mercoledì 25 febbraio 2015



MARIA REGINA DELLA PACE

MEDJUGORJE 

Mercoledì 25 febbraio 2015

"Cari figli! In questo tempo di grazia vi invito tutti: pregate di più e parlate di meno. Nella preghiera cercate la volontà di Dio e vivetela secondo i comandamenti ai quali Dio vi invita.  Io sono con voi e prego con voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

domenica 22 febbraio 2015




MARIA REGINA DELLA PACE

MEDJUGORJE

Messaggio del 25 marzo 2015 

Cari figli, eccomi sono qui in mezzo a voi. Vi guardo, vi sorrido e vi amo come solo una madre può fare. Attraverso lo Spirito Santo che viene per mezzo della mia purezza, vedo i vostri cuori e li offro a mio Figlio. Già da tanto tempo vi chiedo di essere miei apostoli, di pregare per coloro che non hanno conosciuto l’amore di Dio. Chiedo la preghiera fatta con l’amore, la preghiera che fa opere e sacrifici. Non perdete tempo a capire se siete degni di essere miei apostoli, il Padre Celeste giudicherà tutti, ma voi amatelo ed ascoltatelo. So che tutte queste cose vi confondono, anche la mia venuta in mezzo a voi, ma accettatela con gioia e pregate per comprendere che siete degni di operare per il cielo. Il mio amore è su di voi. Pregate affinché il mio amore vinca in ogni cuore, perché questo amore che perdona si dona e non cessa mai. Vi ringrazio".
                                                 


AGENDA PARROCCHIALE

1^ SETTIMANA DEL TEMPO DI QUARESIMA

Lunedì 23 febbraio
CATECHESI ''LE VIRTU' CARDINALI''
Chiesa Monastero ore 17,45

mercoledì 25 febbraio 
CATECHESI PER GENITORI
Chiesa Madre ore 16,00
 Gruppo Liturgico
Chiesa Madre ore 17,45

Giovedì 26 febbraio 
GIORNATA EUCARISTICA
ESPOSIZIONE SS. SACRAMENTO
CONFESSIONI
Chiesa Monastero ore 15,00 - 17,00

venerdì 27 febbraio 
CATECHESI BIBLICA ''APOCALISSE''
ore 21,00

sabato 28 febbraio 
CATECHESI GIOVANISSIMI
ore 16,30
CATECHESI GIOVANI 
ore 18,30

domenica 1° marzo
ACR
ore 15,00
CATECHESI ADULTI
ore 18,00

CONVEGNO ''LUDOPATIA VITE IN GIOCO''
TRICARICO ORE 17,00

ESERCIZI SPIRITUALI PER LAICI
SANTA CESAREA (LE) 11/15 MARZO 2015

martedì 17 febbraio 2015





Vieni nella mia vita, Signore della vita,
penetrami con la tua parola,
con forza e potenza,
perché non possa resisterle.
Donami di accoglierla e viverla.
Stana con la sua verità
lo spirito immondo
che vive in me silenzioso e nascosto.
Usami violenza ed espelli ogni male,
Santo di Dio onnipotente e salvatore.
Portami nella tua novità di vita
e crea in me l’uomo nuovo,
il figlio di Dio,
capace di dialogo e di comunione
con Dio e con i fratelli,
così che con loro e in te
possa vivere alla presenza del Padre
e lodarlo in eterno
nell’amore dei Tre che tutti ci avvolge.

da fabiociardi.blogspot.it 

sabato 7 febbraio 2015

PANE SPEZZATO

''Venite e gustate quant'è buono il Signore''
DAL LIBRO DELLA SAPIENZA
PARTE SECONDA

 Capitolo 6
II. SALOMONE E LA RICERCA DELLA SAPIENZA
I re devono ricercare la sapienza

La sapienza si lascia trovare

III PARTE


[12]La sapienza è radiosa e indefettibile,
facilmente è contemplata da chi l'ama
e trovata da chiunque la ricerca.

[13]Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano.

[14]Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà,

la troverà seduta alla sua porta.

[15]Riflettere su di essa è perfezione di saggezza,

chi veglia per lei sarà presto senza affanni.

[16]Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei,

appare loro ben disposta per le strade,

va loro incontro con ogni benevolenza.

[17]Suo principio assai sincero è il desiderio d'istruzione;

la cura dell'istruzione è amore;

[18]l'amore è osservanza delle sue leggi;
il rispetto delle leggi è garanzia di immortalità
[19]e l'immortalità fa stare vicino a Dio.
[20]Dunque il desiderio della sapienza conduce al regno.
[21]Se dunque, sovrani dei popoli,
vi dilettate di troni e di scettri,
onorate la sapienza, perché possiate regnare sempre.



PER RIFLETTERE INSIEME…
Ricordate? Nei primi 11 versetti del 6° capitolo siamo passati dall’ ammonimento di Dio ai potenti… [3]La vostra sovranità proviene dal Signore; la vostra potenza dall'Altissimo, il quale esaminerà le vostre opere e scruterà i vostri propositi;… [5]Con terrore e rapidamente egli si ergerà contro di voi poiché un giudizio severo si compie contro coloro che stanno in alto. [6]L'inferiore è meritevole di pietà, ma i potenti saranno esaminati con rigore… dalla proclamazione della Giustizia divina alla sua promessa di difesa, protezione, soccorso e sostegno a colui che dà ascolto, pone l’orecchio alla Sua Parola, cerca il Suo Consiglio ‘’[10]Chi custodisce santamente le cose sante sarà santificato e chi si è istruito in esse vi troverà una difesa. [11]Desiderate, pertanto, le mie parole; bramatele e ne riceverete istruzione.’’.
Ecco dunque il programma di Dio: ascoltare, cercare, desiderare, bramare le Sue Parole, lasciarsi istruire da Lui per essere santi, per essere da Lui difesi e protetti.
Un programma di una portata immensa, che può essere sintetizzato solo dalle parole di San Paolo: se Dio è con me, chi sarà contro di me? Di chi avrò timore? Chi o cosa potrà farmi paura?
Un programma di vita senza scadenza, senza limiti, senza confini, senza tempo, soggettivo e personalizzato ma allo stesso tempo collettivo e comune a tutti.
Il programma di santità che Dio ha per noi è universale, è eterno, è irrevocabile, è irreversibile, è sicuro!
Se, dunque, nella prima parte abbiamo contemplato il programma di eternità che Dio ha per ogni uomo, nella seconda parte del sesto capitolo possiamo, semplicemente e meravigliosamente contemplare la bellezza della Sapienza.
Contemplare la Sapienza con gli occhi del cuore è un’azione di una incommensurabile profondità, perché è come guardare il Sole a occhio nudo, senza filtri, senza protezione…’’[12]La Sapienza è radiosa e indefettibile’’!
Capite! RADIOSA E INDEFETTIBILE!!!!!!!!!
La Sapienza è splendente, luminosa, illuminante, sfavillante, sfolgorante…radiosa…  irradia Luce di una intensità tale che la nostra misera mente umana non riesce lontanamente a contenere o immaginarne la grandezza, neanche la più fervida fantasia potrebbe giungere ad immaginarla!
La Sapienza è radiosa!
La Sapienza è indefettibile!
Senza difetto alcuno. Senza inganno alcuno.
Senza menzogna e senza angoli bui, scuri, indecifrabili, indistinguibili, nascosti, oscurati, taciuti.
La Sapienza è senza difetto alcuno. Perfetta. Perfettissima Perfezione!
C’è qualcos’altro che possa superarla in altezza, ampiezza, profondità e larghezza?
C’è qualcun altro che possa starle alla pari?
C’è qualcuno che osa porle dei limiti di azione? Dei limiti di perfezione?
La Sapienza è indefettibile!!!
Comprenda bene l’animo umano questo termine: INDEFETTIBILE!
Lo comprenda e lo tenga sempre bene a mente, soprattutto quando crede di potersi ergere al di sopra del Suo Creatore; quando si pone davanti a Lui come giudice e non come figlio; quando contesta, si ribella, si oppone alla Sua Volontà; quando segue solo il proprio volere, quando non ascolta, non ubbidisce, non accoglie, non accetta la Sapiente Volontà del Signore!
Lo comprenda, l’uomo, e lo tenga sempre bene a mente: la Sapienza di Dio è in-de-fet-ti-bi-le! È Santa! La più Santa delle Cose sante! La più perfetta delle cose perfette! La più alta delle cose alte!
I giudizi del Signore sono retti. I giudizi del Signore sono giusti. I giudizi del Signore sono perfetti… perché Lui è Sapienza indefettibile!
Questo termine ‘’indefettibile’’ dovrebbe farci tremare i polsi, dovrebbe infervorare il nostro cuore, dovrebbe innalzarci nella nostra misera condizione di creature imperfette seppure perfettibili!
Questo termine, invece, ci lascia indifferenti e le nostre reazioni sono sempre le stesse: si ignora, si fugge, si critica, si detesta, si contesta, ci si oppone, si deformano i concetti; questo termine ci fa così tanta paura da spingerci ad esorcizzare la paura ignorandolo, sminuendolo, dimenticandolo, sottovalutandolo.
Ecco che la magnificenza divina viene a trovarsi di fronte all’ ignoranza e alla ribellione umana e tutto s’infrange contro gli spigoli del nostro illimitato orgoglio.
Ciò che non conosciamo preferiamo ignorarlo, per paura o per orgoglio.
Dio è Sapiente!?
No, non ci sta bene!
L’unico sapiente sia sempre e soltanto l’uomo!
Di fronte a questa volontà umana, anche la Bellezza divina viene sminuita, deturpata, derubata del Suo straordinario valore!
Questo è l’uomo!
Questo è quest’essere di terra, questo pugno di fango che non varrebbe niente se Dio non vi avesse infuso il Suo Respiro vitale, una scintilla della Sua Sapienza e tutto il Suo Amore.
Questo ‘’vaso di terracotta’’  ha fatto sua la Sapienza di Dio; ne ha ricevuta una sola microscopica scintilla e già crede di possedere il mondo e tutto l’Universo  con la sua imperfetta sapienza e il suo infinito egoismo!
Di fronte alla Sapienza di Dio ogni ginocchio si pieghi, sulla terra, sotto terra e nei Cieli!
E ogni lingua proclami la perfetta Sapienza del Signore!

