessuna visita pastorale porta con sé tutte le soluzioni.
Nessun programma compie in pieno la missione della Chiesa.
Nessuna meta né obiettivo raggiunge la completezza.
Di questo si tratta:
noi piantiamo semi che un giorno nasceranno.
Noi innaffiamo semi già piantati, sapendo che altri li custodiranno.
Mettiamo le basi di qualcosa che si svilupperà.
Mettiamo il lievito che moltiplicherà le nostre capacità.
Non possiamo fare tutto,
però dà un senso di liberazione l’iniziarlo.
Ci dà la forza di fare qualcosa e di farlo bene.
Può rimanere incompleto, però è un inizio, il passo di un cammino.
Una opportunità perché la grazia di Dio entri
e faccia il resto.
Può darsi che mai vedremo il suo compimento,
ma questa è la differenza tra il capomastro e il manovale.
Siamo manovali, non capomastri,
servitori, non messia.
Noi siamo profeti di un futuro che non ci appartiene.

mercoledì 28 dicembre 2016
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Messaggio del 25 Dicembre 2016 a Jakov
"Cari figli!
oggi in questo giorno di grazia vi invito, in maniera particolare, a pregare per la pace.
Figli, io sono venuta qui come Regina della Pace e tante volte vi ho chiamati a pregare per la pace, però i vostri cuori sono agitati, il peccato vi frena ad aprirvi completamente alla grazia e alla pace che Dio vi vuole donare. Vivere la pace, figli miei, vuol dire prima ad avere la pace nei vostri cuori e donarsi totalmente a Dio e
alla Sua volontà. Non cercate pace e gioia nelle cose terrene perché tutto questo è di passaggio. Sforzatevi verso la Vera Misericordia e pace che viene solo da Dio e solo così i vostri cuori saranno pieni di gioia sincera e solo così potrete diventare testimoni di pace in questo mondo agitato. Io sono la vostra madre e intercedo per ogni uno di voi. Grazie perché avete risposto alla mia chiamata.
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MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE A MARJA - 25 DICEMBRE 2016
"Cari figli!
Con grande gioia oggi vi porto mio Figlio Gesù perché Lui vi dia la Sua pace. Figlioli, aprite i vostri cuori e siate gioiosi affinché possiate accoglierla. Il cielo è con voi e lotta per la pace nei vostri cuori, nelle famiglie e nel mondo e voi, figlioli, aiutatelo con le vostre preghiere affinché sia così. Vi benedico con mio Figlio Gesù e vi invito a non perdere la speranza e che il vostro sguardo e il vostro cuore siano sempre rivolti verso il cielo e verso l’eternità. Così sarete aperti a Dio ed ai Suoi piani. Grazie per aver risposto alla mia chiamata". |
domenica 25 dicembre 2016
mercoledì 21 dicembre 2016
IL GRIDO DEI POVERI
In questi giorni di attesa del NATALE, le agenzie
dei telegiornali e dei programmi televisivi su argomenti di attualità si alternano
fra previsioni di spese e statistiche, confronti fra l’oggi e il passato, consigli per gli acquisti di fine anno o per i
regali di Natale; evidenziano le preoccupazioni per la crisi e per le
difficoltà economiche che non permetteranno grandi spese per queste festività. In
quasi tutte le agenzie prevale il calcolo delle spese per il grande cenone: si
parla di numeri con molti zeri.
Eppure sembra che sia sempre troppo poco, pare che
gli Italiani debbano rinunciare a molte prelibatezze o leccornìe, perché non
possono permettersele, sembra quasi che sia una festa ’ridotta’’
perché non possono permettersi certi lussi a cui erano abituati o meglio dire a certi ‘’sperperi’’ a cui erano abituati e questo dà la sensazione di una certa ‘’miseria’’, quasi fosse miseria quando non ci si può permettere il di più!
perché non possono permettersi certi lussi a cui erano abituati o meglio dire a certi ‘’sperperi’’ a cui erano abituati e questo dà la sensazione di una certa ‘’miseria’’, quasi fosse miseria quando non ci si può permettere il di più!
IL DI PIU’.
Parliamo del superfluo, di tutto quel cibo che
finisce nelle pattumiere, che non è un avanzo, ma che non viene affatto usato
per le tante cose che si sono comprate.
