L’ELOQUENTE SILENZIO
DI GIUSEPPE
È sicuramente un po’ sconcertante la
figura di San Giuseppe, uomo giusto, uomo amato, ma sicuramente poco
conosciuto; lui, infatti non ci lascia una sola parola, una sola espressione
che possa far trapelare tutta l’emozione e la commozione del ruolo ricoperto…
eppure lo sentiamo così vicino a noi come nessun altro!
Di lui conosciamo solo la reazione
iniziale di fronte al segreto di Maria e quel sogno in cui gli fu rivelata la
Verità.
A dire il vero, forse sono proprio i
suoi sogni l’unica cosa che conosciamo di lui: il Signore gli parla nel sogno e
gli rivela i misteri della sua missione e tutto quello che deve fare per
custodire quella Santa Famiglia che gli è stata affidata e che deve difendere
con la sua vita, la sua saggezza e la sua premura, con il suo essere ‘’uomo di
Dio’’, incaricato da Dio stesso di vigilare sul Suo Unico Figlio, mandato sulla
Terra per salvare i peccatori.
Se è vero che non ci lascia parole (anche
quando Gesù, dodicenne, si smarrisce nel tempio e viene ritrovato dopo tre
giorni, sarà Maria a parlare e a riprendere suo Figlio, evidenziando la loro
preoccupazione di genitori: io e tuo
padre eravamo preoccupati e ti abbiamo cercato per giorni); se è vero che
Giuseppe agisce nel silenzio, non possiamo comunque non vedere la sua presenza
costante dietro quel Figlio, la cui
paternità diventa per lui un santo privilegio: guidare, proteggere,
accompagnare il Figlio di Dio nel suo breve cammino sulla Terra!
Quale Grazia! Quale beato privilegio!
Solo considerando fino in fondo questo
mistero, senza mai riuscire a comprenderlo completamente, si può leggere il
silenzio di Giuseppe che diventa più eloquente di mille discorsi.
È il silenzio di chi non riesce a
capire come mai sia stato scelto proprio lui per questo santo compito.
È il silenzio di chi adora e ‘’conserva e medita tutte quelle cose nel suo cuore’’
ancor più di Maria stessa.
Lui guarda quel Figlio e lo vede
crescere, il suo è uno sguardo paterno carico di stupore e di amore, di
incomprensione forse anche dell’immeritata Grazia concessagli.
È il silenzio di chi porta avanti la
sua opera senza mai, neanche per un istante, insuperbirsi per quella scelta
divina nei confronti della sua umile persona.
Ne aveva certo di motivi di cui andare
orgoglioso, era stato scelto dal Padre per fare da padre a suo Figlio: cos’altro
poteva chiedere di più!?
Sì, Giuseppe ha vissuto tutto lo sconcerto
di essere ‘’figlio del Figlio’’, proprio come la sua mamma: ‘’Figlia del suo
Figlio’’.
Una condizione paradossale,
sicuramente non consueta, sicuramente difficile: si è trovato ad essere
genitore di Colui che avrebbe potuto rivoltare il mondo con un solo gesto della
sua Mano, nelle cui Mani c’era il
destino di un’Umanità intera!
E quale è stata la sua reazione?
Giuseppe si pone al servizio del
Figlio con quell’umiltà e quella riservatezza che rivelano quel suo amore
adorante e premuroso che dice tutto , che racchiude il coraggio del suo Sì: il
coraggio di fare da padre a chi aveva creato ogni cosa, a Chi era il Suo Dio,
Colui al Quale doveva la sua adorazione e il suo servizio.
Certo che il suo silenzio adorante e
meravigliato è più eloquente di mille discorsi!
Giuseppe si pone dietro Suo Figlio,
non solo per seguirlo, ma per proteggerlo e per difenderlo dai pericoli che
sempre incombevano sul suo Capo.
Giuseppe si pone dietro Suo Figlio con
quella riservatezza adorante che racchiude tutto il suo ruolo di padre:
difensore e protettore di un Figlio che gli è stato dato come un Dono di
Grazia!
È l’unico caso al mondo in cui non è
il Figlio a doversi rimettersi alla volontà del padre, ma il padre a rimettersi
alla volontà del Figlio: non la mia, ma
la tua Volontà si compia in me!
Giuseppe, uomo di parola, fedele alla Parola
Vivente: una volta offerto il suo Sì, non torna più indietro, ma mette tutta la
sua persona al servizio di ciò che gli è stato chiesto e resta in silenzio,
silenzio operoso e vigile, premuroso e attento, costante e sicuro.
Giuseppe è una figura straordinaria
non per le cose straordinarie che ha compiuto, ma per la straordinarietà del
suo silenzio, quel suo silenzio fatto di responsabilità e fedeltà, di
meraviglia e di azione costante, sempre pronto ad intervenire, ad agire, a
rimboccarsi le maniche perché nulla manchi a quel Figlio amato più di quanto un
uomo mortale possa mai fare.