Ma dove trovare la Sapienza del Signore?
Come trovarla?
Chi può trovarla?
La risposta ce la dà Lui stesso, quasi a prevenire le nostre insicurezze, i nostri interrogativi, le nostre incapacità: ‘’la Sapienza  facilmente è contemplata da chi l'ama e trovata da chiunque la ricerca.’’
Amore e ricerca! Ecco la ricetta: bisogna innanzitutto amarla, prima ancora di averla trovata; amarla che significa desiderarla, bramarla… volerla così fortemente trovare da star male se non la si trova; desiderarla così fortemente da non poterne fare a meno, da non poter vivere senza di Essa; da non poter dormire, mangiare, fare nient’altro se prima non la si è trovata e ammirata e contemplata!
Prima desiderarla, dunque, poi cercarla… cercarla … di buon mattino… : dunque… amarla… desiderarla… cercarla… trovarla… e amarla ancora!
Sia all’inizio che al termine della ricerca c’è l’amore: chi ama cerca, chi ama desidera l’amato, chi ama trova, chi ama non si sottrae all’amore dell’amato!
Il segreto è dunque tutto nell’Amore!

[13]Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano.
[14]Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla sua porta.
Amare la Sapienza! Amare per essere istruiti dalla Sapienza: [15]Riflettere su di essa è perfezione di saggezza, chi veglia per lei sarà presto senza affanni.
Cos’altro può desiderare l’uomo più di questo?
Essere senza affanni!
Essere liberi dagli affanni quotidiani! Essere al sicuro, protetti dalla Sapienza di Dio!
Potremo mai comprendere quale immensa libertà la Sapienza viene a darci?
Meraviglioso è quanto affermato al versetto [16]: Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei, appare loro ben disposta per le strade, va loro incontro con ogni benevolenza.’’
Se l’uomo decide di mettersi in cammino in cerca della Sapienza, scoprirà che la Sapienza era già in cammino in cerca di lui!
La Sapienza desidera incontrare l’uomo, vuole unirsi a lui, vuole condividere la sua vita, vuole entrare a far parte dei suoi affanni, per proteggerlo, per difenderlo, per soccorrerlo, non certo per invadere la sua vita o appropriarsi del suo tempo o togliergli la libertà di pensiero.
La Sapienza desidera l’uomo per ‘’istruirlo’’ : [17]Suo principio assai sincero è il desiderio d'istruzione; la cura dell'istruzione è amore; [18]l'amore è osservanza delle sue leggi; il rispetto delle leggi è garanzia di immortalità [19]e l'immortalità fa stare vicino a Dio.’’.
Che meraviglioso programma!
Che straordinario progetto!
Quale incommensurabile dono!
Istruire è amare; amare è osservare e rispettare le leggi; rispettare le leggi è garanzia di immortalità e l’immortalità fa stare vicino a Dio!!!
Stare vicino a Dio! Come comprendere questo stato? Come contenerne la grandezza?
Come non desiderare non essere vicini a Dio!
Per noi cristiani questo dovrebbe essere il programma di vita, l’obiettivo primario, lo scopo primo e ultimo della propria esistenza, il desiderio più desiderabile e bramabile di ogni uomo e donna che si professano cristiani!
Ecco il punto: dovrebbe!
È quel condizionale che dice tutto, che apre burroni profondi, oscuri e tenebrosi, che cancella, in un attimo, tutta la bellezza e la grandiosità della Sapienza di Dio!
Un ‘’dovrebbe’’ che parla del dramma terribile che l’uomo si porta dentro: desiderare Dio e poi tradirlo con altri idoli; portarsi dentro il bisogno di Dio e narcotizzarlo con le droghe che il mondo propone: potere, successo, gloria, ricchezza… luci che non splenderanno mai, nessuna luce potrà mai raggiungere la radiosità della Sapienza!
Ma questo l’uomo non lo comprende, si lascia abbagliare dalle falsi luci, dai diamanti trovati nel ventre della terra, preferisce il riflesso della Luce alla Luce vera, non comprende la Bellezza della Luce  e si accontenta del riflesso sbiadito delle luci fatue di un mondo che inganna e illude, che depista e disorienta, che incanta, seduce… e distorce quando non ruba la Verità!
‘’La Luce venne nel mondo ma i suoi non la riconobbero’’.
No, non l’abbiamo riconosciuta, né ieri né oggi. Eppure oggi di prove e di conferme ne abbiamo tante, eppure oggi sappiamo qual è la Verità, eppure oggi i fatti parlano chiari… ma noi non lo riconosciamo!
È questa la nostra sfida, è chiaro, si gioca tutto qua il nostro destino eterno e se fosse così semplice e così scontato non avremmo di che preoccuparci… ma non è così, non è così automatico: sapere, conoscere… non è credere!
Non è sufficiente la conoscenza dei fatti, non basta la sapienza dell’intelligenza umana… si può conoscere tutta la Scrittura a memoria senza per questo credere in quello che si conosce.
Si può ignorare completamente la Scrittura e credere fervorosamente nella Parola!
È il mistero della fede!
È un mistero certo, perché non sappiamo come avviene… ma sappiamo bene perché avviene: lo Spirito soffia dove vuole e come vuole!
Lo Spirito di Dio soffia da Millenni e sconvolge le pagine della Storia, la scuote, la rinnova,  la riscrive mille volte sempre nuova, la ri-costruisce secondo un Disegno non sempre comprensibile agli occhi dello storico; la Storia umana non è un percorso scritto dall’uomo, ma un Progetto guidato da Dio, per mezzo del Suo Santo Spirito.
I libri di storia riportano la cronologia dei fatti storici, le vicende umane, l’alternarsi di pace e di guerra; nella Scrittura i fatti storici sono illuminati e compresi alla Luce dello Spirito, è lì che il cammino umano appare in tutto il suo misterioso avvicendarsi e modificarsi: la storia del popolo ebreo è un cammino a due: la mano dell’uomo nella mano di Dio, la vita dell’uomo nella Vita di Dio.
Non c’è un solo momento in cui l’uomo cammina da solo, Dio è con lui sempre, lo guida, lo protegge, lo accoglie, lo soccorre, lo difende, lo istruisce, lo ama.
Il vero dramma dell’uomo è il non saper riconoscere il Passo di Dio nella sua vita, la Sua Presenza, la Sua Voce, la Sua Volontà, il Suo Progetto nella sua vita.
Non so se è proprio corretto dire che ‘’l’uomo non sa riconoscere il Passo di Dio nella sua vita’’, forse sarebbe più corretto dire che ‘’non vuole riconoscere il Passo di Dio’’, molte volte è la nostra ostinazione nel non voler capire, comprendere, accettare, nel non voler dire ‘’ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà’’; è una frase brevissima ma che trasforma l’intera vita, di chi la pronuncia ma anche degli altri che  stanno intorno, perché tutto è contagioso, tutto è per tutti, il Signore dà ad uno per la salvezza di tanti!
Un carisma dato ad una sola persona produce frutti meravigliosi che durano nel tempo e si diffondono nello spazio: basta vedere quanti ordini religiosi sono fioriti in questi ultimi Millenni e quanti di questi ordini, nati in luoghi sconosciuti, ad opera di persone sconosciute, quale diffusione hanno avuto e come sono sopravvissuti alle tante difficoltà di ogni genere, senza mai crollare né cadere nel dimenticatoio. Così come la Chiesa stessa ha resistito agli attacchi violenti del nemico, che ha cercato di demolirla in tutti i modi e in tutti i tempi.
Se la Chiesa non fosse stata sorretta e protetta dallo Spirito sarebbe già crollata da tempo; ma non è stato così e non sarà così: le porte degli inferi non prevarranno!
Non è solo una profezia, ma una certezza, già tante volte verificatasi nel corso della Storia, quando gli attacchi del nemico hanno rischiato di mettere in crisi la Chiesa, senza mai annullarla, senza mai demolirla, senza mai sopraffarla.
Lo Spirito di Dio aleggia sulla Storia dell’uomo e la impregna del Volere di Dio, perché ha un compito ben preciso: condurre tutti al regno… perché possano regnare sempre!
È chiaro lo scopo, chiaro e preciso: 
[20]Dunque il desiderio della sapienza conduce al regno.
[21]Se dunque, sovrani dei popoli, vi dilettate di troni e di scettri,
onorate la sapienza, perché possiate regnare sempre.
Il Signore non nasconde il Suo Progetto, non parla in modo oscuro o per frammenti, sin dall’inizio rivela il Suo Proposito: condurre al regno!

