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PER RIFLETTERE INSIEME… |
Ricordate? Nei primi 11
versetti del 6° capitolo siamo passati dall’ ammonimento di Dio ai potenti… [3]La vostra sovranità proviene dal Signore; la vostra potenza dall'Altissimo,
il quale esaminerà le vostre opere e scruterà i vostri propositi;… [5]Con terrore e rapidamente egli si ergerà contro di voi poiché un giudizio
severo si compie contro coloro che stanno in alto. [6]L'inferiore è meritevole di pietà, ma i potenti saranno esaminati con
rigore… dalla proclamazione della Giustizia divina alla sua promessa di difesa,
protezione, soccorso e sostegno a colui che dà ascolto, pone l’orecchio alla
Sua Parola, cerca il Suo Consiglio ‘’[10]Chi custodisce santamente le cose sante sarà santificato e chi si è
istruito in esse vi troverà una difesa. [11]Desiderate, pertanto,
le mie parole; bramatele e ne riceverete istruzione.’’.
Ecco dunque il programma
di Dio: ascoltare, cercare, desiderare, bramare le Sue Parole, lasciarsi
istruire da Lui per essere santi, per essere da Lui difesi e protetti.
Un programma di una
portata immensa, che può essere sintetizzato solo dalle parole di San Paolo: se Dio è con me, chi sarà contro di me? Di
chi avrò timore? Chi o cosa potrà farmi paura?
Un programma di vita
senza scadenza, senza limiti, senza confini, senza tempo, soggettivo e
personalizzato ma allo stesso tempo collettivo e comune a tutti.
Il programma di santità
che Dio ha per noi è universale, è eterno, è irrevocabile, è irreversibile, è
sicuro!
Se, dunque, nella prima
parte abbiamo contemplato il programma di eternità che Dio ha per ogni uomo,
nella seconda parte del sesto capitolo possiamo, semplicemente e
meravigliosamente contemplare la bellezza della Sapienza.
Contemplare la Sapienza
con gli occhi del cuore è un’azione di una incommensurabile profondità, perché
è come guardare il Sole a occhio nudo, senza filtri, senza protezione…’’[12]La Sapienza è
radiosa e indefettibile’’!
Capite! RADIOSA E
INDEFETTIBILE!!!!!!!!!
La Sapienza è
splendente, luminosa, illuminante, sfavillante, sfolgorante…radiosa… irradia Luce di una intensità tale che la
nostra misera mente umana non riesce lontanamente a contenere o immaginarne la
grandezza, neanche la più fervida fantasia potrebbe giungere ad immaginarla!
La Sapienza è radiosa!
La Sapienza è indefettibile!
Senza difetto alcuno.
Senza inganno alcuno.
Senza menzogna e senza
angoli bui, scuri, indecifrabili, indistinguibili, nascosti, oscurati, taciuti.
La Sapienza è senza difetto alcuno.
Perfetta. Perfettissima Perfezione!
C’è qualcos’altro che possa
superarla in altezza, ampiezza, profondità e larghezza?
C’è qualcun altro che possa starle
alla pari?
C’è qualcuno che osa porle dei
limiti di azione? Dei limiti di perfezione?
La Sapienza è indefettibile!!!
Comprenda bene l’animo umano questo
termine: INDEFETTIBILE!
Lo comprenda e lo tenga sempre bene
a mente, soprattutto quando crede di potersi ergere al di sopra del Suo
Creatore; quando si pone davanti a Lui come giudice e non come figlio; quando
contesta, si ribella, si oppone alla Sua Volontà; quando segue solo il proprio
volere, quando non ascolta, non ubbidisce, non accoglie, non accetta la
Sapiente Volontà del Signore!
Lo comprenda, l’uomo, e lo tenga
sempre bene a mente: la Sapienza di Dio è in-de-fet-ti-bi-le!
È Santa! La più Santa delle Cose sante! La più perfetta delle cose perfette! La
più alta delle cose alte!
I giudizi del Signore sono retti. I
giudizi del Signore sono giusti. I giudizi del Signore sono perfetti… perché
Lui è Sapienza indefettibile!
Questo termine ‘’indefettibile’’ dovrebbe farci tremare i polsi, dovrebbe
infervorare il nostro cuore, dovrebbe innalzarci nella nostra misera condizione
di creature imperfette seppure perfettibili!
Questo termine, invece, ci lascia
indifferenti e le nostre reazioni sono sempre le stesse: si ignora, si fugge,
si critica, si detesta, si contesta, ci si oppone, si deformano i concetti;
questo termine ci fa così tanta paura da spingerci ad esorcizzare la paura
ignorandolo, sminuendolo, dimenticandolo, sottovalutandolo.
Ecco che la magnificenza divina viene
a trovarsi di fronte all’ ignoranza e alla ribellione umana e tutto s’infrange
contro gli spigoli del nostro illimitato orgoglio.
Ciò che non conosciamo preferiamo
ignorarlo, per paura o per orgoglio.
Dio è Sapiente!?
No, non ci sta bene!
L’unico sapiente sia sempre e
soltanto l’uomo!
Di fronte a questa volontà umana,
anche la Bellezza divina viene sminuita, deturpata, derubata del Suo
straordinario valore!
Questo è l’uomo!
Questo è quest’essere di terra,
questo pugno di fango che non varrebbe niente se Dio non vi avesse infuso il
Suo Respiro vitale, una scintilla della Sua Sapienza e tutto il Suo Amore.
Questo ‘’vaso di terracotta’’ ha fatto sua la Sapienza di Dio; ne ha
ricevuta una sola microscopica scintilla e già crede di possedere il mondo e
tutto l’Universo con la sua imperfetta sapienza
e il suo infinito egoismo!
Di fronte alla Sapienza di Dio ogni
ginocchio si pieghi, sulla terra, sotto terra e nei Cieli!
E ogni lingua proclami la perfetta
Sapienza del Signore!
Ma dove trovare la Sapienza del
Signore?
Come trovarla?
Chi può trovarla?
La risposta ce la dà Lui stesso,
quasi a prevenire le nostre insicurezze, i nostri interrogativi, le nostre
incapacità: ‘’la Sapienza facilmente è
contemplata da chi l'ama e trovata da chiunque la ricerca.’’
Amore e ricerca! Ecco la ricetta:
bisogna innanzitutto amarla, prima ancora di averla trovata; amarla che
significa desiderarla, bramarla… volerla così fortemente trovare da star male se
non la si trova; desiderarla così fortemente da non poterne fare a meno, da non
poter vivere senza di Essa; da non poter dormire, mangiare, fare nient’altro se
prima non la si è trovata e ammirata e contemplata!
Prima desiderarla, dunque, poi
cercarla… cercarla … di buon mattino… : dunque… amarla… desiderarla… cercarla…
trovarla… e amarla ancora!
Sia all’inizio che al termine della
ricerca c’è l’amore: chi ama cerca, chi ama desidera l’amato, chi ama trova,
chi ama non si sottrae all’amore dell’amato!
Il segreto è dunque tutto
nell’Amore!
[13]Previene, per farsi conoscere, quanti la
desiderano.
[14]Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla
sua porta.
Amare la Sapienza! Amare per essere
istruiti dalla Sapienza: [15]Riflettere su di essa è
perfezione di saggezza, chi veglia per lei sarà presto senza affanni.
Cos’altro può desiderare l’uomo più
di questo?
Essere senza affanni!
Essere liberi dagli affanni
quotidiani! Essere al sicuro, protetti dalla Sapienza di Dio!
