QUANDO VERRA’, TROVERA’ LA FEDE?
Nelle ultime
settimane di ogni anno liturgico, generalmente la liturgia riporta brani su argomenti
escatologici; non credo che questa
scelta sia solo conseguenza del fatto che si è nel mese dedicato ai morti e questo porta
il nostro pensiero verso argomenti che parlano dell’aldilà e della fine di
tutte le cose.
Siamo, invece, alla
fine di un percorso liturgico che ci ha messo davanti fatti ed eventi di
portata universale, interrogativi pressanti, laceranti che scatenano o che avrebbero
dovuto scatenare in noi la crisi della nostra coscienza; abbiamo ripercorso la
vita di un Uomo-Dio che, pur di salvarci, ha scelto di farsi Carne e di morire
per noi e soprattutto per mano nostra.
Sì, forse è questo
ciò che è più difficile credere e capire: il Figlio dell’Uomo sa che, per
salvarci, deve lasciarsi uccidere da noi; sa che, per sconfiggere la Morte,
deve prenderla su di sé, in un corpo umano del tutto simile al nostro e
annientarla con la Sua Potenza Divina.
La Morte, alleata
del Male, si impadronisce del nostro corpo e, distruggendolo, distrugge l’Opera
Creativa di Dio; ma Dio, che scrive diritto anche sulle righe storte, non può
lasciare che ciò che è uscito dalle Sue Mani e dal desiderio del Suo Cuore vada
in frantumi e che il Male ottenga la sua vittoria; ecco che il Suo cuore di
Padre misericordioso va oltre il peccato commesso dall’uomo e guarda alla
Bellezza e alla Santità della Sua Opera e mette in atto un’operazione di
Restauro: ricompone ciò che è stato distrutto e ne ricostituisce la Bellezza
originaria, lo splendore della Creazione.
Il Figlio di Dio
con la Sua morte restaura e redime tutta la Creazione: tutto il Male del mondo
entra nel Suo Corpo e Lui lo distrugge con il Bene di cui è fatta la Sua Natura
Divina; l’ onnipotenza del Bene supera ed oltrepassa magnificamente la potenza del Male, che entra dentro di noi
in tanti modi, ultimi dei quali la Malattia e la Morte.
Ma Cristo ha
sconfitto la Morte, ha sconfitto il Mondo e noi siamo vincitori con Lui, in Lui
e grazie a Lui.
Questo, per noi
cristiani, è il debito d’Amore più grande che abbiamo mai contratto: la
salvezza eterna è un dono inestimabile e imparagonabile, il DONO per
eccellenza!
Noi che eravamo
nel peccato, noi che abbiamo rinnegato Dio, noi che abbiamo alzato mille e
mille volte la nostra voce contro di Lui accusandolo delle nostre sofferenze e
delle nostre disgrazie, noi che Lo abbiamo rifiutato mille volte al giorno… noi
che abbiamo alzato la nostra destra contro di Lui , mentre Lui soffriva per
salvare noi… noi siamo stati salvati dal Suo Amore … per Amore, semplicemente
ed esclusivamente per Amore!
Questo dovrebbe
farci venire i brividi al solo pensarci: chi darebbe la sua vita per un
peccatore?
Chi è in grado di
amare fino al punto da sacrificarsi per colui che lo sta uccidendo? Per chi ha
scelto di stare lontano dal Suo Amore, per chi ha rifiutato il Suo Aiuto, per
chi ha fatto della sua vita un’ unica bestemmia?
Solo un Dio che
ama e che non rinnega l’Opera delle Sue Mani può fare questo!
Può fare questo
senza chiederci niente in cambio: ma solo per Amore, solo per Amore!
Questo dovrebbe
metterci in ginocchio almeno ogni volta che ci troviamo alla sua Presenza,
dovrebbe produrre in noi quella contrizione di cuore che porta a lacerare le
vesti e a ricoprirsi il capo di cenere, come di davidica memoria.
E invece… e invece…
E invece noi
continuiamo ad alzare i nostri pugni contro di Lui, la nostra voce contro di
Lui, a chiudere il nostro cuore quando Lui sta alla porta e bussa, con la
delicatezza e l’umiltà di un Pellegrino che non vuole invadere né disturbare,
ma solo chiedere ospitalità, non per ricevere qualcosa da mangiare, ma per dare
Qualcosa da mangiare: Se Stesso!