In questi versetti è delineato un percorso preciso, chiaro, inequivocabile, un progetto di vita e di eternità, si potrebbe dire ‘’il progetto stesso della salvezza’’.
Sappiamo che tutto il cammino storico e spirituale  del popolo ebraico va sotto il nome di ‘’ storia della salvezza’’, che va dalla  rivelazione di Dio ad Abramo al  ritorno di Cristo nel Regno dei Cieli.
In realtà, questa  è la storia della nostra salvezza.
Una storia che ci riguarda tutti, ma proprio tutti, da vicino, da molto vicino, anzi, direi, da dentro più che da vicini, da molto dentro.
Se questa è, dunque, la Storia, in questi versetti ci viene rivelato il progetto che sta alla base di questa Storia, diciamo il percorso ‘’teorico’’, per capirci, racchiuso in poche, pochissime parole, perchè quando tutto è molto chiaro non necessitano tante parole o lunghi discorsi di circostanza, tutto può essere contenuto in brevi versetti capaci di esprimere la verità e la realtà di un’eternità intera; è la caratteristica del Parlare di Dio.
In tutta la Scrittura, non ci sono grandi discorsi, lunghe elucubrazioni, discorsi oceanici per convincere o per spiegare un pensiero, un punto di vista, un insegnamento; anche quello che viene definito ‘’discorso della montagna’’ è contenuto in poche espressioni, un concentrato di verità e sapienza,  in cui emergono principi di giustizia, di solidarietà umana, di consolazione, di amore divino, di carità fraterna, di difficoltà esistenziale, di crisi di coscienza, di un cammino alla luce dell’amore di Dio.  
Poche parole, ma grandi insegnamenti, è questa la strada indicata dal Signore, sin dal principio, perché chi deve capire capisca e chi ha orecchi intenda e comprenda e metta in pratica.
Così, dicevo, questi versetti sono come i gradini di una scala, che parte dal nostro vivere terreno e ci guida verso il vivere eterno; ognuna di queste parole contiene un’enciclopedia di Sapienza:

primo gradino: [17]Suo principio assai sincero è il desiderio d'istruzione;
secondo gradino:  la cura dell'istruzione è amore;
terzo gradino: [18]l'amore è osservanza delle sue leggi;
quarto gradino: il rispetto delle leggi è garanzia di immortalità
quinto gradino: [19]e l'immortalità fa stare vicino a Dio.
sesto gradino: [20]Dunque il desiderio della sapienza conduce al regno.
settimo gradino: [21] onorate la sapienza, perché possiate regnare sempre.