Potremo mai comprendere quale
immensa libertà la Sapienza viene a darci?
Meraviglioso è quanto affermato al
versetto [16]: Essa medesima va in cerca di
quanti sono degni di lei, appare loro ben disposta per le strade, va loro
incontro con ogni benevolenza.’’
Se l’uomo decide di mettersi in
cammino in cerca della Sapienza, scoprirà che la Sapienza era già in cammino in
cerca di lui!
La Sapienza desidera incontrare
l’uomo, vuole unirsi a lui, vuole condividere la sua vita, vuole entrare a far
parte dei suoi affanni, per proteggerlo, per difenderlo, per soccorrerlo, non
certo per invadere la sua vita o appropriarsi del suo tempo o togliergli la
libertà di pensiero.
La Sapienza desidera l’uomo per
‘’istruirlo’’ : [17]Suo principio assai sincero
è il desiderio d'istruzione; la cura dell'istruzione è amore; [18]l'amore è
osservanza delle sue leggi; il rispetto delle leggi è garanzia di immortalità [19]e
l'immortalità fa stare vicino a Dio.’’.
Che meraviglioso programma!
Che straordinario progetto!
Quale incommensurabile dono!
Istruire è amare; amare è osservare
e rispettare le leggi; rispettare le leggi è garanzia di immortalità e
l’immortalità fa stare vicino a Dio!!!
Stare vicino a Dio! Come comprendere
questo stato? Come contenerne la grandezza?
Come non desiderare non essere
vicini a Dio!
Per noi cristiani questo dovrebbe
essere il programma di vita, l’obiettivo primario, lo scopo primo e ultimo
della propria esistenza, il desiderio più desiderabile e bramabile di ogni uomo
e donna che si professano cristiani!
Ecco il punto: dovrebbe!
È quel condizionale che dice tutto,
che apre burroni profondi, oscuri e tenebrosi, che cancella, in un attimo,
tutta la bellezza e la grandiosità della Sapienza di Dio!
Un ‘’dovrebbe’’ che parla del dramma
terribile che l’uomo si porta dentro: desiderare Dio e poi tradirlo con altri
idoli; portarsi dentro il bisogno di Dio e narcotizzarlo con le droghe che il
mondo propone: potere, successo, gloria, ricchezza… luci che non splenderanno
mai, nessuna luce potrà mai raggiungere la radiosità della Sapienza!
Ma questo l’uomo non lo comprende,
si lascia abbagliare dalle falsi luci, dai diamanti trovati nel ventre della
terra, preferisce il riflesso della Luce alla Luce vera, non comprende la
Bellezza della Luce e si accontenta del
riflesso sbiadito delle luci fatue di un mondo che inganna e illude, che
depista e disorienta, che incanta, seduce… e distorce quando non ruba la
Verità!
‘’La Luce venne nel mondo ma i suoi non la riconobbero’’.
No, non l’abbiamo riconosciuta, né
ieri né oggi. Eppure oggi di prove e di conferme ne abbiamo tante, eppure oggi
sappiamo qual è la Verità, eppure oggi i fatti parlano chiari… ma noi non lo
riconosciamo!
È questa la nostra sfida, è chiaro,
si gioca tutto qua il nostro destino eterno e se fosse così semplice e così
scontato non avremmo di che preoccuparci… ma non è così, non è così automatico:
sapere, conoscere… non è credere!
Non è sufficiente la conoscenza dei
fatti, non basta la sapienza dell’intelligenza umana… si può conoscere tutta la
Scrittura a memoria senza per questo credere in quello che si conosce.
Si può ignorare completamente la
Scrittura e credere fervorosamente nella Parola!
È il mistero della fede!
È un mistero certo, perché non
sappiamo come avviene… ma sappiamo bene perché avviene: lo Spirito soffia dove
vuole e come vuole!
Lo Spirito di Dio soffia da Millenni
e sconvolge le pagine della Storia, la scuote, la rinnova, la riscrive mille volte sempre nuova, la
ri-costruisce secondo un Disegno non sempre comprensibile agli occhi dello
storico; la Storia umana non è un percorso scritto dall’uomo, ma un Progetto
guidato da Dio, per mezzo del Suo Santo Spirito.
I libri di storia riportano la
cronologia dei fatti storici, le vicende umane, l’alternarsi di pace e di
guerra; nella Scrittura i fatti storici sono illuminati e compresi alla Luce
dello Spirito, è lì che il cammino umano appare in tutto il suo misterioso
avvicendarsi e modificarsi: la storia del popolo ebreo è un cammino a due: la
mano dell’uomo nella mano di Dio, la vita dell’uomo nella Vita di Dio.
Non c’è un solo momento in cui
l’uomo cammina da solo, Dio è con lui sempre, lo guida, lo protegge, lo
accoglie, lo soccorre, lo difende, lo istruisce, lo ama.
Il vero dramma dell’uomo è il non
saper riconoscere il Passo di Dio nella sua vita, la Sua Presenza, la Sua Voce,
la Sua Volontà, il Suo Progetto nella sua vita.
Non so se è proprio corretto dire
che ‘’l’uomo non sa riconoscere il Passo di Dio nella sua vita’’, forse sarebbe
più corretto dire che ‘’non vuole riconoscere il Passo di Dio’’, molte volte è
la nostra ostinazione nel non voler capire, comprendere, accettare, nel non
voler dire ‘’ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà’’; è una frase
brevissima ma che trasforma l’intera vita, di chi la pronuncia ma anche degli
altri che stanno intorno, perché tutto è
contagioso, tutto è per tutti, il Signore dà ad uno per la salvezza di tanti!
Un carisma dato ad una sola persona produce
frutti meravigliosi che durano nel tempo e si diffondono nello spazio: basta
vedere quanti ordini religiosi sono fioriti in questi ultimi Millenni e quanti
di questi ordini, nati in luoghi sconosciuti, ad opera di persone sconosciute,
quale diffusione hanno avuto e come sono sopravvissuti alle tante difficoltà di
ogni genere, senza mai crollare né cadere nel dimenticatoio. Così come la
Chiesa stessa ha resistito agli attacchi violenti del nemico, che ha cercato di
demolirla in tutti i modi e in tutti i tempi.
Se la Chiesa non fosse stata
sorretta e protetta dallo Spirito sarebbe già crollata da tempo; ma non è stato
così e non sarà così: le porte degli inferi non prevarranno!
Non è solo una profezia, ma una
certezza, già tante volte verificatasi nel corso della Storia, quando gli
attacchi del nemico hanno rischiato di mettere in crisi la Chiesa, senza mai
annullarla, senza mai demolirla, senza mai sopraffarla.
Lo Spirito di Dio aleggia sulla
Storia dell’uomo e la impregna del Volere di Dio, perché ha un compito ben
preciso: condurre tutti al regno… perché possano regnare sempre!
È chiaro lo scopo, chiaro e
preciso:
[20]Dunque il desiderio
della sapienza conduce al regno.
[21]Se dunque, sovrani dei popoli, vi dilettate di troni e di scettri,
onorate la sapienza, perché possiate regnare sempre.
Il Signore non nasconde il Suo
Progetto, non parla in modo oscuro o per frammenti, sin dall’inizio rivela il
Suo Proposito: condurre al regno!
In questi versetti è
delineato un percorso preciso, chiaro, inequivocabile, un progetto di vita e di
eternità, si potrebbe dire ‘’il progetto stesso della salvezza’’.