Ecco, se in Occidente è considerata ‘’miseria’’
il non poter avere ‘’il superfluo’’, nel
Sud del mondo è considerata ricchezza
chi può permettersi un pugno di riso e un sorso d’acqua.
Quanta distanza tra l’uno e l’altro modus vivendi!
Quanta differenza fra la troppa abbondanza e la
troppa miseria!
E in questo caso la fatidica frase ‘’eppure siamo nel Duemila’’ direi che
calza perfettamente!
Se proprio vogliamo parlare di statistiche, mettiamone
pure un po’ a confronto: le spese degli Italiani per il cenone di Natale, per esempio, e il
numero dei bambini che OGGI, IN QUESTO MOMENTO, muoiono di fame e di sete,
muoiono per malattie facilmente curabili, come raffreddore, varicella e
morbillo…
Mettiamo pure queste ricerche di mercato a
confronto: ci accorgeremo che il confronto non può reggere, non c’è confronto
possibile fra la morte per fame e il lamentarsi per l’assenza del superfluo.
Il confronto non è possibile fra il vivere per
mangiare e il mangiare per vivere.
E papa Francesco, come sempre, con lo sguardo e il
cuore rivolto verso i suoi amati poveri, non può non ascoltare il loro grido e
farlo proprio, accogliere il loro grido dentro di sé e amplificarlo per il
mondo, usare la propria voce per dare voce a coloro a cui mancano i beni di
prima necessità.
Il suo intervento al Simposio degli economisti lo
scorso novembre ci aiuta a riflettere e ci esorta a rendere giustizia ai
poveri, a dare un senso etico all’economia e alla finanza, così che mettano al
centro l’uomo e non il denaro: il denaro
per l’uomo e non l’uomo per il denaro!
È una questione di giustizia
sociale ma anche di cuore … e di amore!
Ascoltiamo, dunque, la sua voce...
Papa: ripensare economia ascoltando il grido dei poveri
Leggere le
domande per rispondervi,
ascoltare il pianto
per consolare,
riconoscere le
ingiustizie per condividere
l’economia, discernere le insicurezze per
offrire pace e guardare le paure per rassicurare: questo il delicato
compito della vita consacrata
(di Roberta Barbi
–Radio Vaticana, sabato 26 novembre 2016)
Per
ripensare l’economia, bisogna partire dalle piccole scelte quotidiane che
tutti siamo chiamati a fare, usando i beni per scelte solidali, avendo
cura del Creato e misurandosi con la povertà delle famiglie che ci vivono
accanto.
Questo il
cuore del messaggio inviato da Papa Francesco al Simposio sull’economia svoltosi
a Roma, presso la Pontificia Università Antonianum e organizzato dalla
Congregazione per gli istituti di Vita consacrata e le
Società di vita apostolica.
Vi hanno partecipato circa
mille economi, impegnati sul
tema: “Ripensare l’economia nella
fedeltà al carisma”.
Carisma, fedeltà
e un ripensamento dell’economia: il Papa ripercorre i tre punti salienti che
formano il titolo del Simposio sull’economia organizzato dalla
Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica
per offrire le
sue riflessioni sul
tema.
I
carismi, innanzitutto, afferma
il Santo Padre,
nella Chiesa non sono “qualcosa di statico e rigido”, ma sono
chiamati a fruttificare facendo nascere il bene all’interno della Storia.
Parlare di carisma significa parlare di dono, di gratuità e
di grazia, come conferma la radice del termine, charis: una società che non la possiede finisce per disumanizzarsi,
mentre l’economia non è mai neutra
dal punto di
vista etico e antropologico
e se non
concorre a costruire
rapporti di giustizia e solidarietà, genera situazioni di
esclusione e di rifiuto.
Questa, dunque, la chiamata cui devono rispondere i consacrati: restare
vigili e rispondere
alle situazioni concrete mantenendo vitali
questi doni, ma
anche ascoltando la Parola di Dio che ci parla e restando pronti a
“sporcarsi le mani” lavorando nella storia scrutando in
essa i segni di
Dio e accompagnando
le donne e gli
uomini del nostro
tempo.
Leggere le domande per
rispondervi, ascoltare il
pianto per consolare, riconoscere le
ingiustizie per condividere l’economia, discernere le
insicurezze per offrire pace e guardare le paure per rassicurare: questo
il delicato compito della vita consacrata.