Vedete? Sono gradini da salire, sono passi da compiere in vista di un fine ultimo che è quello di ‘’regnare per sempre’’.
Si direbbe un fine ambitissimo, almeno così dovrebbe essere, invece, stranamente, non è così: noi non desideriamo i grandi traguardi, ci accontentiamo di quelli più bassi, più facilmente abbordabili, … a che pro impegnarsi per alti traguardi… l’impegno prioritario è quello di guadagnare per questa terra, gli altri tipi di guadagni… li lasciamo fare ai sognatori… a coloro che hanno il coraggio di sognare ad oltranza… nonostante tutto.
Il ‘’regnare per sempre’’ non interessa neanche ai grandi re, a meno che quel regnare per sempre non sia riferito al regno terreno, ai possedimenti terreni e alle ricchezze mondane, sì, quel tipo di ‘’eternità’’ non dispiacerebbe a nessuno, poter essere immortale e dominare, comandare, governare tutto e tutti… per sempre! È un gaudio indicibile!
Sarebbe un ‘’per sempre’’ fantastico, da sogno, tutto da realizzare!
Chi rinuncerebbe ad una simile possibilità?
Invece un regnare per sempre in un luogo che non è di questo mondo, non interessa a nessuno, è il dominio di questo mondo l’unica cosa che interessa, l’unica cosa bramabile e desiderabile. Nient’altro.
Ecco che… possiamo essere aquile ma preferiamo restare polli, secondo una famosa espressione del famoso Antony De Mello, le cui ‘’bastonate’’ su come viviamo, nelle sue  varie pubblicazioni, si fan ben sentire; lui bastona per cercare di alleggerirci il carico di sovrastrutture che ci portiamo addosso da sempre e che, secondo lui,  hanno contribuito a ‘’farci addormentare’’; lui, infatti, si fa propulsore di un movimento interiore che mira al risveglio della persona, intesa come anima e corpo; secondo la sua teoria, la nostra inattività motoria, la nostra pigrizia, il nostro rinunciare a vivere, le nostre angosce e depressioni nascono semplicemente  dal nostro ‘’dormire’’; lui dice che molte persone… ‘’pur non sapendolo sono addormentate: sono nate dormendo, vivono dormendo, si sposano dormendo, allevano figli dormendo, muoiono dormendo senza mai essersi svegliati un solo istante durante tutta la loro vita. Non arrivano mai a comprendere la bellezza e lo splendore di quella cosa che chiamiamo esistenza umana’’
E continuando dice: la prima cosa che voglio capiate, se davvero intendete svegliarvi, è che non volete svegliarvi…’’.
Certo non gli si può dar torto su questo: siamo come narcotizzati dai nostri principi personali, dalle nostre ferree convinzioni, dalla nostra convinzione di essere sempre nel vero e nel giusto, ognuno secondo una verità e una giustizia propria; è vero che questi diventano ostacoli a noi stessi, al nostro stesso legittimo bisogno e desiderio di verità e di giustizia; perchè, come dice ancora De Mello…bramiamo la felicità, ma in realtà  non  vogliamo essere felici.
Grande e terribile paradosso!
Ma ancora più grande e terribile è il pericolo in cui si rischia di cadere: spesso un frammento di verità trovato per terra, ci fa lasciare una strada sicura per prenderne un’altra e questo significa partire per terre fatte di sabbie mobili nelle quali è facili essere inghiottiti… proprio come è successo a lui.
Antony De Mello che nasce gesuita, muore da ateo laicista, quasi da scomunicato direi, per il semplice fatto che, per aver creduto tanto e in tanti, ha finito con il non credere più in niente e in nessuno. Ed è questa la fine peggiore. Quando si finisce con il perdere tutto quello che si era riusciti a conquistare, seguendo le lucciole al posto delle lanterne!
Di fronte a questo nostro paradosso, De Mello ci indica alcune strade, alcune soluzioni nate da una miscellanea di concetti, teorie, conoscenze accumulate nella sua esperienza tra occidente e oriente, tra cristianesimo e buddismo, induismo, psicologia e misticismo cristiano; mescolando tutto questo nello stesso calderone, ne trae un ‘’succo’’ apparentemente dolce e desiderabile, ma che si rivela più mortale di quel veleno che lui stesso intende estirpare con le sue idee e le sue teorie.
In effetti il rischio vero è proprio questo: credere di aver trovato la strada giusta e di essere l’unico nel giusto. Lui che vorrebbe aiutare l’umanità a svegliarsi, finisce con il caotizzare ancora di più quel bel caos che l’umanità è così brava a crearsi con i suoi intellettualismi e le sue ideologie libertarie e libertine.
Quando la nostra cultura finisce con l’essere solo un cumulo di intellettualismi, esercizi razionali privi di agganci profondi, un prendere e un lasciare, ecco qual è la fine, è tutto qua, si riduce soltanto a questo il nostro cammino spirituale e razionale: da questo prendo quello che mi sta bene, da quell’altro quello che ritengo giusto, poi filtro tutto insieme e ne viene fuori una miscela che mi esplode fra le mani, distruggendo l’uno e l’altro e con loro anche me stesso.
Che Antony De Mello avesse ragione sul fatto che ci piace volare basso, che preferiamo rinunciare ai grandi voli per paura della vertigine o di cadere nel vuoto, su questo si può essere d’accordo, anche perché la realtà lo conferma, ma lui ci dà anche un altro spunto di riflessione, involontariamente e senza averlo programmato, la sua stessa vita smentisce tutto quello che ha affermato nella sua lunga esperienza di ‘’psico-teo-filo…e non so più cosa’’…lui ci dice con la sua vita vissuta, contraddicendo le sue stesse parole, che voler volare alto senza la Bussola giusta si finisce con il precipitare in rovinosa caduta contro quel muro che si è inteso demolire per tutta la vita.
Nel momento in cui ha rinnegato la dottrina cristiana… è cominciata la sua caduta.
Lui credeva di restare ancora in alto, di essere un’aquila, ma è precipitato in basso come qualunque altro pollo.
Involontariamente, Antony De Mello ci offre una delle più grandi verità: avere la Bussola giusta è il punto centrale per ogni volo, il nodo cruciale, la chiave che conferma e realizza ogni cosa nel modo più perfetto e questa chiave sta proprio in questi versetti, dal 17 al 21 del sesto capitolo della Sapienza: per regnare in eterno occorre lasciarsi istruire, educare e formare dalla Sapienza… cioè dalla Parola di Dio e lasciarsi plasmare da Essa.
Semplice, facile e accessibile.
Il segreto è tutto qua.
La Sapienza sveglia da quel sonno a cui fa riferimento De Mello, lo dice apertamente:
’’ 4]Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla sua porta… chi veglia per lei sarà presto senza affanni.’’, bisogna vegliare, alzarsi di buon mattino, mettersi in cammino all’alba e continuare fino al tramonto, senza affanni, senza fatica, ma senza mai fermarsi e senza mai arrendersi.
Vedete come le cose sono semplicemente chiare e virtuose, reali e pratiche e noi non le vediamo, non le desideriamo, non le accettiamo.
Volare alto non significa fare voli vertiginosi, ma seguire la Brezza della Verità, lasciarsi guidare dalla Brezza che abita il Cielo e che conosce molto bene le altitudini e i suoi pericoli e sa ben destreggiarsi fra esse; questa Brezza è la Parola di Dio, naturalmente, la Sua Sapienza Eterna e Onnisciente.
Come possiamo essere sicuri che sia davvero così?
Dice De Mello, forse parafrasando Nietzshe che sosteneva che ‘’la religione è l’oppio dei popoli’’,  che anche le religioni contribuiscono ad addormentare, a togliere quella libertà necessaria per volare alto.
Se di questo era convinto, allora anche lui, si è illuso di essere un’aquila, è rimasto ingabbiato come un pollo dalla sua stessa dottrina.
I suoi frammenti di verità non bastano per sostenere il volo nelle Altezze!
Non solo non bastano, ma diventano catastrofici, perché fanno fare un’inversione ad U che non porta alla conversione, ma alla confusione più totale.
La vera inversione ad U, la vera conversione nasce da altro.
La religione cristiana non ha mai legato nessuno, ingabbiato nessuno, negato a nessuno la libertà di accesso alla Verità; se di questo si è convinti è soltanto perché non si è ancora imparato a leggere, non con uno sforzo intellettuale che spinge a leggere fra le righe, ma con la semplicità e la curiosità di un bambino che si approccia per la prima volta a scoprire i segreti della parola scritta: basta leggere con occhi limpidi di un bambino, con la libertà di un bambino, con il non condizionamento intellettualistico che solo un bambino può avere: il leggere correttamente porta alla giusta comprensione; se si legge con occhi bendati, ammalati, ammaliati… è ovvio che la lettura ne esce deformata, disturbata dalle ombre proiettate dalle nostre personali convinzioni.
Un esempio?
Come sempre c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Per vedere che cosa ne fa il mondo del Progetto di Dio, della sua Indefettibile Sapienza, dell’amore, del desiderio della ricerca, del bisogno di cercare risposte, della vita stessa che è stata fatta come un prodigio… per vedere cosa ne è di tutto questo basta fare una rapida  passeggiata fra i pensieri dei nostri illustri contemporanei e vedere cosa succede alla ragione quando se ne va libera per le praterie della steppa culturale, in cerca di ruscelli ristoratori o oasi salvifiche camminando nei deserti oceanici del nostro pensiero in movimento… ascoltate… se si va di sapere che fine fa tutto questo… ascoltate…
Sì, ascoltate, più che leggere dovete ascoltare il rumore impetuoso dei nostri pensieri in libertà, delle nostre allucinazioni misticheggianti, delle nostre narrazioni atemporali, dei nostri vaneggiamenti psico-filosoficheggianti… ascoltate, chiudete gli occhi e ascoltate l’assordante rumore delle nostre convinzioni radicalizzate in un terreno così arido che non permette la sopravvivenza di nessun genere di organismo vivente, fosse anche una pianta parassitaria… ascoltate dunque… ascoltate e sentite l’odore di zolfo che si spande nell’aria… un giornalista pone dieci domande a diversi illustri personaggi del nostro tempo, ho letto le  risposte di due nomi a caso, due professori delle nostre Università italiane e non solo, ne sono rimasta sconcertata: da una parte la profondità dei temi proposti nelle domande… dall’altra l’assoluto vuoto proposto nelle risposte…
Per ogni domanda, la prima risposta è di Paolo E. (prof. di storia della filosofia e teoria e tecnica dei nuovi media all’Università di U., con dottorato di ricerca in filosofia; giornalista, scrittore e redattore di riviste letterali, membro del Comitato scientifico e Presidente dell’Osservatorio filosofico e tutta una serie di altri titoli oltre ad un elenco di libri pubblicati… in pratica… uomo e professore emerito dei nostri tempi), la seconda di Michela M. (ha conseguito il dottorato di ricerca in filosofia alla Scuola Normale Superiore di P., ordinario di filosofia morale all’Università Paris  D., si occupa di filosofia morale e politica).
D 1 - Cos’è  per lei la felicità
R 1- Credo che la felicità ragionevole sia l’assenza di dolore (fisico ed emotivo).
R 2- La felicità non credo che esista. Esistono piccoli attimi di gioia. Da questo punto di vista, la felicità consiste nell’essere capaci di prendere quello che la vita ci dà e di ricordarcelo nei momenti in cui è un po’ più difficile andare avanti.
D 2 - Che cos’è l’amore?
R 1- L’amore  esiste, purchè si sia consapevoli  che è esposto a una fine inesorabile e spesso assai triste e misera, come tutte le cose di questo mondo, che rispondono a quella che Nietzsche descriveva come la legge della degenerazione.
R 2 - Lacan direbbe: ‘’ogni qualvolta che si ama, si dà ciò che non si ha, a una persona che non lo vuole’’. È una definizione molto bella dell’amore… c’è sempre un’incomprensione all’interno dell’amore: si dà e si riceve, anche se tutto in maniera asimmetrica e imperfetta.
D 3 - Come spiega l’esistenza della sofferenza?
R 1 - Non me la spiego, perché penso che esuli dalle domande che possiamo porci con una ragionevole possibilità di pervenire a una risposta accettabile.
R 2  - Non credo che si possa spiegare la sofferenza. Il perché di questa sofferenza sfugge sempre. La sofferenza è sempre inutile e senza senso. Ecco perché bisognerebbe smetterla di cercare per forza un perché. Quello che conta è spostarsi dal perché al come: non perché soffro?, ma ‘’come posso fare per soffrire di meno?’’
Si deve cercare di superarla e di diminuirla, sapendo però che tante volte si è impotenti.
D 4 - Che cos’è per lei la morte?
R. 1 -Wittgenstein ha scritto che ‘’solo la morte dà senso alla vita’’. È la fine di un percorso che chiamiamo vita, a cui fornisce un senso proprio perché ce lo svela come limitato e quindi problematico, ci fa sapere che abbiamo un tempo limitato per comprendere, elaborare e realizzare i nostri propositi esistenziali… in realtà è una sorta di  inganno, di imbroglio.
R 2-  Come dice Hans Jonas ‘’moriamo proprio perché viviamo’’. Ecco perché dico sempre ai miei studenti che l’unica cosa che possiamo fare è quella di sforzarci di vivere al meglio. C’è qualcosa di ineluttabile nella morte.
D 5 - Quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?
R 1- Imparare, capire e creare più cose possibili. Io ho scelto di realizzarle tramite un percorso e un’occupazione essenzialmente intellettuali.
R 2 - Il mio obiettivo più importante è quello di cercare di trovare le parole giuste per spiegare quello che viviamo, cercare di dare un senso a ciò che senso non ha.
D 6 - Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?
Abbiamo tutti il problema di vivere… dobbiamo fare i conti con un’esistenza problematica… non è tanto importante chiederci se tutti abbiano un progetto esistenziale da compiere, quanto sapere che è necessario per tutti noi che ognuno abbia il proprio.
R 2 -  Ognuno di noi deve cercare di capire quello che desidera veramente e sforzarsi di trovare i mezzi necessari per realizzare i propri desideri.

