mercoledì 26 marzo 2014



MARIA REGINA DELLA PACE

MEDJUGORJE

Messaggio del 25 marzo 2014

Cari figli!
Vi invito di nuovo: iniziate la lotta contro il peccato come nei primi giorni, 
andate a confessarvi e decidetevi per la santità.
Attraverso di voi l'amore di Dio scorrerà nel mondo e la pace regnerà nei vostri cuori 
e la benedizione di Dio vi riempirà.
Io sono con voi e davanti al mio Figlio intercedo per tutti voi.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

lunedì 24 marzo 2014


   CHIAMATI AD AMARE


CHIAMATI AD AMARE vuole essere uno spazio di carità cristiana, cioè uno spazio di preghiera per sé e per gli altri, un’attenzione alle sofferenze, alle difficoltà quotidiane di tanta gente, alla loro mancanza di speranza, al loro bisogno di amore fraterno, al loro bisogno di fiducia nell’amore Misericordioso di Dio.



Oggi affidiamo al Cuore misericordioso di Gesù e preghiamo per i martiri di tutte le guerre, 
del presente e del passato, ricordando, in modo particolare, le vittime delle Fosse Ardeatine che 
70 anni fa furono ingiustamente e barbaramente giustiziate dalle forze naziste.



IL  SIGNORE STENDA LA SUA MANO SU TUTTI  LORO E LI BENEDICA !
AMEN

AVE MARIA…
PADRE NOSTRO...
CREDO...

GLORIA...
L'ETERNO RIPOSO...


domenica 23 marzo 2014



MARIA REGINA DELLA PACE

MEDJUGORJE

Messaggio annuale a Mirjana 18 marzo 2014

Cari figli! Come madre desidero esservi d’aiuto. Con il mio amore materno desidero aiutarvi ad aprire il vostro cuore perché in esso mettiate il mio Figlio al primo posto. Desidero che, attraverso il vostro amore per mio Figlio ed attraverso la vostra preghiera, vi illumini la luce di Dio e vi riempia la misericordia di Dio. Desidero che in questo modo si allontani la tenebra e l’ombra di morte che vuole circondarvi e sedurvi. Desidero che sentiate la gioia della benedizione della promessa di Dio. Voi, figli dell’uomo, voi siete i figli di Dio, voi siete i miei figli. Perciò, figli miei, camminate per le vie sulle quali vi guida il mio amore, vi insegna l’umiltà, la sapienza e trova la via verso il Padre Celeste. Pregate con me per coloro che non mi accettano e non mi seguono, per coloro che, a causa della durezza del loro cuore, non possono sentire la gioia dell’umiltà, della devozione, della pace e dell’amore – la gioia del mio Figlio. Pregate perché i vostri pastori con le loro mani benedette vi diano sempre la gioia della benedizione di Dio. Vi ringrazio

GESU' E LA SAMARITANA




Dal Vangelo secondo Giovanni
(4, 5-42)
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe
 aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. 
Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. 
Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. 
Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 
Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me,
che sono una donna samaritana?». 
I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.

Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, 
tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 
Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; 
da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe,
 che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete;
ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno.
Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 
«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete 
e non continui a venire qui ad attingere acqua». ...
…'' Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme
adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, 
perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori 
adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 
Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 
Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo:
quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa».
Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».



IL FORESTIERO
(A. Celentano)

giovedì 20 marzo 2014

giovedì 13 marzo 2014




              

CHIAMATI AD AMARE

CHIAMATI AD AMARE vuole essere uno spazio di carità cristiana, cioè uno spazio di preghiera per sé e per gli altri, un’attenzione alle sofferenze, alle difficoltà quotidiane di tanta gente, alla loro mancanza di speranza, al loro bisogno di amore fraterno, al loro bisogno di fiducia nell’amore Misericordioso di Dio.
papa francesco


Oggi, in modo speciale,  preghiamo ed affidiamo al Cuore Misericordioso di Gesù  il nostro caro papa Francesco, nel suo primo anno di pontificato, che con il suo Vangelo della Misericordia ha saputo ridare un nuovo slancio evangelizzatrice alla Chiesa e, come un buon pastore, ha saputo mettersi alla ricerca non dell'unica pecorella smarrita, ma delle 99 pecorelle che ormai mancano all'ovile da troppo tempo, riavvicinandole al Cuore di Cristo, Buon Pastore! 

A lui il nostro augurio e il nostro sostegno con la preghiera.


Preghiamo, oggi, anche per le vittime, i dispersi e per tutti coloro che hanno perso la casa e tutti i loro averi nell'esplosione delle palazzine a Manhattan...


