''Compresi che l'Amore racchiudeva tutte le vocazioni'' (Madre Teresa di Calcutta) - Blog registrato nei SITI CATTOLICI ITALIANI
sabato 31 dicembre 2016
venerdì 30 dicembre 2016
TE DEUM
Noi ti lodiamo, Dio *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell'universo.
I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.
Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei santi.
Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.
Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.
Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.
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Ogni tanto ci aiuta il fare un passo indietro e vedere da lontano.
Il Regno non è solo oltre i nostri sforzi, è anche oltre le nostre visioni.
Niente di ciò che noi facciamo è completo.
Che è come dire che il Regno sta più in là di noi stessi.
Nessuna affermazione dice tutto quello che si può dire.
Nessuna preghiera esprime completamente la fede.

Nessuna visita pastorale porta con sé tutte le soluzioni.
Nessun programma compie in pieno la missione della Chiesa.
Nessuna meta né obiettivo raggiunge la completezza.
Di questo si tratta:
noi piantiamo semi che un giorno nasceranno.
Noi innaffiamo semi già piantati, sapendo che altri li custodiranno.
Mettiamo le basi di qualcosa che si svilupperà.
Mettiamo il lievito che moltiplicherà le nostre capacità.
Non possiamo fare tutto,
però dà un senso di liberazione l’iniziarlo.
Ci dà la forza di fare qualcosa e di farlo bene.
Può rimanere incompleto, però è un inizio, il passo di un cammino.
Una opportunità perché la grazia di Dio entri
e faccia il resto.
Può darsi che mai vedremo il suo compimento,
ma questa è la differenza tra il capomastro e il manovale.
Siamo manovali, non capomastri,
servitori, non messia.
Noi siamo profeti di un futuro che non ci appartiene.

mercoledì 28 dicembre 2016
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Messaggio del 25 Dicembre 2016 a Jakov
"Cari figli!
oggi in questo giorno di grazia vi invito, in maniera particolare, a pregare per la pace.
Figli, io sono venuta qui come Regina della Pace e tante volte vi ho chiamati a pregare per la pace, però i vostri cuori sono agitati, il peccato vi frena ad aprirvi completamente alla grazia e alla pace che Dio vi vuole donare. Vivere la pace, figli miei, vuol dire prima ad avere la pace nei vostri cuori e donarsi totalmente a Dio e
alla Sua volontà. Non cercate pace e gioia nelle cose terrene perché tutto questo è di passaggio. Sforzatevi verso la Vera Misericordia e pace che viene solo da Dio e solo così i vostri cuori saranno pieni di gioia sincera e solo così potrete diventare testimoni di pace in questo mondo agitato. Io sono la vostra madre e intercedo per ogni uno di voi. Grazie perché avete risposto alla mia chiamata.
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MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE A MARJA - 25 DICEMBRE 2016
"Cari figli!
Con grande gioia oggi vi porto mio Figlio Gesù perché Lui vi dia la Sua pace. Figlioli, aprite i vostri cuori e siate gioiosi affinché possiate accoglierla. Il cielo è con voi e lotta per la pace nei vostri cuori, nelle famiglie e nel mondo e voi, figlioli, aiutatelo con le vostre preghiere affinché sia così. Vi benedico con mio Figlio Gesù e vi invito a non perdere la speranza e che il vostro sguardo e il vostro cuore siano sempre rivolti verso il cielo e verso l’eternità. Così sarete aperti a Dio ed ai Suoi piani. Grazie per aver risposto alla mia chiamata". |
domenica 25 dicembre 2016
mercoledì 21 dicembre 2016
IL GRIDO DEI POVERI
In questi giorni di attesa del NATALE, le agenzie
dei telegiornali e dei programmi televisivi su argomenti di attualità si alternano
fra previsioni di spese e statistiche, confronti fra l’oggi e il passato, consigli per gli acquisti di fine anno o per i
regali di Natale; evidenziano le preoccupazioni per la crisi e per le
difficoltà economiche che non permetteranno grandi spese per queste festività. In
quasi tutte le agenzie prevale il calcolo delle spese per il grande cenone: si
parla di numeri con molti zeri.
Eppure sembra che sia sempre troppo poco, pare che
gli Italiani debbano rinunciare a molte prelibatezze o leccornìe, perché non
possono permettersele, sembra quasi che sia una festa ’ridotta’’
perché non possono permettersi certi lussi a cui erano abituati o meglio dire a certi ‘’sperperi’’ a cui erano abituati e questo dà la sensazione di una certa ‘’miseria’’, quasi fosse miseria quando non ci si può permettere il di più!
perché non possono permettersi certi lussi a cui erano abituati o meglio dire a certi ‘’sperperi’’ a cui erano abituati e questo dà la sensazione di una certa ‘’miseria’’, quasi fosse miseria quando non ci si può permettere il di più!
IL DI PIU’.