Giuseppe mette sempre davanti a sé Suo
Figlio, non oscura mai la Sua Presenza, non impone mai la
sua, non si inorgoglisce mai per quel compito sì alto per il quale è stato
scelto, un compito che è toccato solo a lui, a nessun altro è stato chiesto
tanto; a lui è stato chiesto di credere e di agire di conseguenza, di non
guardarsi mai indietro lasciandosi prendere dallo sgomento per quel compito che
lo faceva rabbrividire, ma anche sperare.
La vita del Figlio di Dio dipendeva
dall’opera delle sue mani e dalla tempestività delle sue decisioni, dal suo
fidarsi delle parole degli angeli che lo mettevano in guardia da tutto ciò che avrebbe
potuto mettere in pericolo la Sua Famiglia .
Il suo è l’esempio di un affidamento
totale, perché nessun uomo avrebbe potuto conoscere ciò che era nei progetti di
Dio per la salvezza del mondo, da solo non avrebbe potuto svolgere il suo ruolo
di padre di quel Figlio a cui il Cosmo intero aveva fatto festa nella Notte
Santa della Sua Nascita terrena!
Quale uomo avrebbe potuto contemplare
il Mistero del Natale e non svenire per la gioia e non morire per la paura di
ciò che gli veniva rivelato!
Solo Giuseppe: uomo giusto, uomo
riservato, uomo umile, uomo operoso, uomo contemplativo, uomo premuroso, uomo
di parola, uomo di fede.
È nel silenzio del suo cuore, nell’assenza
delle parole, ma nell’eloquenza dei
fatti che Giuseppe dice e parla del suo essere stato ed esserlo per sempre ‘’padre
putativo del Suo Signore’’.
Ci sarebbe da svenire a questa
consapevolezza!
Sì, le vertigini prendono e il cuore
va in fibrillazione nel pensare a questo compito!
Come si fa ad essere il padre di
Dio!!!
Giuseppe ha assolto al suo compito
contemplando ogni cosa nel suo cuore e senza mai tirarsi indietro un solo
istante alla parola data.
Ecco, Giuseppe non è l’uomo delle parole, ma è l’uomo della Parola, davanti a Lui c’era la Parola Vivente, quella Parola davanti alla quale tutte le altre parole tacciono, non possono che tacere e lasciare che sia la Parola Viva a parlare.
Le parole di Giuseppe restano nel
silenzio commosso del suo cuore per dare tutto lo spazio alla Parola Vivente
che cresceva in Grazia e Virtù sotto i suoi occhi e tra le sue mani.
La riservatezza di Giuseppe ci parla
del suo aver saputo dare l’assoluta priorità alla Parola Vivente, messa al
primo posto nella sua via e nel suo cuore, davanti alla cui potenza ogni altra
parola diventa insignificante ed inutile.
È stato lui il primo ad adorare la Parola di Dio fattasi Carne e scesa
in mezzo a noi!
È stato lui a contemplarne il mistero
e a vivere su di sé tutta la potenza edificatrice di quella Parola che un
giorno ‘’disse e tutto fu’’!
Giuseppe è il modello insuperabile di
adorazione della Parola!
È lui che ci dà il modello pieno di
come si adora la Parola: davanti alla Parola, le parole devono tacere, si adora
nel silenzio, nella profondità del proprio cuore, e si ama con tutto il proprio
cuore, tutta la propria forza e tutta la propria mente.
Si ama e si tace.
Non è necessario fare altro.
Non c’è altro da fare se non… adorare
il Mistero della Parola Rivelata e Incarnata!
Giuseppe è l’uomo del silenzio.
È il padre dell’ascolto.
È colui che sa, ama e adora con tutto
se stesso la Parola di Dio a lui donata e offerta alla sua protezione!
Ecco l’eloquenza di Giuseppe: un
modello altissimo di santità vissuta nel silenzio operante della carità,
ineccepibile nella fedeltà, incontrastabile nella cura premurosa,
silenziosamente adorante nella totalità del suo essere padre e figlio del Suo
Figlio!
San Giuseppe, nel suo evangelico
silenzio, ci parla di tutto questo, dissolve i nostri interrogativi e le nostre
invadenti curiosità, ci racconta del suo stupore e del suo impegno quotidiano
nel darsi da fare, concretamente, per la sicurezza fisica di Suo Figlio, ai
Piedi del quale offre e lascia il suo cuore di padre, di figlio, di cristiano
salvato.
Giuseppe, uomo santo per quel santo
amore che ha saputo portare, vivere e manifestare a quel Santo Figlio che non
aspettava, ma che tanto ha poi saputo amare.
Il Padre ha avuto bisogno delle sue
mani, dei suoi occhi, del suoi piedi per proteggere Suo Figlio e ha chiesto il
suo aiuto perché niente mancasse a quel Figlio tanto Amato, gli ha affidato la
Persona più cara in assoluto al Suo cuore: il Suo Figlio Unigenito, fatto della
stessa sua sostanza!
Ci fu mai compito più santo offerto ad
una creatura umana!?
Ecco, dunque, il modello più alto che
ogni cristiano, che si dica e sia tale per davvero, deve imitare… dopo il
Cristo, nostro e suo Signore!
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