Un Pellegrino
generoso ed umile che aspetta il nostro Sì pur sapendo che potrebbe oltrepassare
quella porta senza nemmeno toccarla.
Ma a Lui serve il
nostro Si’, quel sì che è la chiave della nostra salvezza: sì vieni, sì
salvami, sì liberami, sì purificami, sì amami, sì scelgo Te!
Un piccolo Si’ che
trasforma ed illumina la nostra vita e la restaura e la ricostruisce dalle
fondamenta, ridonandole la Grazia perduta e rifiutata e riaprendo le Porte del
Regno.
Chi avrebbe mai
pensato che un semplice Si’ avrebbe avuto tutto questo potere, che porti in sé tutta
questa Grazia, che racchiuda un Mistero così grande che fa la differenza nella
qualità della nostra vita!?
Un sì! Un monosillabo!
Un’adesione speciale, totale, determinante!
E davanti a tutto
questo non ci si può non prostrarsi e rendere grazie: per il perdono del mio peccato,
per la sofferenza vissuta per me, per il Suo Amore gratuito e fedele, per la
Sua Presenza costante e attenta, premurosa e salvifica… per tutto quello che opera
in noi, creature dalla dura cervice e dal cuore perverso!
Ma quanto tutto
questo ci tocca veramente?
Quanto siamo
coscienti di tutto questo?
Quanto crediamo in
tutto questo?
Quanto desideriamo
tutto questo?
Quante volte
abbiamo ringraziato per tutto questo?
Ecco la domanda
allora che stravolge ogni cosa: ma quando il Figlio dell’Uomo verrà sulla
Terra, troverà ancora la fede?
Quest’interrogativo
è forse il più diretto e il più straziante di tutta la Storia della Salvezza!
Troverà ancora la
fede?
La risposta
appartiene a noi.
La risposta
dipende da noi.
La risposta è
tutta nelle nostre mani.
La risposta
dovrebbe essere quello stesso SI’ pronunciato dal Figlio dell’Uomo quando il
padre Gli ha chiesto di venire in mezzo a noi e di lasciarsi uccidere da noi ,
per salvare noi.
La risposta
dovrebbe essere quello stesso SI’ pronunciato dalla Vergine quando ha accolto
nel Suo Grembo il Figlio di Dio insieme a tutto il dolore che i figli degli
uomini avrebbero causato a Lui e di conseguenza anche a Lei.
Un Sì che
risolverebbe tutto e rimetterebbe tutte le cose al posto giusto per buona pace
di tutti.
Ma quel SI’ non c’è.
Quel SI’ fa fatica
a venire fuori perché il mondo ci porta ad un’altra risposta, ad un’altra
realtà, ad un altro esito: c’è la fede su questa Terra?
Senza entrare in
temi escatologici e cristologici che sarebbero troppo grandi per essere
trattati in poche righe, la risposta ci viene da un’esperienza personale
vissuta in queste ultime settimane, un’esperienza molto semplice, forse anche
banale, insignificante, che ci aiuta però a riflettere sulla nostra realtà di
fede, ci dà la misura reale della nostra fede…
Accade che, in
questi ultimi giorni, il mio cellulare sia pieno di messaggi e messaggini
contenenti delle brevi storielle: storielle che parlano di pace, di fede, di
amicizia, di prossimità, di carità, di ascolto della Voce di Dio… in poche
parole di tutto quello che è più caro alla fede cristiana, le nostre buone
azioni, i nostri buoni propositi, i nostri buoni pensieri… tutto quello che di
buono c’è nel cuore umano… e fin qui… niente da ridire, si tratta di storielle
concrete, vissute o inventate, non importa, ma esperienze umane realistiche che
fanno riflettere sulla direzione del nostro andare.
Tutto questo,
dicevo, ci sta, se può aiutarci a fare una riflessione sulla bontà delle nostre
azioni… ben venga, il problema nasce quando alla fine di ogni messaggino c’è
una frase conclusiva che stravolge ogni cosa: se credi in questo, se non ti vergogni di questo, manda questo
messaggino ad altre nove persone e qualcosa di bello ti accadrà in breve tempo!