Parliamo del superfluo, di tutto quel cibo che
finisce nelle pattumiere, che non è un avanzo, ma che non viene affatto usato
per le tante cose che si sono comprate.
Ecco, se in Occidente è considerata ‘’miseria’’
il non poter avere ‘’il superfluo’’, nel
Sud del mondo è considerata ricchezza
chi può permettersi un pugno di riso e un sorso d’acqua.
Quanta distanza tra l’uno e l’altro modus vivendi!
Quanta differenza fra la troppa abbondanza e la
troppa miseria!
E in questo caso la fatidica frase ‘’eppure siamo nel Duemila’’ direi che
calza perfettamente!
Se proprio vogliamo parlare di statistiche, mettiamone
pure un po’ a confronto: le spese degli Italiani per il cenone di Natale, per esempio, e il
numero dei bambini che OGGI, IN QUESTO MOMENTO, muoiono di fame e di sete,
muoiono per malattie facilmente curabili, come raffreddore, varicella e
morbillo…
Mettiamo pure queste ricerche di mercato a
confronto: ci accorgeremo che il confronto non può reggere, non c’è confronto
possibile fra la morte per fame e il lamentarsi per l’assenza del superfluo.
Il confronto non è possibile fra il vivere per
mangiare e il mangiare per vivere.
E papa Francesco, come sempre, con lo sguardo e il
cuore rivolto verso i suoi amati poveri, non può non ascoltare il loro grido e
farlo proprio, accogliere il loro grido dentro di sé e amplificarlo per il
mondo, usare la propria voce per dare voce a coloro a cui mancano i beni di
prima necessità.
Il suo intervento al Simposio degli economisti lo
scorso novembre ci aiuta a riflettere e ci esorta a rendere giustizia ai
poveri, a dare un senso etico all’economia e alla finanza, così che mettano al
centro l’uomo e non il denaro: il denaro
per l’uomo e non l’uomo per il denaro!
È una questione di giustizia
sociale ma anche di cuore … e di amore!
Ascoltiamo, dunque, la sua voce...
Papa: ripensare economia ascoltando il grido dei poveri
Leggere le
domande per rispondervi,
ascoltare il pianto
per consolare,
riconoscere le
ingiustizie per condividere
l’economia, discernere le insicurezze per
offrire pace e guardare le paure per rassicurare: questo il delicato
compito della vita consacrata
(di Roberta Barbi
–Radio Vaticana, sabato 26 novembre 2016)
Per
ripensare l’economia, bisogna partire dalle piccole scelte quotidiane che
tutti siamo chiamati a fare, usando i beni per scelte solidali, avendo
cura del Creato e misurandosi con la povertà delle famiglie che ci vivono
accanto.
Questo il
cuore del messaggio inviato da Papa Francesco al Simposio sull’economia svoltosi
a Roma, presso la Pontificia Università Antonianum e organizzato dalla
Congregazione per gli istituti di Vita consacrata e le
Società di vita apostolica.
Vi hanno partecipato circa
mille economi, impegnati sul
tema: “Ripensare l’economia nella
fedeltà al carisma”.
Carisma, fedeltà
e un ripensamento dell’economia: il Papa ripercorre i tre punti salienti che
formano il titolo del Simposio sull’economia organizzato dalla
Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica
per offrire le
sue riflessioni sul
tema.
I
carismi, innanzitutto, afferma
il Santo Padre,
nella Chiesa non sono “qualcosa di statico e rigido”, ma sono
chiamati a fruttificare facendo nascere il bene all’interno della Storia.
Parlare di carisma significa parlare di dono, di gratuità e
di grazia, come conferma la radice del termine, charis: una società che non la possiede finisce per disumanizzarsi,
mentre l’economia non è mai neutra
dal punto di
vista etico e antropologico
e se non
concorre a costruire
rapporti di giustizia e solidarietà, genera situazioni di
esclusione e di rifiuto.
Questa, dunque, la chiamata cui devono rispondere i consacrati: restare
vigili e rispondere
alle situazioni concrete mantenendo vitali
questi doni, ma
anche ascoltando la Parola di Dio che ci parla e restando pronti a
“sporcarsi le mani” lavorando nella storia scrutando in
essa i segni di
Dio e accompagnando
le donne e gli
uomini del nostro
tempo.
Leggere le domande per
rispondervi, ascoltare il
pianto per consolare, riconoscere le
ingiustizie per condividere l’economia, discernere le
insicurezze per offrire pace e guardare le paure per rassicurare: questo
il delicato compito della vita consacrata.
Fedeltà
al carisma e alla missione della Chiesa.
La
fedeltà, invece, prosegue Francesco, oggi è “domandarsi cosa il Signore ci
chiede di fare”. Chiedersi, dunque, “se le nostre opere manifestano o no il
carisma che abbiamo professato – chiarisce il
Papa – se rispondono alla missione
che la Chiesa
ci ha affidato”.