Fedeltà
al carisma e alla missione della Chiesa.
La
fedeltà, invece, prosegue Francesco, oggi è “domandarsi cosa il Signore ci
chiede di fare”. Chiedersi, dunque, “se le nostre opere manifestano o no il
carisma che abbiamo professato – chiarisce il
Papa – se rispondono alla missione
che la Chiesa
ci ha affidato”.
Il criterio di valutazione, naturalmente, non
può essere la redditività,
ma – appunto la fedeltà al
carisma che richiede
il coraggio di tenere
lo sguardo ben rivolto a Cristo e le orecchie
attente alla voce dei poveri.
"L'ipocrisia
dei consacrati che vivono da ricchi danneggia la Chiesa".
Si
arriva, dunque, al ripensamento dell’economia attraverso una rilettura
attenta non solo della storia, ma della Parola di Dio, agendo poi con “quella
fiducia coraggiosa nella provvidenza del Padre”.
Il Papa
invita a non farsi tentare dalla logica dell’individualismo, ma ad esprimere
il discernimento che opera nel rispetto delle leggi e si pone
controcorrente perché si
serve del denaro, non serve il denaro, si avvale di specialisti perché necessita di competenze
e capacità specifiche, ma riguarda anche la vita di ognuno. In questo
senso il discernimento non si delega,
perché
investe la responsabilità personale.
Anche gli
istituti di vita consacrata – aggiunge il
Papa – non sono esenti
da rischi come
la massimizzazione del
profitto che è distorsione dell’economia, o come il
cedere alla trappola dell’avarizia. “L’ipocrisia dei consacrati che vivono da
ricchi ferisce le coscienze dei fedeli e danneggia la Chiesa – avverte
Francesco – dobbiamo educarci a un’austerità responsabile perché non basta aver
fatto la professione religiosa per essere poveri”, soprattutto se l’istituto cui
si appartiene consente di gestire
o godere di tutti i
beni che si desiderano.
Compiere scelte
di onestà è faticoso – conclude il Papa - ma
si tratta di acquisire un
habitus, uno stile nel segno della giustizia e
della condivisione spesso
scomodo, ma come scrive San Giovanni Apostolo nella sua Prima Lettera, “se uno ha ricchezze di questo mondo vedendo
il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore come dimora in lui
l'amore di Dio?''
domenica 18 dicembre 2016
La festività dell'Immacolata Concezione ci invita a riflettere sull'importanza crescente che ha avuto la presenza della Madonna nei tempi moderni, a partire dalle apparizioni di Rue di Bac a Parigi nel 1830 fino ai nostri giorni. Da allora è stato un crescendo continuo della luce di Maria che illumina le tenebre di un mondo che si sostituisce a Dio, indicando se stesso come dio. L'Ancella del Signore scende in campo contro l'impero tenebroso della menzogna e della morte, per schiacciargli la testa superba e per riportare nel mondo la regalità di Gesù Cristo. Dentro di noi e intorno a noi si è accesa una battaglia, alla quale la Regina del cielo chiama i suoi "apostoli", perché combattano per il trionfo del suo Cuore Immacolato. Fin dall'inizio la Madonna ha assicurato la sua vittoria finale e non cessa di farlo tutt'ora, quando la potenza del male nel mondo sembra una forza invincibile. La Vergine potente contro il male già ora realizza silenziosamente le sue vittorie, nei suoi figli che si convertono, in quelli che danno testimonianza con coraggio e in quelli che, per amor suo e di Gesù, affrontano la persecuzione e il martirio. Noi dobbiamo far parte di questo stuolo di "apostoli di Maria" che portano la luce della verità e il fuoco della carità a un mondo che si è perso adorando se stesso e che è caduto sotto la schiavitù del serpente infernale.
P. L.
P. L.
sabato 3 dicembre 2016
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MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE A MIRJANA - 2 DICEMBRE 2016 |
“Cari figli,
il mio Cuore materno piange mentre guardo quello che fanno i miei figli.
I peccati si moltiplicano, la purezza dell’anima è sempre meno importante.
Mio Figlio viene dimenticato e adorato sempre meno ed i miei figli vengono perseguitati. Perciò voi, figli miei, apostoli del mio amore, invocate il nome di mio Figlio con l’anima e con il cuore: Egli avrà per voi parole di luce.