D 7 - Viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare un’involuzione culturale, cosa ne pensa?
R 1 - Il fatto che siamo animali sociali non deve portarci a dedurne che siamo anche animali socievoli. Siamo sociali perché abbiamo bisogno degli altri per essere riconosciuti da noi stessi, ma questo riconoscimento avviene attraverso il soggiogamento, la mortificazione, persino l’annullamento dell’altro ( come dire: mors tua, vita mea).
R 2 - Uno dei problemi della contemporaneità è che a forza di perseguire il proprio interesse individuale, si dimentica che anche il nostro stesso interesse non può essere perseguito se escludiamo gli altri. L’unico modo per poter veramente realizzare i nostri progetti è cooperare con gli altri.
D 8 - Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?
R 1- Il bene e il male non sono facilmente distinguibili, non esistono proprio, si tratta di due categorie convenzionali che si affermano in base alla dimensione che predomina in un dato momento.
R 2 - Non si può che dare una definizione minima del bene e del male: è bene il rispetto dell’essere umano in quanto tale, sapendo, però, che ognuno di noi è diverso da tutti gli altri.
D 9 - L’uomo è sempre stato angosciato e terrorizzato dall’ignoto… cosa ha aiutato lei?
R 1- L’angoscia esistenziale coincide con la libertà. Siamo tutti angosciati, ma se attraversiamo questa angoscia che il mistero della vita ci propone continuamente con la ragione almeno siamo ‘’liberi’’. Io ho scelto di essere un’amante di Sofia. Cioè ho scelto la ragione.
R 2 - Per tanto tempo sono stata molto razionale, poi mi sono accorta dei limiti della razionalità. ci si rende conto che non si può controllare tutto. Basta accettare i propri limiti, coscienti del fatto che sono proprio i nostri limiti che talvolta diventano dei punti di forza.
D 10 - Qual è per lei il senso della vita?
R 1- Non c’è un senso. C’è una ricerca continua di senso, che si dispiega attraverso diversi significati a secondo della convinzione di ciascuno.  Dio, il Nulla, l’ideologia, la Scienza… sono tutti ‘’significati’’ attraverso i quali cerchiamo un senso alla vita.
 Ma senso non c’è. Cercarlo, piuttosto, è il nostro vivere.
Pensare di averlo trovato ci porta a vivere per qualcos’altro, mentre convincersi che non c’è vuol dire fare i conti con la morte, quando siamo ancora vivi. A ognuno la sua strada. Purchè da uomini liberi! –
R 2 - Per me il senso della vita è vivere! Se si cerca di andare al di là del vivere, talvolta ci si perde

Cosa dire???
Se è questo quello che si insegna nelle nostre Università, se sono  queste le uniche risposte che possiamo dare ai nostri giovani, c’è proprio da dire che di passi la filosofia ne ha fatti molti … all’ indietro naturalmente!!!
Non credo che sia possibile trovare risposte più banali  di queste: come si fa a dire che dobbiamo comunque cercare un senso sapendo per certi che quel senso non c’è, come si fa a spendere una vita in cerca di qualcosa che già si dà per scontato che non ci sia?
Le risposte sono due: o si ha voglia di perdere tempo nella vita. Oppure non si hanno le idee molto chiare.
Non è coerente né logico cercare qualcosa che si sa in partenza che non si troverà mai. L’ago nel pagliaio se uno l’ha perso, ha qualche speranza di trovarlo, prima o poi, ma un ago che non c’è, che non è mai caduto nella paglia… come si fa a trovarlo?
Che senso ha cercarlo?
È la lotta contro i mulini a vento?!
Un contadino questo lo capisce molto bene! Un filosofo… onestamente non lo so!