IL  SIGNORE STENDA LA SUA MANO SU TUTTI  LORO E LI BENEDICA !
AMEN

AVE MARIA…
PADRE NOSTRO...
CREDO...
GLORIA...
L'ETERNO RIPOSO...
                    

lunedì 10 marzo 2014



CHIAMATI AD AMARE vuole essere uno spazio di carità cristiana, cioè uno spazio di preghiera per sé e per gli altri, un’attenzione alle sofferenze, alle difficoltà quotidiane di tanta gente, alla loro mancanza di speranza, al loro bisogno di amore fraterno, al loro bisogno di fiducia nell’amore misericordioso di Dio.


                                      ''La preghiera delle cinque dita'' 
                                      di papa Francesco




affidiamo al Cuore Misericordioso di Gesù 
le tre bambine di Lecco
uccise dalla loro madre
e preghiamo anche per la loro madre
che si è lasciata vincere dal dolore profondo
che l'aveva uccisa dentro.

AVE  MARIA ...
PADRE NOSTRO ...
CREDO ...
GLORIA... 
L'ETERNO RIPOSO ...


venerdì 7 marzo 2014

IN CAMMINO CON PAPA FRANCESCO

... vivere sotto la Grazia
un Mistero tanto bello, tanto grande e ... tanto sconosciuto...

''dal discorso di papa Francesco alle diocesi di Roma''
23 giugno 2013

giovedì 6 marzo 2014

PANE SPEZZATO

''Venite e gustate quant'è buono il Signore''
DAL LIBRO DELLA SAPIENZA
PARTE QUARTA (1 - 2) 
 [1]Meglio essere senza figli e avere la virtù,
poiché nel ricordo di questa c'è immortalità,
per il fatto che è riconosciuta da Dio e dagli uomini.
[2]Presente è imitata; assente è desiderata;
nell'eternità trionfa, cinta di corona,
per aver vinto nella gara di combattimenti senza macchia.