Egli si manifesta a voi, spezza con voi il Pane e vi dà parole d’amore, affinché le trasformiate in opere di misericordia e siate così testimoni di verità.
Perciò, figli miei, non abbiate paura! Permettete che mio Figlio sia in voi. Egli si servirà di voi per prendersi cura delle anime ferite e convertire quelle perdute.
Perciò, figli miei, tornate alla preghiera del Rosario.
Pregatelo con sentimenti di bontà, di offerta e di misericordia. Pregate non soltanto a parole, ma con opere di misericordia.
Pregate con amore verso tutti gli uomini.
Mio Figlio ha sublimato l’amore col sacrificio. Perciò vivete con lui per avere forza e speranza, per avere l’amore che è vita e che conduce alla vita eterna.
Per mezzo dell’amore di Dio anch’io sono con voi, e vi guiderò con materno amore.
Vi ringrazio!”.
domenica 27 novembre 2016
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MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE A MIRJANA - 25 NOVEMBRE 2016 |
In questo tempo di grazia, Dio mi ha permesso di guidarvi verso la santità e verso una vita semplice, affinché nelle piccole cose possiate scoprire Dio Creatore, innamorarvi di Lui e affinché la vostra vita sia un ringraziamento all’Altissimo per tutto quello che Lui vi dona. Figlioli, la vostra vita sia un dono per gli altri nell’amore e Dio vi benedirà. E voi, testimoniate senza interesse, per amore verso Dio.
Io sono con voi e intercedo davanti a mio Figlio per tutti voi.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata".
sabato 12 novembre 2016
QUANDO VERRA’, TROVERA’ LA FEDE?
Nelle ultime
settimane di ogni anno liturgico, generalmente la liturgia riporta brani su argomenti
escatologici; non credo che questa
scelta sia solo conseguenza del fatto che si è nel mese dedicato ai morti e questo porta
il nostro pensiero verso argomenti che parlano dell’aldilà e della fine di
tutte le cose.
Siamo, invece, alla
fine di un percorso liturgico che ci ha messo davanti fatti ed eventi di
portata universale, interrogativi pressanti, laceranti che scatenano o che avrebbero
dovuto scatenare in noi la crisi della nostra coscienza; abbiamo ripercorso la
vita di un Uomo-Dio che, pur di salvarci, ha scelto di farsi Carne e di morire
per noi e soprattutto per mano nostra.
Sì, forse è questo
ciò che è più difficile credere e capire: il Figlio dell’Uomo sa che, per
salvarci, deve lasciarsi uccidere da noi; sa che, per sconfiggere la Morte,
deve prenderla su di sé, in un corpo umano del tutto simile al nostro e
annientarla con la Sua Potenza Divina.
La Morte, alleata
del Male, si impadronisce del nostro corpo e, distruggendolo, distrugge l’Opera
Creativa di Dio; ma Dio, che scrive diritto anche sulle righe storte, non può
lasciare che ciò che è uscito dalle Sue Mani e dal desiderio del Suo Cuore vada
in frantumi e che il Male ottenga la sua vittoria; ecco che il Suo cuore di
Padre misericordioso va oltre il peccato commesso dall’uomo e guarda alla
Bellezza e alla Santità della Sua Opera e mette in atto un’operazione di
Restauro: ricompone ciò che è stato distrutto e ne ricostituisce la Bellezza
originaria, lo splendore della Creazione.
Ma Cristo ha
sconfitto la Morte, ha sconfitto il Mondo e noi siamo vincitori con Lui, in Lui
e grazie a Lui.
Questo, per noi
cristiani, è il debito d’Amore più grande che abbiamo mai contratto: la
salvezza eterna è un dono inestimabile e imparagonabile, il DONO per
eccellenza!
Noi che eravamo
nel peccato, noi che abbiamo rinnegato Dio, noi che abbiamo alzato mille e
mille volte la nostra voce contro di Lui accusandolo delle nostre sofferenze e
delle nostre disgrazie, noi che Lo abbiamo rifiutato mille volte al giorno… noi
che abbiamo alzato la nostra destra contro di Lui , mentre Lui soffriva per
salvare noi… noi siamo stati salvati dal Suo Amore … per Amore, semplicemente
ed esclusivamente per Amore!
Questo dovrebbe
farci venire i brividi al solo pensarci: chi darebbe la sua vita per un
peccatore?