Sappiamo che tutto il
cammino storico e spirituale del popolo
ebraico va sotto il nome di ‘’ storia
della salvezza’’, che va dalla rivelazione di Dio ad Abramo al ritorno di Cristo nel Regno dei Cieli.
In realtà, questa è la storia della nostra salvezza.
Una storia che ci
riguarda tutti, ma proprio tutti, da vicino, da molto vicino, anzi, direi, da
dentro più che da vicini, da molto dentro.
Se questa è, dunque, la Storia,
in questi versetti ci viene rivelato il progetto che sta alla base di questa Storia,
diciamo il percorso ‘’teorico’’, per capirci, racchiuso in poche, pochissime
parole, perchè quando tutto è molto chiaro non necessitano tante parole o lunghi
discorsi di circostanza, tutto può essere contenuto in brevi versetti capaci di
esprimere la verità e la realtà di un’eternità intera; è la caratteristica del
Parlare di Dio.
In tutta la Scrittura,
non ci sono grandi discorsi, lunghe elucubrazioni, discorsi oceanici per
convincere o per spiegare un pensiero, un punto di vista, un insegnamento; anche
quello che viene definito ‘’discorso della montagna’’ è contenuto in poche
espressioni, un concentrato di verità e sapienza, in cui emergono principi di giustizia, di
solidarietà umana, di consolazione, di amore divino, di carità fraterna, di
difficoltà esistenziale, di crisi di coscienza, di un cammino alla luce
dell’amore di Dio.
Poche parole, ma grandi
insegnamenti, è questa la strada indicata dal Signore, sin dal principio,
perché chi deve capire capisca e chi ha orecchi intenda e comprenda e metta in
pratica.
Così, dicevo, questi
versetti sono come i gradini di una scala, che parte dal nostro vivere terreno
e ci guida verso il vivere eterno; ognuna di queste parole contiene
un’enciclopedia di Sapienza:
primo gradino: [17]Suo principio assai sincero è il
desiderio d'istruzione;
secondo gradino: la cura dell'istruzione è amore;
terzo gradino: [18]l'amore è
osservanza delle sue leggi;
quarto gradino: il rispetto delle
leggi è garanzia di immortalità
quinto gradino: [19]e l'immortalità
fa stare vicino a Dio.
sesto gradino: [20]Dunque il desiderio
della sapienza conduce al regno.
settimo gradino: [21] onorate la
sapienza, perché possiate regnare sempre.
Vedete? Sono gradini da
salire, sono passi da compiere in vista di un fine ultimo che è quello di ‘’regnare per sempre’’.
Si direbbe un fine
ambitissimo, almeno così dovrebbe essere, invece, stranamente, non è così: noi
non desideriamo i grandi traguardi, ci accontentiamo di quelli più bassi, più
facilmente abbordabili, … a che pro impegnarsi per alti traguardi… l’impegno
prioritario è quello di guadagnare per questa terra, gli altri tipi di
guadagni… li lasciamo fare ai sognatori… a coloro che hanno il coraggio di
sognare ad oltranza… nonostante tutto.
Il ‘’regnare per sempre’’ non interessa neanche ai grandi re, a meno
che quel regnare per sempre non sia
riferito al regno terreno, ai possedimenti terreni e alle ricchezze mondane,
sì, quel tipo di ‘’eternità’’ non dispiacerebbe a nessuno, poter essere
immortale e dominare, comandare, governare tutto e tutti… per sempre! È un
gaudio indicibile!
Sarebbe un ‘’per sempre’’ fantastico, da sogno,
tutto da realizzare!
Chi rinuncerebbe ad una
simile possibilità?
Invece un regnare per
sempre in un luogo che non è di questo mondo, non interessa a nessuno, è il
dominio di questo mondo l’unica cosa che interessa, l’unica cosa bramabile e
desiderabile. Nient’altro.
Ecco che… possiamo essere aquile ma preferiamo restare
polli, secondo una famosa espressione del famoso Antony De Mello, le cui
‘’bastonate’’ su come viviamo, nelle sue
varie pubblicazioni, si fan ben sentire; lui bastona per cercare di alleggerirci
il carico di sovrastrutture che ci portiamo addosso da sempre e che, secondo
lui, hanno contribuito a ‘’farci
addormentare’’; lui, infatti, si fa propulsore di un movimento interiore che
mira al risveglio della persona, intesa come anima e corpo; secondo la sua
teoria, la nostra inattività motoria, la nostra pigrizia, il nostro rinunciare
a vivere, le nostre angosce e depressioni nascono semplicemente dal nostro ‘’dormire’’; lui dice che molte persone… ‘’pur non sapendolo sono addormentate: sono nate dormendo, vivono
dormendo, si sposano dormendo, allevano figli dormendo, muoiono dormendo senza mai
essersi svegliati un solo istante durante tutta la loro vita. Non arrivano mai
a comprendere la bellezza e lo splendore di quella cosa che chiamiamo esistenza
umana’’
E continuando dice: la prima cosa che voglio capiate, se davvero
intendete svegliarvi, è che non volete svegliarvi…’’.
Certo non gli si può dar
torto su questo: siamo come narcotizzati dai nostri principi personali, dalle
nostre ferree convinzioni, dalla nostra convinzione di essere sempre nel vero e
nel giusto, ognuno secondo una verità e una giustizia propria; è vero che
questi diventano ostacoli a noi stessi, al nostro stesso legittimo bisogno e
desiderio di verità e di giustizia; perchè, come dice ancora De Mello…bramiamo la felicità, ma in realtà non vogliamo
essere felici.
Grande e terribile
paradosso!
Ma ancora più grande e
terribile è il pericolo in cui si rischia di cadere: spesso un frammento di
verità trovato per terra, ci fa lasciare una strada sicura per prenderne
un’altra e questo significa partire per terre fatte di sabbie mobili nelle
quali è facili essere inghiottiti… proprio come è successo a lui.
Antony De Mello che
nasce gesuita, muore da ateo laicista, quasi da scomunicato direi, per il
semplice fatto che, per aver creduto tanto e in tanti, ha finito con il non
credere più in niente e in nessuno. Ed è questa la fine peggiore. Quando si
finisce con il perdere tutto quello che si era riusciti a conquistare, seguendo
le lucciole al posto delle lanterne!
Di fronte a questo
nostro paradosso, De Mello ci indica alcune strade, alcune soluzioni nate da
una miscellanea di concetti, teorie, conoscenze accumulate nella sua esperienza
tra occidente e oriente, tra cristianesimo e buddismo, induismo, psicologia e
misticismo cristiano; mescolando tutto questo nello stesso calderone, ne trae
un ‘’succo’’ apparentemente dolce e desiderabile, ma che si rivela più mortale
di quel veleno che lui stesso intende
estirpare con le sue idee e le sue teorie.
In effetti il rischio
vero è proprio questo: credere di aver trovato la strada giusta e di essere
l’unico nel giusto. Lui che vorrebbe aiutare l’umanità a svegliarsi, finisce
con il caotizzare ancora di più quel bel caos che l’umanità è così brava a
crearsi con i suoi intellettualismi e le sue ideologie libertarie e libertine.
Quando la nostra cultura
finisce con l’essere solo un cumulo di intellettualismi, esercizi razionali
privi di agganci profondi, un prendere e un lasciare, ecco qual è la fine, è
tutto qua, si riduce soltanto a questo il nostro cammino spirituale e
razionale: da questo prendo quello che mi
sta bene, da quell’altro quello che ritengo giusto, poi filtro tutto insieme e
ne viene fuori una miscela che mi esplode fra le mani, distruggendo l’uno e
l’altro e con loro anche me stesso.