Da quel che ho potuto cogliere da queste risposte è che l’unico obiettivo del nostro vivere è cercare qualcosa che non c’è e realizzare i propri desideri, usando magari gli altri, sfruttando quel bisogno innato che abbiamo dell’altro, magari stando un attimino attento a non fargli del male… ma se proprio dovesse capitare di… pazienza... c’est la vie!
Certo non ci si scandalizza se l’individualismo avanza!
Come non potrebbe avanzare… se l’unico insegnamento che ne possiamo trarre è a senso unico:  al centro della propria vita… solo se stessi, con fra le mani una serie di angosce e di problematiche con le quali inesorabilmente bisogna fare i conti… sapendo di non avere speranze di soluzioni positive.
C’è da stare allegri… non c’è che dire!
Come filosofia niente male?
Come filosofia morale… beh… sono senza parole!
In alcuni passaggi, mi sembrava di aver colto un frammento di senso di umiltà, quando si ammettono i limiti della razionalità o l’impotenza di fronte ad eventi che la ragione non sa spiegare, invece un colpo di coda manda tutto all’ aria: i nostri limiti non ci devono scoraggiare, ma rafforzare, non quindi l’umiltà ma l’autoesaltazione… per sentirsi sempre forti e pronti a tutto… i limiti diventano punti di forza!
Ma punti di forza di cosa? Un limite resta un limite! Non c’è forza nel limite.
L’uomo può illudersi come vuole, ma se non accetta la sua creaturalità e riconosce il suo limite di creatura terrena non va da nessuna parte, il punto di forza, il valore aggiunto … è la Grazia Divina… l’unica che tutto può!
Senza quella… l’uomo è un soffio di vento!
Vorrei ancora aggiungere  un piccolo flash: Mario De C. (prof. Associato di Filosofia morale all’Università R. Tre e anche alla Tufts University del Massachussetts, presidente della Società Italiana di Filosofia Analitica ecc. ecc…) dice che ‘’oggi il senso della vita non ha più una S maiuscola: è una ricerca costante di piccoli sensi, di piccoli miglioramenti, di piccoli aggiustamenti, di tentativi sempre incompleti di adattare il mondo meglio possibile ai nostri desideri. Per fare tutto questo è importante la cultura… che è anche l’unica nostra difesa contro l’ignoto ed anche quella che ci porta a riconoscere il bene e il male. Non esiste un progetto unico per tutti… né credo di avere io un progetto esistenziale da compiere come qualcosa di definitivo, compiuto… è un insieme di progetti che solo in minima parte si realizzano e sempre precariamente e provvisoriamente.
La morte, infine, è il compimento sommo dell’insoddisfazione della sofferenza e quindi il crollo di tutti i nostri tentativi di adattare il mondo a ciò che vogliamo. È l’estrema dimostrazione che il mondo non siamo riusciti veramente a cambiarlo come volevamo e che non lo potremo più cambiare. È la vittoria definitiva del mondo su di noi, sulle nostre speranze.

Certo, parole bellissime, non c’è che dire… piuttosto … rincuoranti.
Ma mi chiedo, da analfabeta quale sono: ma noi uomini del Terzo Millennio siamo stupidi o facciamo gli stupidi? Lo siamo davvero o ci fa piacere esserlo?
Mi chiedo che senso ci sia in un cercare un senso che già si sa in partenza che non si troverà mai???
C’è da chiederselo seriamente!
Come si può dire ad un giovane ventenne studente universitario, con tutte le sue aspettative di vita, i suoi progetti, le sue domande… che vivere è cercare un senso che non si troverà mai, ma comunque dobbiamo cercarlo… perché tutto il senso del nostro vivere è cercare – a vuoto – un senso che non c’è?
Ma poveri ragazzi nostri!
In che modo li prepariamo ad affrontare il futuro! Prospettandogli un presente fatto di vuoto, di angosce inestinguibili, di sensi impossibili, di ricerche vane in partenza, di una morte inesorabile che pone fine a tanti sforzi fisici e intellettuali senza un senso plausibile o che ne valga la candela, una morte che è la vittoria sulle nostre speranze!
Capisco ora in maniera più concreta l’avvertimento di papa Francesco: ragazzi, non lasciatevi rubare la speranza!
Ma pensate un poco a quale tragica realtà di vita viene esposto un giovane quando si sente dire dal suo professore di filosofia che non ha nessun senso vivere, soffrire, morire, che gli è preclusa la speranza e la possibilità stessa di eternità!!!
Che la sua è una vita senza speranza! Che nasciamo per morire, che moriamo perché siamo nati! Che la morte vince su tutto! Che il bene e il male non esistono, sono convenzioni, invenzioni di comodo!
Ma vi rendete conto di cosa vengono infarciti i nostri giovani?
Non è la generazione moderna senza valori né principi, ma quella passata che ha smarrito se stessa in un lager di intellettualismi e ideologie che fanno strage del nostro diritto ad aspirare all’eternità! Ad aspirare alla felicità, che ci viene negata in partenza: non desiderate la felicità, tanto non esiste! Non sperate in un mondo migliore, tanto non ci sarà mai! Non illudetevi di un futuro migliore, tanto ciò che vi aspetta sono solo angosce, problemi e egoismi vari che si scontreranno con i vostri!
Ci si dice senza mezzi termini che la felicità è un miraggio, pura illusione, che non ci è stata data in eredità, che non ci spetta di diritto.
Che è vano vivere, vano sperare, vano desiderare la felicità, l’amore, che si soffre senza motivo, che si nasce senza motivo e si muore senza motivo!
Se questo viene dal fior fiore dei nostri intellettuali… tremo al pensiero di quello che potrebbe esserci intorno!
Direi poveri figli nostri, ma direi anche ‘’poveri noi!!!’’ che ci aspettiamo dai figli un futuro di speranza, quando noi glielo abbattiamo come le picconate sul muro di Berlino!
Non si tratta di creare facili o illusorie speranze nei giovani, ingannandoli sulle difficoltà della vita, ma di fortificarli nell’affrontarle, non di negarle né di accentuarle o assolutizzarle come fa il nostro professore, ma di metterli in condizioni psicofisiche e morali di affrontarle senza timore. È diverso che negare loro la felicità per partito preso!
La felicità non viene da un colpo di bacchetta magica, ma non è neanche impossibile: quanti hanno trovato la loro felicità nel dolore più straziante!
Non sono casi isolati, né esempi di masochismo efferato, ma misteri della vita che contempla un Regno che non è un’utopia, ma una Promessa concreta e per tutti!
Ma è troppo difficile comprendere questo per chi usa solo i mezzi limitati della Ragion Pura!
Le loro risposte sono molto esaurienti. Esaurienti, brevi e concise.
Verrebbe da dire come quelle di Dio, brevi e concise.
Sì, verrebbe da dirlo, se non fosse per un piccolo particolare: la Parola di Dio è breve, concisa ma… piena! Quella degli uomini è breve, concisa ma… vuota!
Che cosa c’è di pieno, di coinvolgente, di senso nel dire che il senso della vita è vivere!?
È filosofia morale questa!
Badate bene! Non è una semplice affermazione da barbone da strada. È filosofia morale!
È la risposta che l’altissima e nobile filosofia morale riesce a formulare!
Il senso della vita è vivere, non bisogna andare al di là di questo per non rischiare di perdersi.
Non so che dire. Sono letteralmente ancora una volta… senza parole.
Se mi viene da piangere per  i giovani esposti a tutto questo e se tremo per questo mondo basato su tutto questo… non posso non compatire chi tutto questo tesse nel buio dei suoi giorni.
Perché nel buio vive chi è convinto che bisogna cercare un senso che egli stesso ritiene sia inutile da cercare, perché non c’è, ma che va comunque cercato; che è convinto che la vita va solo vissuta. Che vuol dire ‘’solo vissuta’’?
Vuol forse dire… lasciarsela scivolare addosso?
Che vuol dire che non si devono cercare risposte al dolore umano, ma solo fare in modo di eliminarlo? Chi potrà mai eliminarlo del tutto? Chi potrà mai trovare un antidoto al dolore del mondo? Chi potrà mai salvare l’uomo dal male di cui egli stesso ne è stata causa?
Certo, l’incoraggiamento finale è la ciliegina sulla torta (fatta per festeggiare la morte della speranza, direi!): Se si cerca di andare al di là del vivere, talvolta ci si perde!