Chi è in grado di
amare fino al punto da sacrificarsi per colui che lo sta uccidendo? Per chi ha
scelto di stare lontano dal Suo Amore, per chi ha rifiutato il Suo Aiuto, per
chi ha fatto della sua vita un’ unica bestemmia?
Solo un Dio che
ama e che non rinnega l’Opera delle Sue Mani può fare questo!
Può fare questo
senza chiederci niente in cambio: ma solo per Amore, solo per Amore!
Questo dovrebbe
metterci in ginocchio almeno ogni volta che ci troviamo alla sua Presenza,
dovrebbe produrre in noi quella contrizione di cuore che porta a lacerare le
vesti e a ricoprirsi il capo di cenere, come di davidica memoria.
E invece… e invece…
Un Pellegrino
generoso ed umile che aspetta il nostro Sì pur sapendo che potrebbe oltrepassare
quella porta senza nemmeno toccarla.
Ma a Lui serve il
nostro Si’, quel sì che è la chiave della nostra salvezza: sì vieni, sì
salvami, sì liberami, sì purificami, sì amami, sì scelgo Te!
Un piccolo Si’ che
trasforma ed illumina la nostra vita e la restaura e la ricostruisce dalle
fondamenta, ridonandole la Grazia perduta e rifiutata e riaprendo le Porte del
Regno.
Chi avrebbe mai
pensato che un semplice Si’ avrebbe avuto tutto questo potere, che porti in sé tutta
questa Grazia, che racchiuda un Mistero così grande che fa la differenza nella
qualità della nostra vita!?
Un sì! Un monosillabo!
Un’adesione speciale, totale, determinante!
E davanti a tutto
questo non ci si può non prostrarsi e rendere grazie: per il perdono del mio peccato,
per la sofferenza vissuta per me, per il Suo Amore gratuito e fedele, per la
Sua Presenza costante e attenta, premurosa e salvifica… per tutto quello che opera
in noi, creature dalla dura cervice e dal cuore perverso!
Ma quanto tutto
questo ci tocca veramente?
Quanto siamo
coscienti di tutto questo?
Quanto crediamo in
tutto questo?
Quanto desideriamo
tutto questo?
Quante volte
abbiamo ringraziato per tutto questo?
Ecco la domanda
allora che stravolge ogni cosa: ma quando il Figlio dell’Uomo verrà sulla
Terra, troverà ancora la fede?
Quest’interrogativo
è forse il più diretto e il più straziante di tutta la Storia della Salvezza!
Troverà ancora la
fede?
La risposta
appartiene a noi.
La risposta
dipende da noi.
La risposta è
tutta nelle nostre mani.
La risposta
dovrebbe essere quello stesso SI’ pronunciato dal Figlio dell’Uomo quando il
padre Gli ha chiesto di venire in mezzo a noi e di lasciarsi uccidere da noi ,
per salvare noi.
La risposta
dovrebbe essere quello stesso SI’ pronunciato dalla Vergine quando ha accolto
nel Suo Grembo il Figlio di Dio insieme a tutto il dolore che i figli degli
uomini avrebbero causato a Lui e di conseguenza anche a Lei.
Ma quel SI’ non c’è.
Quel SI’ fa fatica
a venire fuori perché il mondo ci porta ad un’altra risposta, ad un’altra
realtà, ad un altro esito: c’è la fede su questa Terra?
Senza entrare in
temi escatologici e cristologici che sarebbero troppo grandi per essere
trattati in poche righe, la risposta ci viene da un’esperienza personale
vissuta in queste ultime settimane, un’esperienza molto semplice, forse anche
banale, insignificante, che ci aiuta però a riflettere sulla nostra realtà di
fede, ci dà la misura reale della nostra fede…
Accade che, in
questi ultimi giorni, il mio cellulare sia pieno di messaggi e messaggini
contenenti delle brevi storielle: storielle che parlano di pace, di fede, di
amicizia, di prossimità, di carità, di ascolto della Voce di Dio… in poche
parole di tutto quello che è più caro alla fede cristiana, le nostre buone
azioni, i nostri buoni propositi, i nostri buoni pensieri… tutto quello che di
buono c’è nel cuore umano… e fin qui… niente da ridire, si tratta di storielle
concrete, vissute o inventate, non importa, ma esperienze umane realistiche che
fanno riflettere sulla direzione del nostro andare.