Che Antony De Mello
avesse ragione sul fatto che ci piace volare basso, che preferiamo rinunciare
ai grandi voli per paura della vertigine o di cadere nel vuoto, su questo si
può essere d’accordo, anche perché la realtà lo conferma, ma lui ci dà anche un
altro spunto di riflessione, involontariamente e senza averlo programmato, la
sua stessa vita smentisce tutto quello che ha affermato nella sua lunga
esperienza di ‘’psico-teo-filo…e non so più cosa’’…lui ci dice con la sua vita
vissuta, contraddicendo le sue stesse parole, che voler volare alto senza la
Bussola giusta si finisce con il precipitare in rovinosa caduta contro quel
muro che si è inteso demolire per tutta la vita.
Nel momento in cui ha
rinnegato la dottrina cristiana… è cominciata la sua caduta.
Lui credeva di restare
ancora in alto, di essere un’aquila, ma è precipitato in basso come qualunque
altro pollo.
Involontariamente,
Antony De Mello ci offre una delle più grandi verità: avere la Bussola giusta è
il punto centrale per ogni volo, il nodo cruciale, la chiave che conferma e
realizza ogni cosa nel modo più perfetto e questa chiave sta proprio in questi
versetti, dal 17 al 21 del sesto capitolo della Sapienza: per regnare in eterno occorre lasciarsi istruire, educare e formare
dalla Sapienza… cioè dalla Parola di Dio e lasciarsi plasmare da Essa.
Semplice, facile e accessibile.
Il segreto è tutto qua.
La Sapienza sveglia da
quel sonno a cui fa riferimento De Mello, lo dice apertamente:
’’ 4]Chi si leva per essa di
buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla sua porta… chi veglia per
lei sarà presto senza affanni.’’, bisogna vegliare, alzarsi di buon mattino,
mettersi in cammino all’alba e continuare fino al tramonto, senza affanni,
senza fatica, ma senza mai fermarsi e senza mai arrendersi.
Vedete come le cose sono
semplicemente chiare e virtuose, reali e pratiche e noi non le vediamo, non le
desideriamo, non le accettiamo.
Volare alto non
significa fare voli vertiginosi, ma seguire la Brezza della Verità, lasciarsi
guidare dalla Brezza che abita il Cielo e che conosce molto bene le altitudini e i suoi
pericoli e sa ben destreggiarsi fra esse; questa Brezza è la Parola di Dio,
naturalmente, la Sua Sapienza Eterna e Onnisciente.
Come possiamo essere
sicuri che sia davvero così?
Dice De Mello, forse
parafrasando Nietzshe che sosteneva che ‘’la religione è l’oppio dei
popoli’’, che anche le religioni
contribuiscono ad addormentare, a togliere quella libertà necessaria per volare
alto.
Se di questo era
convinto, allora anche lui, si è illuso di essere un’aquila, è rimasto
ingabbiato come un pollo dalla sua stessa dottrina.
I suoi frammenti di
verità non bastano per sostenere il volo nelle Altezze!
Non solo non bastano, ma
diventano catastrofici, perché fanno fare un’inversione ad U che non porta alla
conversione, ma alla confusione più totale.
La vera inversione ad U,
la vera conversione nasce da altro.
La religione cristiana
non ha mai legato nessuno, ingabbiato nessuno, negato a nessuno la libertà di
accesso alla Verità; se di questo si è convinti è soltanto perché non si è
ancora imparato a leggere, non con uno sforzo intellettuale che spinge a
leggere fra le righe, ma con la semplicità e la curiosità di un bambino che si
approccia per la prima volta a scoprire i segreti della parola scritta: basta
leggere con occhi limpidi di un bambino, con la libertà di un bambino, con il
non condizionamento intellettualistico che solo un bambino può avere: il leggere
correttamente porta alla giusta comprensione; se si legge con occhi bendati,
ammalati, ammaliati… è ovvio che la lettura ne esce deformata, disturbata dalle
ombre proiettate dalle nostre personali convinzioni.
Un esempio?
Come sempre c’è solo
l’imbarazzo della scelta.
Per vedere che cosa ne
fa il mondo del Progetto di Dio, della sua Indefettibile Sapienza, dell’amore, del
desiderio della ricerca, del bisogno di cercare risposte, della vita stessa che
è stata fatta come un prodigio… per vedere cosa ne è di tutto questo basta fare
una rapida passeggiata fra i pensieri
dei nostri illustri contemporanei e vedere cosa succede alla ragione quando se
ne va libera per le praterie della steppa culturale, in cerca di ruscelli
ristoratori o oasi salvifiche camminando nei deserti oceanici del nostro
pensiero in movimento… ascoltate… se si va di sapere che fine fa tutto questo…
ascoltate…
Sì, ascoltate, più che
leggere dovete ascoltare il rumore impetuoso dei nostri pensieri in libertà, delle
nostre allucinazioni misticheggianti, delle nostre narrazioni atemporali, dei
nostri vaneggiamenti psico-filosoficheggianti… ascoltate, chiudete gli occhi e
ascoltate l’assordante rumore delle nostre convinzioni radicalizzate in un
terreno così arido che non permette la sopravvivenza di nessun genere di
organismo vivente, fosse anche una pianta parassitaria… ascoltate dunque…
ascoltate e sentite l’odore di zolfo che si spande nell’aria… un giornalista
pone dieci domande a diversi illustri personaggi del nostro tempo, ho letto le risposte di due nomi a caso, due professori
delle nostre Università italiane e non solo, ne sono rimasta sconcertata: da
una parte la profondità dei temi proposti nelle domande… dall’altra l’assoluto
vuoto proposto nelle risposte…
Per ogni domanda, la
prima risposta è di Paolo E. (prof. di storia della filosofia e teoria e tecnica dei nuovi media
all’Università di U., con dottorato di ricerca in filosofia; giornalista,
scrittore e redattore di riviste letterali, membro del Comitato scientifico e
Presidente dell’Osservatorio filosofico e tutta una serie di altri titoli oltre
ad un elenco di libri pubblicati… in pratica… uomo e professore emerito dei
nostri tempi), la seconda di Michela M. (ha conseguito il dottorato di ricerca in filosofia alla Scuola Normale
Superiore di P., ordinario di filosofia morale all’Università Paris D., si occupa di filosofia morale e politica).
D 1 - Cos’è per
lei la felicità
R 1- Credo che la
felicità ragionevole sia l’assenza di dolore (fisico ed emotivo).
R 2- La felicità non
credo che esista. Esistono piccoli attimi di gioia. Da questo punto di vista,
la felicità consiste nell’essere capaci di prendere quello che la vita ci dà e
di ricordarcelo nei momenti in cui è un po’ più difficile andare avanti.
D 2 - Che cos’è l’amore?
R 1- L’amore esiste, purchè si sia consapevoli che è esposto a una fine inesorabile e spesso
assai triste e misera, come tutte le cose di questo mondo, che rispondono a
quella che Nietzsche descriveva come la legge
della degenerazione.
R 2 - Lacan direbbe: ‘’ogni qualvolta che si ama, si dà ciò che
non si ha, a una persona che non lo vuole’’. È una definizione molto bella
dell’amore… c’è sempre un’incomprensione all’interno dell’amore: si dà e si
riceve, anche se tutto in maniera asimmetrica e imperfetta.
D 3 - Come spiega l’esistenza della sofferenza?