PER RIFLETTERE INSIEME…
La parola-chiave del primo versetto del quarto capitolo è ‘’VIRTU’’, alla quale fa eco la parola ‘’COMBATTIMENTO’’ che troviamo al termine del secondo.
Due parole contenute in due versetti composti da appena sei righi.
Sei brevissimi righi che contengono verità infinite, numericamente parlando, ed eterne, spiritualmente parlando. VERITÀ INFINITE ED ETERNE.
Diciamo pure che sintetizzano la strada della salvezza, ne indicano la strada precisa, ne definiscono il percorso da realizzare e il traguardo a cui giungere.
Si tratta di tre (apparentemente semplici) parole che aprono spazi immensi, orizzonti mai o raramente ammirati, conosciuti e vissuti.
Apriamo, dunque, questi versetti e lasciamoci prendere dallo stupore per quello che essi, come uno scrigno prezioso, ci mostrano e ci offrono.
Alle parole ‘’virtù e combattimento’’ che sono i mezzi che ci vengono messi a disposizione per la strada da percorrere,  aggiungiamo le parole ‘’Verità’’ che dà certezza di quel che si dice e la parola ‘’Eternità’’ che indica lo spazio in cui ci si muove; prendiamo ancora altre parole che sono ‘‘imitazione e desiderio’’, che rappresentano  gli strumenti a cui far ricorso; e poi ancora ‘’immortalità’’ che è la condizione in cui si opera ed infine ‘’ corona e vittoria’’ che rappresentano il traguardo finale.
In questa specie di parafrasi di questi due versetti,  abbiamo ricostruito una strada che tutti siamo invitati a percorrere, una strada fatta di parole che vanno tradotte in azioni da mettere in pratica per tutta la durata della propria vita:
virtù, combattimento, imitazione, desiderio, immortalità, corona e  vittoria
Una strada, dunque, fatta di sette parole.
Alcune di queste parole fanno parte del lessico comune quotidiano, ai quali corrispondono, però, significati tutt’altro che spirituali; altre, invece, sono poco conosciute, altre, infine, sono definitivamente cadute nel dimenticatoio e non certamente per buona pace di tutti, ma per la nostra condanna… proprio così, perché aver messo da parte alcuni concetti fondamentali delle verità di fede porta, come conseguenza, alla condanna eterna.
Occorre chiarire il perché di questa condanna: non certo per averle semplicemente escluse dal proprio vocabolario, ma, non avendole conosciute  e quindi non averle potuto metterle in pratica, ci si è, per forza di cose, spostati sulla strada opposta che è quella del peccato.
Escludere alcune verità di fede nonchè di ragionevolezza, porta l’umanità alla condanna eterna, perché alcuni concetti sono il sostegno alla nostra fede e danno senso oltre che direzione alla nostra esistenza terrena; senza di essi tutto verrebbe a cadere, vacillerebbe pericolosamente, come una casa che, invece di poggiare su quattro pilastri, poggia soltanto su uno, la sua staticità è in forte pericolo, il crollo è già annunciato.
Una vita senza la consapevolezza del combattimento spirituale al quale siamo chiamati è una vita che non sa darsi risposte e non sa dare senso alle sue azioni: perché devo essere buono? Perché non devo far del male? Perché devo amare e perdonare anche il nemico? Perché devo osservare i comandamenti? Perché devo preoccuparmi di discernere il bene dal male? Perché non devo accumulare ricchezze? Perché devo preoccuparmi della vita eterna? Perché devo confessarmi? Perché devo controllarmi? Perché devo mantenermi nell’umiltà?
Perché devo fare tutto questo se tanti altri non lo fanno e vivono bene, anzi molto meglio di me? La loro vita è piena di soddisfazioni, si divertono, soddisfano tutti i loro desideri, non si preoccupano di niente e di nessuno e vivono spensierati… perché dunque dovrei ‘’sacrificare’’ la mia vita e trattenerla dalle passioni, dai desideri, a privarmi di ciò a cui l’istinto  mi porta?
Tanti perché che non trovano risposte e se le trovano non sono le risposte adeguate, perché sono le risposte del mondo che porta l’uomo al soddisfacimento di sé, senza distinzione, senza freni, senza discernimento, ‘’desiderare ed avere’’ diventano consequenziali e per avere quel che si desidera si è disposti a tutto,
Qualcuno potrebbe dire ‘’che cosa c’è che non va in tutto questo? Siamo essere umani, quindi carnali, perché non soddisfare la carne? È naturale che questo accada, non è contro natura: siamo di carne e diamo attenzione e soddisfazione alla carne’’.
Sembra tutto ovvio, sembra tutto giusto, sembra tutto perfetto, sembra tutto a posto… sembra… ma come sempre… non lo è, perché il sembrare e l’esserlo per davvero indicano due situazioni molto differenti fra loro.
Il sembrare sottintende l’inganno, l’illusione, cioè ‘’sembra vero, sembra giusto… ma non lo è’’.
L’esserlo, invece, afferma una verità incontrastata e incontrastabile.
Che cosa voglio dire con tutto questo?
Una cosa semplicissima: intanto che l’essere umano non è solo carne, ma carne e spirito e fra la carne e lo spirito, diciamo così, non corre buon sangue!
Ci sono i desideri della carne e ci sono i bisogni dello spirito.
Soddisfare gli uni o gli altri fa la differenza.
La carne è il luogo delle passioni e le passioni sono sotto l’egida del demonio, perché è lì che trova maggiore accoglienza e terreno fertile per far valere la sua volontà, la sua opera si basa proprio sulla direzione delle passioni ed i frutti di quest’ azione, anche senza scomodare San Paolo, sappiamo bene quali sono, ma visto che lui li indica con molta precisione nella lettera ai Galati (Capitolo 5,15-25), ascoltiamolo: ‘’Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è legge. Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri’’