Tutto questo,
dicevo, ci sta, se può aiutarci a fare una riflessione sulla bontà delle nostre
azioni… ben venga, il problema nasce quando alla fine di ogni messaggino c’è
una frase conclusiva che stravolge ogni cosa: se credi in questo, se non ti vergogni di questo, manda questo
messaggino ad altre nove persone e qualcosa di bello ti accadrà in breve tempo!
Ed allora ogni
cosa si infrange: la strumentalizzazione della Parola di Dio passa per ingenui
messaggini che ci invitano a dimostrare la nostra fede non facendo quelle opere
buone che vengono narrate nel messaggio, ma solo mandando quel messaggio ad
altre persone, per non spezzare la catena!
Se la catena
dovesse spezzarsi, c’è il rischio che tutto il male del mondo si riversi nella
propria vita; se non si obbedisce al comando si interrompe qualcosa di così
potente che può cambiare la propria vita; basta un sì perché qualcosa di bello
ci accada e basta un no perché la nostra vita vada in frantumi!
La nostra vita,
terrena ed eterna, passa per un messaggino che, usando le Parole di Cristo, ci
porta verso la più mortale forma di paganesimo ed infima credulonerìa.
La nostra fede non
passa per un sì a Dio, ma un sì a diffondere un messaggino che incide sulle
nostre emozioni, sulla pochezza della nostra fede, sulla fragilità della nostra
esistenza, sul nostro bisogno di Bene e ci fa drammaticamente deviare, ci fa
credere che la fede sia fondata sulla paura di non rispondere positivamente a questo
invito per evitare che accada qualcosa di brutto nella nostra vita.
La nostra fede passa
per un sì alle paure, per un sì all’attaccamento a questo vita, per un sì a chi,
nascondendosi sotto la Bontà della fede cristiana, opera perversioni servendosi
degli stessi precetti cristiani!
Sottile l’azione,
ma drammatiche le conseguenze!
Se la nostra fede
è racchiusa in un solo messaggino e legata alla paura di quello che può
accadere se non lo rispedisci altre nove volte… allora le conclusioni vengono
da sé: quando verrà, troverà ancora la fede!
Tutto quello che
la Chiesa propone da millenni, basandosi su esperienze e testimonianze di vita
concreta… viene annientato da un messaggino di pochi righi!
La nostra fede
dipende dall’adesione ad un invito: sì, l’adesione ad un invito!
La differenza la
fa solo l’interlocutore al quale si dice il proprio sì: se al Figlio di Dio che
bussa alla porta ed aspetta la nostra risposta sulla nostra disponibilità a
diffondere il Suo Vangelo o all’amico che ti riempie il cellulare di storielle
condite di emozioni e ti porta a credere che la tua vita dipenda dalla
diffusione di un messaggino ???
Sì, l’interrogativo
ci sta tutto!
Troverà la fede? E
se la troverà, di che tipo sarà? Una fede evangelica o una fede mondana?
Alla fine di un
percorso liturgico durato un anno, l’interrogativo è d’obbligo, come a dire:
adesso che sai, adesso che hai sperimentato, adesso che hai avuto la
possibilità di vivere la Parola proclamata… a che punto è la tua fede?
È successo qualcosa
in te, nella tua vita?
Hai riflettuto
sulla direzione della tua vita?
Hai detto quel SI’
che cambia la tua vita?
Hai preso sul
serio la proposta evangelica?
L’hai messa in
pratica nei giorni della tua vita?
Domande che non
possono essere contenute in un messaggino sul cellulare e nemmeno in un’intera
vita trascorsa pregando e lodando Dio.
La
nostra fede (se proprio vogliamo restare sul concreto) sta nel coraggio – ci dice papa Francesco, nel
celebrare il Giubileo dei poveri - di chiedere perdono a tutti i poveri del
mondo per tutte le volte che un cristiano ha girato la testa dall’altra parte
di fronte ad un bisogno o ad una necessità del fratello!
La differenza sta
sempre nell’azione di una mano: se viene stesa per aiutare qualcuno o solo per
pigiare un tasto ed essere convinti di aver così messo al sicuro la propria
vita, rafforzato la fede e santificato il Nome di Dio!
giovedì 3 novembre 2016
«Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui».Lc 20,38
Risorgeremo? Qualcuno dice di no, altri affermano che diventeremo fasci di energie, altri ancora che ci reincarneremo. Noi, credenti in Gesù, invece, ne siamo certi: risorgeremo!