R 1 - Non me la spiego,
perché penso che esuli dalle domande che possiamo porci con una ragionevole
possibilità di pervenire a una risposta accettabile.
R 2 - Non credo che si possa spiegare la
sofferenza. Il perché di questa sofferenza sfugge sempre. La sofferenza è
sempre inutile e senza senso. Ecco perché bisognerebbe smetterla di cercare per
forza un perché. Quello che conta è spostarsi dal perché al come: non perché
soffro?, ma ‘’come posso fare per soffrire di meno?’’
Si deve cercare di
superarla e di diminuirla, sapendo però che tante volte si è impotenti.
D 4 - Che cos’è per lei la morte?
R. 1 -Wittgenstein ha
scritto che ‘’solo la morte dà senso alla
vita’’. È la fine di un percorso che chiamiamo vita, a cui fornisce un
senso proprio perché ce lo svela come limitato e quindi problematico, ci fa
sapere che abbiamo un tempo limitato per comprendere, elaborare e realizzare i
nostri propositi esistenziali… in realtà è una sorta di inganno, di imbroglio.
R 2- Come dice Hans Jonas ‘’moriamo proprio perché viviamo’’. Ecco perché dico sempre ai miei
studenti che l’unica cosa che possiamo fare è quella di sforzarci di vivere al
meglio. C’è qualcosa di ineluttabile nella morte.
D 5 - Quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa
per concretizzarli?
R 1- Imparare, capire e
creare più cose possibili. Io ho scelto di realizzarle tramite un percorso e
un’occupazione essenzialmente intellettuali.
R 2 - Il mio obiettivo
più importante è quello di cercare di trovare le parole giuste per spiegare
quello che viviamo, cercare di dare un senso a ciò che senso non ha.
D 6 - Abbiamo tutti un progetto esistenziale da
compiere?
Abbiamo tutti il
problema di vivere… dobbiamo fare i conti con un’esistenza problematica… non è
tanto importante chiederci se tutti abbiano un progetto esistenziale da
compiere, quanto sapere che è necessario per tutti noi che ognuno abbia il
proprio.
R 2 - Ognuno di noi deve cercare di capire quello
che desidera veramente e sforzarsi di trovare i mezzi necessari per realizzare
i propri desideri.
D 7 - Viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene
sempre più esaltato e questo sembra determinare un’involuzione culturale, cosa
ne pensa?
R 1 - Il fatto che siamo
animali sociali non deve portarci a dedurne che siamo anche animali socievoli.
Siamo sociali perché abbiamo bisogno degli altri per essere riconosciuti da noi
stessi, ma questo riconoscimento avviene attraverso il soggiogamento, la
mortificazione, persino l’annullamento dell’altro ( come dire: mors tua, vita
mea).
R 2 - Uno dei problemi
della contemporaneità è che a forza di perseguire il proprio interesse
individuale, si dimentica che anche il nostro stesso interesse non può essere
perseguito se escludiamo gli altri. L’unico modo per poter veramente realizzare
i nostri progetti è cooperare con gli altri.
D 8 - Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?
R 1- Il bene e il male
non sono facilmente distinguibili, non esistono proprio, si tratta di due
categorie convenzionali che si affermano in base alla dimensione che predomina
in un dato momento.
R 2 - Non si può che
dare una definizione minima del bene e del male: è bene il rispetto dell’essere
umano in quanto tale, sapendo, però, che ognuno di noi è diverso da tutti gli
altri.
D 9 - L’uomo è sempre stato angosciato e terrorizzato
dall’ignoto… cosa ha aiutato lei?
R 1- L’angoscia
esistenziale coincide con la libertà. Siamo tutti angosciati, ma se
attraversiamo questa angoscia che il mistero della vita ci propone
continuamente con la ragione almeno siamo ‘’liberi’’. Io ho scelto di essere
un’amante di Sofia. Cioè ho scelto la ragione.
R 2 - Per tanto tempo
sono stata molto razionale, poi mi sono accorta dei limiti della razionalità.
ci si rende conto che non si può controllare tutto. Basta accettare i propri
limiti, coscienti del fatto che sono proprio i nostri limiti che talvolta
diventano dei punti di forza.
D 10 - Qual è per lei il senso della vita?
R 1- Non c’è un senso.
C’è una ricerca continua di senso, che si dispiega attraverso diversi significati
a secondo della convinzione di ciascuno. Dio, il Nulla, l’ideologia, la Scienza… sono
tutti ‘’significati’’ attraverso i quali cerchiamo un senso alla vita.
Ma
senso non c’è. Cercarlo,
piuttosto, è il nostro vivere.
Pensare di averlo
trovato ci porta a vivere per qualcos’altro, mentre convincersi che non c’è
vuol dire fare i conti con la morte, quando siamo ancora vivi. A ognuno la sua
strada. Purchè da uomini liberi! –
R 2 - Per me il senso
della vita è vivere! Se si cerca di andare al di là del vivere, talvolta ci si
perde
Cosa dire???
Se è questo quello che
si insegna nelle nostre Università, se sono queste le uniche risposte che possiamo dare ai
nostri giovani, c’è proprio da dire che di passi la filosofia ne ha fatti molti
… all’ indietro naturalmente!!!
Non credo che sia
possibile trovare risposte più banali di
queste: come si fa a dire che dobbiamo comunque cercare un senso sapendo per
certi che quel senso non c’è, come si fa a spendere una vita in cerca di
qualcosa che già si dà per scontato che non ci sia?
Le risposte sono due: o
si ha voglia di perdere tempo nella vita. Oppure non si hanno le idee molto
chiare.
Non è coerente né logico
cercare qualcosa che si sa in partenza che non si troverà mai. L’ago nel
pagliaio se uno l’ha perso, ha qualche speranza di trovarlo, prima o poi, ma un
ago che non c’è, che non è mai caduto nella paglia… come si fa a trovarlo?
Che senso ha cercarlo?
È la lotta contro i
mulini a vento?!
Un contadino questo lo
capisce molto bene! Un filosofo… onestamente non lo so!
Da quel che ho potuto
cogliere da queste risposte è che l’unico obiettivo del nostro vivere è cercare
qualcosa che non c’è e realizzare i propri desideri, usando magari gli altri,
sfruttando quel bisogno innato che abbiamo dell’altro, magari stando un
attimino attento a non fargli del male… ma se proprio dovesse capitare di…
pazienza... c’est la vie!
Certo non ci si scandalizza
se l’individualismo avanza!
Come non potrebbe
avanzare… se l’unico insegnamento che ne possiamo trarre è a senso unico: al centro della propria vita… solo se stessi,
con fra le mani una serie di angosce e di problematiche con le quali
inesorabilmente bisogna fare i conti… sapendo di non avere speranze di
soluzioni positive.
C’è da stare allegri… non
c’è che dire!
Come filosofia niente
male?
Come filosofia morale…
beh… sono senza parole!
In alcuni passaggi, mi
sembrava di aver colto un frammento di senso di umiltà, quando si ammettono i
limiti della razionalità o l’impotenza di fronte ad eventi che la ragione non
sa spiegare, invece un colpo di coda manda tutto all’ aria: i nostri limiti non
ci devono scoraggiare, ma rafforzare, non quindi l’umiltà ma l’autoesaltazione…
per sentirsi sempre forti e pronti a tutto… i limiti diventano punti di forza!
Ma punti di forza di
cosa? Un limite resta un limite! Non c’è forza nel limite.