Forse il messaggio finale è proprio questo: attenti ragazzi, voi che siete cercatori per natura… attenti… perché se cercate… rischiate di perdervi… dunque NON rischiate, non cercate mai, perché non c’è niente da cercare… anzi… anche se non c’è niente da cercare… fate finta di cercare… così almeno vivrete e potrete dire di aver cercato ciò che non potete mai trovare perché non c’è proprio niente da trovare, non esiste niente che deve essere trovato! Avete già tutto sotto gli occhi, non c’è altro. Conoscete le angosce, le problematiche, i turbamenti, le delusioni, le amarezze, il nonsenso del dolore, l’inesorabilità della morte… cos’altro pensate di poter trovare? È tutto qui! Non c’è nient’altro che voi non conosciate già! Quindi godetevi la vita più che potete, se riuscite ad avere un po’ di rispetto per gli altri… è bene per voi, altrimenti non vi preoccupate, andate pure avanti per la vostra strada, tanto il male non esiste, il futuro non esiste, il giudizio non esiste, una conclusione non esiste… è tutto legato all’istante presente, tutto finisce lì. Quello che si è fatto e quello che non si è fatto! Niente scrupoli, niente desideri rimandati, niente speranze deluse. Perché se non sperate non rischiate di restare delusi! Ovvio, no!
Non c’è che dire: un giovane o una giovane ventenne di fronte alle certezze sull’amore  avranno sicuramente le idee molto chiare sul loro futuro sentimentale: non ti aspettare niente, tanto è solo un gioco asimmetrico e imperfetto… non c’è nessun sogno da fare in due, nessun progetto, nessuno scopo, nessun coinvolgimento emotivo… prendere e lasciare.. . andare e venire… scegliere e cambiare… cercare l’amore sapendo che non lo si troverà mai !
Così come il senso della vita, anche il senso dell’amore viene fatto fuori senza mezzi termini: come dire… cercate pure, cari giovani…  cercate perché vi tocca cercare… ma sappiate che non approderete mai a niente… perché non c’è niente da trovare… il bello è solo la ricerca… anche se a vuoto!
Prospettive più che allettanti per chi si appresta a vivere… non c’è che da stare allegri!
Poi ci lamentiamo di questo mondo senza valori e senza regole e senza senso!

Sono sbalordita per questa conclusione! 
È allucinante la conclusione alla quale ci hanno portato i nostri quanto mai esperti professori… onore alla loro cultura!
In virtù della libertà di pensiero… posso dire… sì… lasciate che dicano…
In virtù di un’onestà morale… posso dire… se davvero questo è il meglio della nostra filosofia di vita… POVERI NOI!!!
POVERI  NON SOLO NEL SENSO DI SFORTUNATI… MA POVERI PROPRIO COME POVERTA’, COME BANALITA’ DEL NOSTRO VIVERE… COME POCHEZZA  ESISTENZIALE!!!
Mi sembra che si sia giunti all’opposto di quel delirio di onnipotenza che ha caratterizzato l’inizio del Novecento, quando l’uomo si sentiva un dio, capace di tutto, forte su tutto, sempre in corsa, la velocità era il simbolo della potenza umana. Oggi, crollato il mito del superuomo, si cade nel vittimismo delirante: siamo incapaci di dare risposte, impotenti di fronte ai misteri della vita, siamo sconfitti dalla morte… siamo larve che non possono far altro che strisciare sapendo di strisciare, senza neanche il beneficio di alzare lo sguardo al cielo: è troppo lontano, troppe incertezze, troppa fatica… continuiamo a strisciare… che è l’unica certezza che abbiamo!
È una desolazione totale.
E se prima mi spaventava il mondo con le sue violenze e i suoi rumori assordanti, dopo questo bagno nella cultura contemporanea… ora ne sono proprio allibita!
È difficile riprendersi dopo una doccia gelata come questa!
Sembra essere passati sotto una valanga ed essere rimasti sepolti al gelo per anni.
Congelati. Sì, proprio congelati. Ingessati. Ingabbiati. Imbrigliati in rotoli di filo spinato.
Questa è l’impressione, questa la sensazione che mi resta dopo aver letto queste affermazioni.
Un mondo di ghiaccio. Freddo. Gelido. Rigido. Senza vita. Asettico. Banale. Assurdo.
Un mondo che ha paura di scoprirsi fragile e si trincera dietro automatismi o ideologie che pur non facendo mistero della precarietà umana, dei suoi limiti e della sua impotenza di fronte alle grandi domande di senso… non propone nessuna via d’uscita… è un prendere atto e restare lì a guardare, attoniti, annichiliti: questi siamo, questo possiamo fare, non possiamo andare oltre, questa è la realtà, questo non lo possiamo capire, quello non lo possiamo evitare… sono risposte fatte di limiti e di prese d’atto, legati al vivere quotidiano in un’ottica di benessere terreno, una logica essenzialmente e assolutamente materialistica  e direi che da questo punto di vista non gli si può certo dar torto… sono proprio questi i limiti della materia, hanno perfettamente ragione… ciò che invece non riescono a cogliere è che non è questa l’unica realtà dell’essere umano, questa è quella che gli occhi vedono e i sensi sperimentano… ma non è detto che ciò che è visibile agli occhi sia l’unica realtà esistente.
L’una non esclude l’altra. E dato che di questa ‘’realtà altra’’ di esempi e di esperienze ce ne son tante nel corso della storia umana, non si può negarne l’esistenza.
Un buon filosofo sa che negare la realtà non fa parte del metodo scientifico, ma che è un’anomalia del pensiero umano.
Il  punto di vista dei nostri docenti filosofi è corretto,  ma solo se ci si ferma a considerare la materia, ma se consideriamo che l’uomo è capace di percepire la fame, che non è materia ma che ha bisogno di materia… mi par di capire che ci sia qualcosa che non sia materia,  ma che l’uomo ugualmente percepisce con altri sensi che non sono i soliti cinque globalmente riconosciuti.
E se c’è la fame corporale, è anche sicuro che c’è la fame spirituale che, a pensarci bene, è una delle poche cose che uniscono l’umanità da un Polo all’altro: non c’è civiltà o epoca storica che non porti in sé una qualche forma di religiosità o un bisogno o un’esperienza di soprannaturalità, a cominciare dagli antichi sciamani di preistorica memoria.
Che ci sia un mondo spirituale oltre ad un mondo sensoriale è fuori dubbio.
Poi il prenderne coscienza o meno… questo è conseguenza di tante cose.
Questo però mette in discussione tutte le certezze dei nostri amici filosofi, le cui uniche certezze sono quelle di non avere certezze… persi, naufragati nel mare del relativismo e dell’ideologismo.
Ma se questo viene offerto alle nuove generazioni… il Signore ci salvi dai nostri terremoti esistenziali, molto più distruttivi delle calamità naturali.
Sciami sismici che ci demoliscono dall’interno e creano fratture, spazi vuoti, voragini, burroni… caverne senza uscite, tunnel senza speranze, tenebre senza spazi di luce.
Il Signore ci salvi da noi stessi! E dal futuro che ci stiamo costruendo con le nostre mani… o peggio dire… che  stiamo distruggendo con le nostre mani!