Ed allora ogni
cosa si infrange: la strumentalizzazione della Parola di Dio passa per ingenui
messaggini che ci invitano a dimostrare la nostra fede non facendo quelle opere
buone che vengono narrate nel messaggio, ma solo mandando quel messaggio ad
altre persone, per non spezzare la catena!
Se la catena
dovesse spezzarsi, c’è il rischio che tutto il male del mondo si riversi nella
propria vita; se non si obbedisce al comando si interrompe qualcosa di così
potente che può cambiare la propria vita; basta un sì perché qualcosa di bello
ci accada e basta un no perché la nostra vita vada in frantumi!
La nostra vita,
terrena ed eterna, passa per un messaggino che, usando le Parole di Cristo, ci
porta verso la più mortale forma di paganesimo ed infima credulonerìa.
La nostra fede non
passa per un sì a Dio, ma un sì a diffondere un messaggino che incide sulle
nostre emozioni, sulla pochezza della nostra fede, sulla fragilità della nostra
esistenza, sul nostro bisogno di Bene e ci fa drammaticamente deviare, ci fa
credere che la fede sia fondata sulla paura di non rispondere positivamente a questo
invito per evitare che accada qualcosa di brutto nella nostra vita.
La nostra fede passa
per un sì alle paure, per un sì all’attaccamento a questo vita, per un sì a chi,
nascondendosi sotto la Bontà della fede cristiana, opera perversioni servendosi
degli stessi precetti cristiani!
Sottile l’azione,
ma drammatiche le conseguenze!
Se la nostra fede
è racchiusa in un solo messaggino e legata alla paura di quello che può
accadere se non lo rispedisci altre nove volte… allora le conclusioni vengono
da sé: quando verrà, troverà ancora la fede!
Tutto quello che
la Chiesa propone da millenni, basandosi su esperienze e testimonianze di vita
concreta… viene annientato da un messaggino di pochi righi!
La nostra fede
dipende dall’adesione ad un invito: sì, l’adesione ad un invito!
La differenza la
fa solo l’interlocutore al quale si dice il proprio sì: se al Figlio di Dio che
bussa alla porta ed aspetta la nostra risposta sulla nostra disponibilità a
diffondere il Suo Vangelo o all’amico che ti riempie il cellulare di storielle
condite di emozioni e ti porta a credere che la tua vita dipenda dalla
diffusione di un messaggino ???
Sì, l’interrogativo
ci sta tutto!
Troverà la fede? E
se la troverà, di che tipo sarà? Una fede evangelica o una fede mondana?
Alla fine di un
percorso liturgico durato un anno, l’interrogativo è d’obbligo, come a dire:
adesso che sai, adesso che hai sperimentato, adesso che hai avuto la
possibilità di vivere la Parola proclamata… a che punto è la tua fede?
È successo qualcosa
in te, nella tua vita?
Hai riflettuto
sulla direzione della tua vita?
Hai detto quel SI’
che cambia la tua vita?
Hai preso sul
serio la proposta evangelica?
L’hai messa in
pratica nei giorni della tua vita?
Domande che non
possono essere contenute in un messaggino sul cellulare e nemmeno in un’intera
vita trascorsa pregando e lodando Dio.
La
nostra fede (se proprio vogliamo restare sul concreto) sta nel coraggio – ci dice papa Francesco, nel
celebrare il Giubileo dei poveri - di chiedere perdono a tutti i poveri del
mondo per tutte le volte che un cristiano ha girato la testa dall’altra parte
di fronte ad un bisogno o ad una necessità del fratello!
La differenza sta
sempre nell’azione di una mano: se viene stesa per aiutare qualcuno o solo per
pigiare un tasto ed essere convinti di aver così messo al sicuro la propria
vita, rafforzato la fede e santificato il Nome di Dio!
La fede veicolata tramite un messaggino è un chiaro segnale dello svuotamento della nostra fede, dell'illusiorietà di questa nostra presunta fede, della pericolosità di una FEDE proclamata e non vissuta, scritta su un cellulare... ma non incisa nel proprio cuore!