L’uomo può illudersi
come vuole, ma se non accetta la sua creaturalità e riconosce il suo limite di
creatura terrena non va da nessuna parte, il punto di forza, il valore aggiunto
… è la Grazia Divina… l’unica che tutto può!
Senza quella… l’uomo è
un soffio di vento!
Vorrei ancora aggiungere
un piccolo flash: Mario De C. (prof.
Associato di Filosofia morale all’Università R. Tre e anche alla Tufts University
del Massachussetts, presidente della Società Italiana di Filosofia Analitica
ecc. ecc…) dice che ‘’oggi il senso della
vita non ha più una S maiuscola: è una ricerca costante di piccoli sensi, di
piccoli miglioramenti, di piccoli aggiustamenti, di tentativi sempre incompleti
di adattare il mondo meglio possibile ai nostri desideri. Per fare tutto questo
è importante la cultura… che è anche l’unica nostra difesa contro l’ignoto ed
anche quella che ci porta a riconoscere il bene e il male. Non esiste un
progetto unico per tutti… né credo di avere io un progetto esistenziale da
compiere come qualcosa di definitivo, compiuto… è un insieme di progetti che
solo in minima parte si realizzano e sempre precariamente e provvisoriamente.
La morte, infine, è il compimento sommo
dell’insoddisfazione della sofferenza e quindi il crollo di tutti i nostri
tentativi di adattare il mondo a ciò che vogliamo. È l’estrema dimostrazione
che il mondo non siamo riusciti veramente a cambiarlo come volevamo e che non
lo potremo più cambiare. È la vittoria definitiva del mondo su di noi, sulle
nostre speranze.
Certo, parole
bellissime, non c’è che dire… piuttosto … rincuoranti.
Ma mi chiedo, da
analfabeta quale sono: ma noi uomini del Terzo Millennio siamo stupidi o
facciamo gli stupidi? Lo siamo davvero o ci fa piacere esserlo?
Mi chiedo che senso ci
sia in un cercare un senso che già si sa in partenza che non si troverà mai???
C’è da chiederselo
seriamente!
Come si può dire ad un
giovane ventenne studente universitario, con tutte le sue aspettative di vita,
i suoi progetti, le sue domande… che vivere è cercare un senso che non si
troverà mai, ma comunque dobbiamo cercarlo… perché tutto il senso del nostro
vivere è cercare – a vuoto – un senso che non c’è?
Ma poveri ragazzi
nostri!
In che modo li
prepariamo ad affrontare il futuro! Prospettandogli un presente fatto di vuoto,
di angosce inestinguibili, di sensi impossibili, di ricerche vane in partenza,
di una morte inesorabile che pone fine a tanti sforzi fisici e intellettuali
senza un senso plausibile o che ne valga la candela, una morte che è la
vittoria sulle nostre speranze!
Capisco ora in maniera
più concreta l’avvertimento di papa Francesco: ragazzi, non lasciatevi rubare la speranza!
Ma pensate un poco a
quale tragica realtà di vita viene esposto un giovane quando si sente dire dal
suo professore di filosofia che non ha nessun senso vivere, soffrire, morire,
che gli è preclusa la speranza e la possibilità stessa di eternità!!!
Che la sua è una vita
senza speranza! Che nasciamo per morire, che moriamo perché siamo nati! Che la
morte vince su tutto! Che il bene e il male non esistono, sono convenzioni,
invenzioni di comodo!
Ma vi rendete conto di
cosa vengono infarciti i nostri giovani?
Non è la generazione
moderna senza valori né principi, ma quella passata che ha smarrito se stessa
in un lager di intellettualismi e ideologie che fanno strage del nostro diritto
ad aspirare all’eternità! Ad aspirare alla felicità, che ci viene negata in
partenza: non desiderate la felicità, tanto non esiste! Non sperate in un mondo
migliore, tanto non ci sarà mai! Non illudetevi di un futuro migliore, tanto
ciò che vi aspetta sono solo angosce, problemi e egoismi vari che si
scontreranno con i vostri!
Ci si dice senza mezzi
termini che la felicità è un miraggio, pura illusione, che non ci è stata data
in eredità, che non ci spetta di diritto.
Che è vano vivere, vano
sperare, vano desiderare la felicità, l’amore, che si soffre senza motivo, che
si nasce senza motivo e si muore senza motivo!
Se questo viene dal fior
fiore dei nostri intellettuali… tremo al pensiero di quello che potrebbe
esserci intorno!
Direi poveri
figli nostri, ma direi anche ‘’poveri
noi!!!’’ che ci aspettiamo dai figli un futuro di speranza, quando noi
glielo abbattiamo come le picconate sul muro di Berlino!
Non si tratta di creare
facili o illusorie speranze nei giovani, ingannandoli sulle difficoltà della
vita, ma di fortificarli nell’affrontarle, non di negarle né di accentuarle o
assolutizzarle come fa il nostro professore, ma di metterli in condizioni
psicofisiche e morali di affrontarle senza timore. È diverso che negare loro la
felicità per partito preso!
La felicità non viene da
un colpo di bacchetta magica, ma non è neanche impossibile: quanti hanno
trovato la loro felicità nel dolore più straziante!
Non sono casi isolati,
né esempi di masochismo efferato, ma misteri della vita che contempla un Regno
che non è un’utopia, ma una Promessa concreta e per tutti!
Ma è troppo difficile
comprendere questo per chi usa solo i mezzi limitati della Ragion Pura!
Le loro risposte sono
molto esaurienti. Esaurienti, brevi e concise.
Verrebbe da dire come
quelle di Dio, brevi e concise.
Sì, verrebbe da dirlo,
se non fosse per un piccolo particolare: la Parola di Dio è breve, concisa ma…
piena! Quella degli uomini è breve, concisa ma… vuota!
Che cosa c’è di pieno, di
coinvolgente, di senso nel dire che il senso della vita è vivere!?
È filosofia morale questa!
Badate bene! Non è una
semplice affermazione da barbone da strada. È filosofia morale!
È la risposta che l’altissima
e nobile filosofia morale riesce a formulare!
Il senso della vita è vivere, non bisogna andare al di
là di questo per non rischiare di perdersi.
Non so che dire. Sono
letteralmente ancora una volta… senza parole.
Se mi viene da piangere
per i giovani esposti a tutto questo e se
tremo per questo mondo basato su tutto questo… non posso non compatire chi
tutto questo tesse nel buio dei suoi giorni.
Perché nel buio vive chi
è convinto che bisogna cercare un senso che egli stesso ritiene sia inutile da
cercare, perché non c’è, ma che va comunque cercato; che è convinto che la vita
va solo vissuta. Che vuol dire ‘’solo vissuta’’?
Vuol forse dire…
lasciarsela scivolare addosso?
Che vuol dire che non si
devono cercare risposte al dolore umano, ma solo fare in modo di eliminarlo? Chi
potrà mai eliminarlo del tutto? Chi potrà mai trovare un antidoto al dolore del
mondo? Chi potrà mai salvare l’uomo dal male di cui egli stesso ne è stata
causa?
Certo, l’incoraggiamento
finale è la ciliegina sulla torta (fatta per festeggiare la morte della speranza,
direi!): Se si cerca di andare al di là
del vivere, talvolta ci si perde!