Lasciando come sempre la piena libertà di pensiero ad ognuno, ci mancherebbe altro, di esprimere il proprio punto di vista, e assegnando anche a me la stessa libertà di pensiero concessa a loro, non posso non dire ciò che penso dopo aver ascoltato queste opinioni, che si alzano quasi a legge per l’umanità: dire ed essere convinti che non ci sia un senso a questa vita, significa, per dar ragione a De Mello, che proprio non ci si vuol svegliare!
Anche coloro che si credono svegli, che credono di saper leggere addirittura fra le righe, anche loro cadono nel baratro della sonnolenza ad oltranza, magari in uno stato di dormiveglia… ma sempre lontani dall’attimo del risveglio: dire che non c’è un senso significa negare la realtà. Semplicemente questo!
Il bene e il male non sono semplici categorie mentali, frutto della cultura o invenzioni delle religioni, ma sono Forze spirituali che agiscono nel mondo ed esercitano un potere soprannaturale sulla vita di ogni uomo; non sono certo concetti relativi a tempi e culture, ma Realtà che fanno dell’uomo il loro campo di battaglia.
La morte, poi, così terribilmente bistrattata, non è la parola FINE, non è un THE END, quanto piuttosto  uno STOP AND GO, una fine che dà un nuovo inizio, si giunge ad una porta che si apre su un’altra Realtà.
La sofferenza ci porta a comprendere la fragilità della creatura umana, la corruzione della sua carne, ci restituisce alla nostra vera dimensione di creature terrene, bisognose di una Mano Superiore che li rafforzi nei loro affanni e dia un senso al loro soffrire.
Quanto al senso della vita, che tanto si fatica a trovare, ma, scusatemi tanto se mi permetto dall’alto della mia assoluta ignoranza, ma  in questi versetti della Sapienza non c’è forse un senso?
Non c’è forse una Verità?
Non c’è forse una risposta chiara e precisa, sembra ombra di dubbio, alla nostra domanda sul senso della vita: di cos’altro abbiamo bisogno?
Ci dice chiaramente da dove si parte, quale strada percorrere, dove arrivare, perché, chi  e quando.
E non c’è forse anche l’espressione massima dell’Amore, quando ci viene detto che qualcuno ha preparato un Regno eterno per noi?
Abbiamo bisogno di altro?
Solo se siamo orbi, muti e sordi possiamo  negare questo!
Ma di quale altre parole, concetti, teorie, vagheggiamenti vari ha bisogno la mente umana per capire la semplice verità?
Abbiamo per forza bisogno di enciclopediche elucubrazioni per esprimere alti concetti e nobili verità?
Forse ciò che più ci sconcerta e ci sorprende e ci fa vacillare è proprio la semplicità del Parlare di Dio.
Forse questo ci crea più dubbi di qualsiasi altro concetto intellettualistico.
Ci sconcerta la semplicità di Dio. La chiarezza di Dio. La brevità di Dio.
Una brevità, ovviamente, che non ci basterebbe una vita intera per comprenderne un solo frammento.
La Sua Parola è uno Scrigno infinito, un Pozzo senza fondo, un Cielo senza confini, eppure di una chiarezza immediata , sconcertante e semplice.
Chi più di Lui può indicarci la strada e il senso di questo nostro andare?
Chi… se non Colui che tutto questo nostro andare ha pensato, creato, regolato, armonizzato?
Avrebbe mai potuto, nella sua Onniscienza, non dare un senso a tutto quanto fatto?
Avrebbe mai smentito se stesso?
Non è da Dio lasciare le cose a metà o lasciarle intendere senza darne chiarezza e conferma.
Non solo ha fatto tutto con Sapienza, ma non ha tenuto nascosto a noi il principio che ha mosso la Sua Sapienza, né il metodo, né gli obiettivi né i traguardi.
Tutto ha preferito chiarire con noi, per noi.
Tutto.
Niente è rimasto nascosto.
Niente è stato non detto.
Tutto è stato rivelato, chiarito, esposto con fatti e parole in perfetta sintonia fra loro.
Di cos’altro abbiamo bisogno?
Forse davvero, ed anche su questo De Mello non aveva tutti i torti, nonostante le sue cantonate devastanti, forse davvero non vogliamo essere felici, forse davvero preferiamo rotolarci nelle nostre illusorie certezze e nei nostri lunghi incubi diurni e continuare a sostenere che non c’è nessun senso a tutto questo, che l’unico senso che c’è è quello di cercare un senso che già si sa in partenza che non si troverà mai!
Dice ancora De  Mello che siamo tutti pazzi!
Su questo sono d’accordo! Siamo tutti pazzi, perché ci fa comodo esserlo e voler essere considerati pazzi, perché solo la pazzia concede il massimo della libertà: il pazzo è l’unico davvero libero di esprimere liberamente il proprio pensiero senza che nessuno gli si opponga o lo contrasti…libero di dire tutto ciò che vuole e di crederle vere e giuste!
L’altra mattina, passando vicino ad un bar, c’era uno dei nostri compaesani che ha evidenti e riconosciuti problemi psichiatrici che insultava a gran voce uno dei clienti del bar, dicendone di tutti i colori, e la persona a cui erano rivolti gli insulti continuava tranquillamente a sorseggiare il suo caffè, tra un risolino e l’altro.
Ecco, ad un pazzo è concesso anche questo, insultare apertamente senza che nessuno reagisca o si senta disturbato da tali insulti… si sa… è soltanto un pazzo, non è lui, è la sua testa che non ragiona…
Ecco… è  un po’ la fiction in cui è immerso ognuno di noi, che appartiene alla categoria dei sani di mente: affermare certezze che sono dei controsensi e crederle giuste.
Sì, certo, siamo giustificati perché le vie della nostra ragione sono ancora tutte la scoprire e da comprendere, da esplorare e quantificare… ma sono e restano giustificazioni nostre… c’è uno solo che può giustificarci e non a parole o in maniera astratta, ma nei fatti e con qualcosa di molto concreto che è il Suo Sangue ed è Gesù Cristo, Figlio di Dio e Dio Egli stesso!
L’Unico che può giustificarci… opponendo alla pazzia umana… la follia di una Croce!
Concludendo…
Tutto parte da un desiderio: voler essere illuminati dalla Sapienza del Vangelo per poter prendere parte al Regno di Dio.
È molto chiara la relazione: la Sapienza della Parola conduce al Regno.
La Sapienza si fa Guida, Maestra che istruisce e guida sulle vie della salvezza, affinchè ognuno giunga al Regno promesso.

Ci è chiesto di onorare la Sapienza, non solo di desiderarla, di cercarla, di accoglierla, ma anche di onorarla, come ‘’Cosa preziosa’’, come ‘’Persona Divina’’, come ‘’Verità Assoluta’’; dare onore vuol dire accoglierla per quella che è: Presenza di Dio!
Guida di Dio. Sapienza di Dio.
E se la Sapienza di Dio giunge fino a noi… chi siamo noi per rifiutarla?
Chi siamo noi per giudicarla?
Prostriamoci dunque dinanzi alla Sapienza e lasciamoci riempire da Lei, illuminare nei nostri angoli bui, adombrare dalla Sua Luce, perché possiamo rinascere a vita nuova e camminare sicuri verso il Regno eterno che ci attende… preparato per noi prima di tutti i secoli!
Incontrare la Sapienza, seguirla nelle sue strade, è provare la vertigine dell’aquila, che non è come provare l’ebbrezza di uno sport estremo carico di pericoli… ma è un gioco dell’anima che brama i Cieli estremi… Cieli nuovi e Terra nuova!

Il segreto è… non aver paura di cercare… perché si può davvero volare… sulle Ali della Sapienza!