Il criterio di valutazione, naturalmente, non
può essere la redditività,
ma – appunto la fedeltà al
carisma che richiede
il coraggio di tenere
lo sguardo ben rivolto a Cristo e le orecchie
attente alla voce dei poveri.
"L'ipocrisia
dei consacrati che vivono da ricchi danneggia la Chiesa".
Si
arriva, dunque, al ripensamento dell’economia attraverso una rilettura
attenta non solo della storia, ma della Parola di Dio, agendo poi con “quella
fiducia coraggiosa nella provvidenza del Padre”.
Il Papa
invita a non farsi tentare dalla logica dell’individualismo, ma ad esprimere
il discernimento che opera nel rispetto delle leggi e si pone
controcorrente perché si
serve del denaro, non serve il denaro, si avvale di specialisti perché necessita di competenze
e capacità specifiche, ma riguarda anche la vita di ognuno. In questo
senso il discernimento non si delega,
perché
investe la responsabilità personale.
Anche gli
istituti di vita consacrata – aggiunge il
Papa – non sono esenti
da rischi come
la massimizzazione del
profitto che è distorsione dell’economia, o come il
cedere alla trappola dell’avarizia. “L’ipocrisia dei consacrati che vivono da
ricchi ferisce le coscienze dei fedeli e danneggia la Chiesa – avverte
Francesco – dobbiamo educarci a un’austerità responsabile perché non basta aver
fatto la professione religiosa per essere poveri”, soprattutto se l’istituto cui
si appartiene consente di gestire
o godere di tutti i
beni che si desiderano.
Compiere scelte
di onestà è faticoso – conclude il Papa - ma
si tratta di acquisire un
habitus, uno stile nel segno della giustizia e
della condivisione spesso
scomodo, ma come scrive San Giovanni Apostolo nella sua Prima Lettera, “se uno ha ricchezze di questo mondo vedendo
il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore come dimora in lui
l'amore di Dio?''
domenica 18 dicembre 2016
La festività dell'Immacolata Concezione ci invita a riflettere sull'importanza crescente che ha avuto la presenza della Madonna nei tempi moderni, a partire dalle apparizioni di Rue di Bac a Parigi nel 1830 fino ai nostri giorni. Da allora è stato un crescendo continuo della luce di Maria che illumina le tenebre di un mondo che si sostituisce a Dio, indicando se stesso come dio. L'Ancella del Signore scende in campo contro l'impero tenebroso della menzogna e della morte, per schiacciargli la testa superba e per riportare nel mondo la regalità di Gesù Cristo. Dentro di noi e intorno a noi si è accesa una battaglia, alla quale la Regina del cielo chiama i suoi "apostoli", perché combattano per il trionfo del suo Cuore Immacolato. Fin dall'inizio la Madonna ha assicurato la sua vittoria finale e non cessa di farlo tutt'ora, quando la potenza del male nel mondo sembra una forza invincibile. La Vergine potente contro il male già ora realizza silenziosamente le sue vittorie, nei suoi figli che si convertono, in quelli che danno testimonianza con coraggio e in quelli che, per amor suo e di Gesù, affrontano la persecuzione e il martirio. Noi dobbiamo far parte di questo stuolo di "apostoli di Maria" che portano la luce della verità e il fuoco della carità a un mondo che si è perso adorando se stesso e che è caduto sotto la schiavitù del serpente infernale.
P. L.
P. L.
sabato 3 dicembre 2016
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MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE A MIRJANA - 2 DICEMBRE 2016 |
“Cari figli,
il mio Cuore materno piange mentre guardo quello che fanno i miei figli.
I peccati si moltiplicano, la purezza dell’anima è sempre meno importante.
Mio Figlio viene dimenticato e adorato sempre meno ed i miei figli vengono perseguitati. Perciò voi, figli miei, apostoli del mio amore, invocate il nome di mio Figlio con l’anima e con il cuore: Egli avrà per voi parole di luce.
Egli si manifesta a voi, spezza con voi il Pane e vi dà parole d’amore, affinché le trasformiate in opere di misericordia e siate così testimoni di verità.
Perciò, figli miei, non abbiate paura! Permettete che mio Figlio sia in voi. Egli si servirà di voi per prendersi cura delle anime ferite e convertire quelle perdute.
Perciò, figli miei, tornate alla preghiera del Rosario.
Pregatelo con sentimenti di bontà, di offerta e di misericordia. Pregate non soltanto a parole, ma con opere di misericordia.
Pregate con amore verso tutti gli uomini.
Mio Figlio ha sublimato l’amore col sacrificio. Perciò vivete con lui per avere forza e speranza, per avere l’amore che è vita e che conduce alla vita eterna.
Per mezzo dell’amore di Dio anch’io sono con voi, e vi guiderò con materno amore.
Vi ringrazio!”.
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