Forse il messaggio
finale è proprio questo: attenti ragazzi, voi che siete cercatori per natura…
attenti… perché se cercate… rischiate di perdervi… dunque NON rischiate, non
cercate mai, perché non c’è niente da cercare… anzi… anche se non c’è niente da
cercare… fate finta di cercare… così almeno vivrete e potrete dire di aver
cercato ciò che non potete mai trovare perché non c’è proprio niente da trovare,
non esiste niente che deve essere trovato! Avete già tutto sotto gli occhi, non
c’è altro. Conoscete le angosce, le problematiche, i turbamenti, le delusioni,
le amarezze, il nonsenso del dolore, l’inesorabilità della morte… cos’altro
pensate di poter trovare? È tutto qui! Non c’è nient’altro che voi non
conosciate già! Quindi godetevi la vita più che potete, se riuscite ad avere un
po’ di rispetto per gli altri… è bene per voi, altrimenti non vi preoccupate,
andate pure avanti per la vostra strada, tanto il male non esiste, il futuro
non esiste, il giudizio non esiste, una conclusione non esiste… è tutto legato
all’istante presente, tutto finisce lì. Quello che si è fatto e quello che non
si è fatto! Niente scrupoli, niente desideri rimandati, niente speranze deluse.
Perché se non sperate non rischiate di restare delusi! Ovvio, no!
Non c’è che dire: un
giovane o una giovane ventenne di fronte alle certezze sull’amore avranno sicuramente le idee molto chiare sul
loro futuro sentimentale: non ti aspettare niente, tanto è solo un gioco
asimmetrico e imperfetto… non c’è nessun sogno da fare in due, nessun progetto,
nessuno scopo, nessun coinvolgimento emotivo… prendere e lasciare.. . andare e venire…
scegliere e cambiare… cercare l’amore sapendo che non lo si troverà mai !
Così come il senso della
vita, anche il senso dell’amore viene fatto fuori senza mezzi termini: come
dire… cercate pure, cari giovani…
cercate perché vi tocca cercare… ma sappiate che non approderete mai a
niente… perché non c’è niente da trovare… il bello è solo la ricerca… anche se
a vuoto!
Prospettive più che
allettanti per chi si appresta a vivere… non c’è che da stare allegri!
Poi ci lamentiamo di
questo mondo senza valori e senza regole e senza senso!
Sono sbalordita per
questa conclusione!
È allucinante la
conclusione alla quale ci hanno portato i nostri quanto mai esperti professori…
onore alla loro cultura!
In virtù della libertà
di pensiero… posso dire… sì… lasciate che dicano…
In virtù di un’onestà
morale… posso dire… se davvero questo è il meglio della nostra filosofia di
vita… POVERI NOI!!!
POVERI NON
SOLO NEL SENSO DI SFORTUNATI… MA POVERI PROPRIO COME POVERTA’, COME BANALITA’
DEL NOSTRO VIVERE… COME POCHEZZA
ESISTENZIALE!!!
Mi sembra che si sia
giunti all’opposto di quel delirio di onnipotenza che ha caratterizzato l’inizio
del Novecento, quando l’uomo si sentiva un dio, capace di tutto, forte su
tutto, sempre in corsa, la velocità era il simbolo della potenza umana. Oggi, crollato
il mito del superuomo, si cade nel vittimismo delirante: siamo incapaci di dare
risposte, impotenti di fronte ai misteri della vita, siamo sconfitti dalla
morte… siamo larve che non possono far altro che strisciare sapendo di
strisciare, senza neanche il beneficio di alzare lo sguardo al cielo: è troppo
lontano, troppe incertezze, troppa fatica… continuiamo a strisciare… che è l’unica
certezza che abbiamo!
È una desolazione
totale.
E se prima mi spaventava
il mondo con le sue violenze e i suoi rumori assordanti, dopo questo bagno
nella cultura contemporanea… ora ne sono proprio allibita!
È difficile riprendersi
dopo una doccia gelata come questa!
Sembra essere passati
sotto una valanga ed essere rimasti sepolti al gelo per anni.
Congelati. Sì, proprio
congelati. Ingessati. Ingabbiati. Imbrigliati in rotoli di filo spinato.
Questa è l’impressione, questa
la sensazione che mi resta dopo aver letto queste affermazioni.
Un mondo di ghiaccio. Freddo.
Gelido. Rigido. Senza vita. Asettico. Banale. Assurdo.
Un mondo che ha paura di
scoprirsi fragile e si trincera dietro automatismi o ideologie che pur non
facendo mistero della precarietà umana, dei suoi limiti e della sua impotenza
di fronte alle grandi domande di senso… non propone nessuna via d’uscita… è un
prendere atto e restare lì a guardare, attoniti, annichiliti: questi siamo,
questo possiamo fare, non possiamo andare oltre, questa è la realtà, questo non
lo possiamo capire, quello non lo possiamo evitare… sono risposte fatte di
limiti e di prese d’atto, legati al vivere quotidiano in un’ottica di benessere
terreno, una logica essenzialmente e assolutamente materialistica e direi che da questo punto di vista non gli
si può certo dar torto… sono proprio questi i limiti della materia, hanno
perfettamente ragione… ciò che invece non riescono a cogliere è che non è
questa l’unica realtà dell’essere umano, questa è quella che gli occhi vedono e
i sensi sperimentano… ma non è detto che ciò che è visibile agli occhi sia
l’unica realtà esistente.
L’una non esclude
l’altra. E dato che di questa ‘’realtà altra’’ di esempi e di esperienze ce ne
son tante nel corso della storia umana, non si può negarne l’esistenza.
Un buon filosofo sa che
negare la realtà non fa parte del metodo scientifico, ma che è un’anomalia del
pensiero umano.
Il punto di vista dei nostri docenti filosofi è
corretto, ma solo se ci si ferma a
considerare la materia, ma se consideriamo che l’uomo è capace di percepire la fame, che non è materia ma che ha
bisogno di materia… mi par di capire che ci sia qualcosa che non sia materia, ma che l’uomo ugualmente percepisce con altri
sensi che non sono i soliti cinque globalmente riconosciuti.
E se c’è la fame
corporale, è anche sicuro che c’è la fame spirituale che, a pensarci bene, è
una delle poche cose che uniscono l’umanità da un Polo all’altro: non c’è
civiltà o epoca storica che non porti in sé una qualche forma di religiosità o
un bisogno o un’esperienza di soprannaturalità, a cominciare dagli antichi
sciamani di preistorica memoria.
Che ci sia un mondo
spirituale oltre ad un mondo sensoriale è fuori dubbio.
Poi il prenderne
coscienza o meno… questo è conseguenza di tante cose.
Questo però mette in
discussione tutte le certezze dei nostri amici filosofi, le cui uniche certezze
sono quelle di non avere certezze… persi, naufragati nel mare del relativismo e
dell’ideologismo.
Ma se questo viene
offerto alle nuove generazioni… il Signore ci salvi dai nostri terremoti esistenziali,
molto più distruttivi delle calamità naturali.
Sciami sismici che ci
demoliscono dall’interno e creano fratture, spazi vuoti, voragini, burroni…
caverne senza uscite, tunnel senza speranze, tenebre senza spazi di luce.
Il Signore ci salvi da
noi stessi! E dal futuro che ci stiamo costruendo con le nostre mani… o peggio
dire… che stiamo distruggendo con le
nostre mani!
Lasciando come sempre la
piena libertà di pensiero ad ognuno, ci mancherebbe altro, di esprimere il
proprio punto di vista, e assegnando anche a me la stessa libertà di pensiero concessa a loro, non posso non dire ciò che penso dopo aver ascoltato
queste opinioni, che si alzano quasi a legge per l’umanità: dire ed essere
convinti che non ci sia un senso a questa vita, significa, per dar ragione a De
Mello, che proprio non ci si vuol svegliare!