Questa è la certezza.
Noi, come quel giovane ragazzo torturato da re Antioco (2Mac 7,11), sappiamo che il nostro corpo ci è stato donato per vivere e far vivere, e ci sarà ridonato, un giorno, carico della sua storia, delle sue ferite, delle sue guarigioni, come corpo risorto, totalmente trasfigurato in Dio.
Ma che cosa accadrà dopo? Come sarà la risurrezione? Come la morte sarà definitivamente vinta? Non lo sappiamo, e sinceramente forse non ci serve neppure saperlo! La risurrezione è l’unico momento della vita di Gesù in cui non ci sono stati testimoni oculari. Anzi, l’unica testimonianza sembrerebbe essere proprio l’assenza di un corpo e il vuoto di un sepolcro. Chi vorrebbe le prove per tutto usa questa mancanza come un’ulteriore prova di debolezza della nostra fede. Ma la fede non è una teoria e, come tale, non va dimostrata, va semplicemente vissuta. E allora, noi che crediamo, viviamola! Smettiamola di fare calcoli sul dopo e iniziamo a vivere da risorti il nostro oggi. Così il nostro corpo, quando risorgerà portando con sé la sua storia, potrà raccontare piccole storie di risurrezione donata.

Noi, come quel giovane ragazzo torturato da re Antioco (2Mac 7,11), sappiamo che il nostro corpo ci è stato donato per vivere e far vivere, e ci sarà ridonato, un giorno, carico della sua storia, delle sue ferite, delle sue guarigioni, come corpo risorto, totalmente trasfigurato in Dio.
Ma che cosa accadrà dopo? Come sarà la risurrezione? Come la morte sarà definitivamente vinta? Non lo sappiamo, e sinceramente forse non ci serve neppure saperlo! La risurrezione è l’unico momento della vita di Gesù in cui non ci sono stati testimoni oculari. Anzi, l’unica testimonianza sembrerebbe essere proprio l’assenza di un corpo e il vuoto di un sepolcro. Chi vorrebbe le prove per tutto usa questa mancanza come un’ulteriore prova di debolezza della nostra fede. Ma la fede non è una teoria e, come tale, non va dimostrata, va semplicemente vissuta. E allora, noi che crediamo, viviamola! Smettiamola di fare calcoli sul dopo e iniziamo a vivere da risorti il nostro oggi. Così il nostro corpo, quando risorgerà portando con sé la sua storia, potrà raccontare piccole storie di risurrezione donata.
(da:https://cantalavita.com)
mercoledì 2 novembre 2016
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MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE A MIRJANA - 2 NOVEMBRE 2016 |
Cari figli, venire a voi e manifestarmi a voi è una grande gioia per il mio Cuore materno.
È un dono di mio Figlio per voi e per altri che verranno. Come Madre vi invito: amate mio Figlio al di sopra di tutto! Per amarlo con tutto il cuore, dovete conoscerlo.
Lo conoscerete con la preghiera. Pregate col cuore e i sentimenti. Pregare vuol dire pensare al suo amore e al suo sacrificio. Pregare significa amare, dare, patire ed offrire. Invito voi, figli miei, ad essere apostoli della preghiera e dell’amore. Figli miei, è tempo di veglia. In questa veglia vi invito alla preghiera, all’amore ed alla fiducia. Mentre mio Figlio guarderà nei vostri cuori, il mio Cuore materno desidera che egli in essi veda fiducia incondizionata e amore. L’amore unito dei miei apostoli vivrà, vincerà e svelerà il male. Figli miei, io sono stata il calice dell’Uomo–Dio, sono stata strumento di Dio. Perciò invito voi, miei apostoli, ad essere calice dell’amore sincero e puro di mio Figlio. Vi invito ad essere uno strumento attraverso il quale tutti coloro che non hanno conosciuto l’amore di Dio, che non hanno mai amato, comprenderanno, lo accetteranno e si salveranno.
Vi ringrazio, figli miei!
Mirjana ha riferito che la Madonna ha benedetto tutti i presenti e tutti gli oggetti di devozione portati per essere benedetti ed ha aggiunto che, mentre la Madonna se ne andava, ha visto un calice
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