Anche coloro che si
credono svegli, che credono di saper leggere addirittura fra le righe, anche
loro cadono nel baratro della sonnolenza ad oltranza, magari in uno stato di
dormiveglia… ma sempre lontani dall’attimo del risveglio: dire che non c’è un
senso significa negare la realtà. Semplicemente questo!
Il bene e il male non
sono semplici categorie mentali, frutto della cultura o invenzioni delle
religioni, ma sono Forze spirituali che agiscono nel mondo ed esercitano un
potere soprannaturale sulla vita di ogni uomo; non sono certo concetti relativi
a tempi e culture, ma Realtà che fanno dell’uomo il loro campo di battaglia.
La morte, poi, così
terribilmente bistrattata, non è la parola FINE, non è un THE END, quanto
piuttosto uno STOP AND GO, una fine che
dà un nuovo inizio, si giunge ad una porta che si apre su un’altra Realtà.
La sofferenza ci porta a
comprendere la fragilità della creatura umana, la corruzione della sua carne,
ci restituisce alla nostra vera dimensione di creature terrene, bisognose di
una Mano Superiore che li rafforzi nei loro affanni e dia un senso al loro
soffrire.
Quanto al senso della
vita, che tanto si fatica a trovare, ma, scusatemi tanto se mi permetto
dall’alto della mia assoluta ignoranza, ma
in questi versetti della Sapienza non c’è forse un senso?
Non c’è forse una
Verità?
Non c’è forse una
risposta chiara e precisa, sembra ombra di dubbio, alla nostra domanda sul
senso della vita: di cos’altro abbiamo bisogno?
Ci dice chiaramente da
dove si parte, quale strada percorrere, dove arrivare, perché, chi e quando.
E non c’è forse anche l’espressione
massima dell’Amore, quando ci viene detto che qualcuno ha preparato un Regno
eterno per noi?
Abbiamo bisogno di
altro?
Solo se siamo orbi, muti
e sordi possiamo negare questo!
Ma di quale altre
parole, concetti, teorie, vagheggiamenti vari ha bisogno la mente umana per
capire la semplice verità?
Abbiamo per forza
bisogno di enciclopediche elucubrazioni per esprimere alti concetti e nobili
verità?
Forse ciò che più ci
sconcerta e ci sorprende e ci fa vacillare è proprio la semplicità del Parlare
di Dio.
Forse questo ci crea più
dubbi di qualsiasi altro concetto intellettualistico.
Ci sconcerta la
semplicità di Dio. La chiarezza di Dio. La brevità di Dio.
Una brevità, ovviamente,
che non ci basterebbe una vita intera per comprenderne un solo frammento.
La Sua Parola è uno
Scrigno infinito, un Pozzo senza fondo, un Cielo senza confini, eppure di una chiarezza
immediata , sconcertante e semplice.
Chi più di Lui può
indicarci la strada e il senso di questo nostro andare?
Chi… se non Colui che
tutto questo nostro andare ha pensato, creato, regolato, armonizzato?
Avrebbe mai potuto, nella
sua Onniscienza, non dare un senso a tutto quanto fatto?
Avrebbe mai smentito se
stesso?
Non è da Dio lasciare le
cose a metà o lasciarle intendere senza darne chiarezza e conferma.
Non solo ha fatto tutto
con Sapienza, ma non ha tenuto nascosto a noi il principio che ha mosso la Sua
Sapienza, né il metodo, né gli obiettivi né i traguardi.
Tutto ha preferito
chiarire con noi, per noi.
Tutto.
Niente è rimasto
nascosto.
Niente è stato non
detto.
Tutto è stato rivelato,
chiarito, esposto con fatti e parole in perfetta sintonia fra loro.
Di cos’altro abbiamo
bisogno?
Forse davvero, ed anche
su questo De Mello non aveva tutti i torti, nonostante le sue cantonate devastanti,
forse davvero non vogliamo essere felici, forse davvero preferiamo rotolarci
nelle nostre illusorie certezze e nei nostri lunghi incubi diurni e continuare
a sostenere che non c’è nessun senso a tutto questo, che l’unico senso che c’è
è quello di cercare un senso che già si sa in partenza che non si troverà mai!
Dice ancora De Mello che siamo tutti pazzi!
Su questo sono
d’accordo! Siamo tutti pazzi, perché ci fa comodo esserlo e voler essere
considerati pazzi, perché solo la pazzia concede il massimo della libertà: il
pazzo è l’unico davvero libero di esprimere liberamente il proprio pensiero
senza che nessuno gli si opponga o lo contrasti…libero di dire tutto ciò che
vuole e di crederle vere e giuste!
L’altra mattina,
passando vicino ad un bar, c’era uno dei nostri compaesani che ha evidenti e
riconosciuti problemi psichiatrici che insultava a gran voce uno dei clienti
del bar, dicendone di tutti i colori, e la persona a cui erano rivolti gli
insulti continuava tranquillamente a sorseggiare il suo caffè, tra un risolino
e l’altro.
Ecco, ad un pazzo è
concesso anche questo, insultare apertamente senza che nessuno reagisca o si
senta disturbato da tali insulti… si sa… è soltanto un pazzo, non è lui, è la
sua testa che non ragiona…
Ecco… è un po’ la fiction in cui è immerso ognuno di
noi, che appartiene alla categoria dei sani di mente: affermare certezze che
sono dei controsensi e crederle giuste.
Sì, certo, siamo
giustificati perché le vie della nostra ragione sono ancora tutte la scoprire e
da comprendere, da esplorare e quantificare… ma sono e restano giustificazioni
nostre… c’è uno solo che può giustificarci e non a parole o in maniera
astratta, ma nei fatti e con qualcosa di molto concreto che è il Suo Sangue ed
è Gesù Cristo, Figlio di Dio e Dio Egli stesso!
L’Unico che può
giustificarci… opponendo alla pazzia umana… la follia di una Croce!
Concludendo…
Tutto parte da un desiderio: voler
essere illuminati dalla Sapienza del Vangelo per poter prendere parte al Regno
di Dio.
È molto chiara la relazione: la
Sapienza della Parola conduce al Regno.
La Sapienza si fa Guida, Maestra che
istruisce e guida sulle vie della salvezza, affinchè ognuno giunga al Regno
promesso.
Ci è chiesto di onorare la Sapienza,
non solo di desiderarla, di cercarla, di accoglierla, ma anche di onorarla,
come ‘’Cosa preziosa’’, come ‘’Persona Divina’’, come ‘’Verità Assoluta’’; dare
onore vuol dire accoglierla per quella che è: Presenza di Dio!
Guida di Dio. Sapienza di Dio.
E se la Sapienza di Dio giunge fino
a noi… chi siamo noi per rifiutarla?
Chi siamo noi per giudicarla?
Prostriamoci dunque dinanzi alla
Sapienza e lasciamoci riempire da Lei, illuminare nei nostri angoli bui,
adombrare dalla Sua Luce, perché possiamo rinascere a vita nuova e camminare
sicuri verso il Regno eterno che ci attende… preparato per noi prima di tutti i
secoli!
Incontrare la Sapienza, seguirla
nelle sue strade, è provare la vertigine dell’aquila, che non è come provare l’ebbrezza
di uno sport estremo carico di pericoli… ma è un gioco dell’anima che brama i
Cieli estremi… Cieli nuovi e Terra nuova!
Il segreto è… non aver paura di
cercare… perché si può davvero volare… sulle Ali della Sapienza!