Paolo ci rivela molto chiaramente, dicevo, l’antitesi ‘’carne-spirito’’, non si tratta di una categoria filosofica, quanto piuttosto di una categoria teologica anzi "cristologica": Gesù, facendoci  dono del suo Spirito, ci ha liberati dalla schiavitù della carne; ma la carne non è mai definitivamente sconfitta, perché Dio, che ci ha creati senza di noi, non può salvarci senza di noi, non perché non voglia o non possa, ma perché rispetta la nostra libertà, per questo ci ha fatto un dono ancora più grande che è la libertà di poter sconfiggere la carne con il nostro impegno, con il dominio del nostro io, con la nostra volontà unita alla Sua.
La carne ha desideri smisurati e sregolati.
È possibile contenerla crocifiggendola,  proprio come ha fatto Gesù.
Già… crocifiggendola come ha fatto Gesù!
Ma, in questo caso, neanche con la lanterna di Diogene si riuscirebbe a trovarne uno che vorrebbe la croce, che desidererebbe crocifiggere la sua carne, sarebbe aberrante  umanamente parlando, bastano  ed avanzano le croci quotidiane… magari trovare il modo di eliminare quelle sarebbe più giusto.
Resta il fatto, però, che senza la Croce non ci si salva!
Ecco l’altra parola-chiave, quasi sconosciuta: SALVEZZA!
E’ il desiderio della salvezza che spinge alla virtù, che si manifesta nel desiderio di combattere i desideri della carne, quei desideri che rientrano sotto la categoria di ‘’vizi’’ e si contrappongono alla virtù.
Certo, per estirpare un vizio ci vuole un coraggio pazzesco!
Questo coraggio si chiama ‘’virtù’’, è il coraggio di chi sente il bisogno di crescere, di maturare, di innalzarsi da questo ‘’fango terreno’’, di alzare gli occhi al Cielo e desiderare il Cielo; di chi ha il coraggio  di dirsi dei ‘’no’’ anche se questo significa privarsi di qualcosa che dà piacere; è il coraggio di chi non si concede tutti i ‘’sì’’ che vorrebbe e che gratificherebbero la sua carne e il suo egoismo.
Come sempre… è questione di coraggio!
Questo tipo di coraggio, purtroppo, non è molto apprezzato o considerato nella nostra società, anzi è deriso e contrastato.
Ma senza questo coraggio non ci si salva.
È il desiderio della salvezza che innesca la battaglia.
La battaglia è tra i ‘’no che non si sanno dire’’ e i ‘’sì che si dicono troppo facilmente’’.
Una battaglia atroce, perché la carne domina, prende il sopravvento e soffre troppo davanti ai no, è più facile concederle ciò che desidera, anche perché non ci sarebbe  niente di male… anzi, se vogliamo, il male sta nel non concederseli gli oggetti del proprio desiderio, questo fa male veramente e allora… prendiamo quello che possiamo… tanto poi si muore e dato che… un antico adagio popolare dice che ‘’quello che lasci è perduto’’, non solo prendiamo quel che possiamo, ma cerchiamo di prenderne quanto più possiamo, senza limiti, senza misure, quello che si lascia lo prenderebbe un altro, tanto vale darsi da fare!
L’uomo vorrebbe tutto presto e subito, vorrebbe soddisfare i suoi desideri e le sue aspettative, i desideri della sua carne, i sogni irrealizzabili, tutto quello che è possibile ed anche quello che è impossibile … anche perché, secondo un altro adagio… si vive una sola volta!
L’oggetto dei desideri va conquistato, a qualsiasi costo.
Magari anche calpestando l’altro, magari anche manipolando la realtà, magari anche distorcendo la verità, magari anche contrastando la giustizia, magari anche mentendo, rubando, calunniando, uccidendo la dignità altrui.
Tutto in nome di un diritto: il diritto di raggiungere e soddisfare i propri desideri, i propri sacrosanti desideri  che… l’esperienza insegna… non solo non finiscono mai ma sono anche insaziabili, cioè più si ha e più si vorrebbe, l’uomo più ricco si considera sempre l’uomo più povero, perché la sua avidità è insaziabile, la sua misura delle cose è abnorme, è ingigantita, per cui il molto è sempre poco, l’abbondante non è mai abbastanza, il tutto non è mai troppo… a conferma del fatto che dove c’è solo la quantità, mancando la qualità, è davvero come non avere niente: «Desiderate ardentemente i doni maggiori. E ora vi mostrerò una via che è la via per eccellenza: quand'io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, se non ho carità, divento un rame risonante o uno squillante cembalo.
E quando avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e avessi tutta la fede in modo da trasportare i monti, se non ho carità non sono nulla.
E quando distribuissi tutte le mie facoltà per nutrire i poveri, e quando dessi il mio corpo ad essere arso, se non ho carità, ciò niente mi giova.
(1° Corinzi 12, 31 - 13, 1-7).
Cosa, dunque, giova all’uomo?
La Carità. L’Amore.
L’Amore di Dio. L’Amore per Dio. L’Amore in Dio.
L’Amore.
Sempre e soltanto l’Amore, perché ‘’Signore, davanti a te ogni mio desiderio‘’ (salmo 38, 10).
Ogni desiderio riposto in Dio dà certezza e dà sicurezza, perchè Dio è fedele, perché… Dio conosce ogni capello del nostro capo… perché veste i gigli del campo… perché nutre gli uccelli che non seminano e non mietono… perché Dio è attento al nostro grido, perché Dio ci ama e chi ama non può non volere il bene per la persona amata.
Colui, il cui unico desiderio è ‘’avere Dio nella propria vita’’, trova in Dio la sua sicurezza; l'uomo "carnale", invece, cerca sicurezze in una morale precettistica, piuttosto comoda, o, come diceva Benedetto XVI, ‘’in una religione fai-da-te’’ dove non ci sono né incognite né ostacoli, in un cammino che ognuno può farsi a propria misura, come dire… l’arte della sartoria è di tutti, ognuno può ritagliarsi e cucirsi a propria misura le regole che più ritiene adeguate per la realizzazione dei propri bisogni.
Dette così queste cose sembrano quasi giuste, non fanno una piega, non ci vuole molto per prenderle a regola della propria vita!
Si parla comunque di regole, di libertà, di diritto a realizzare se stessi, di giustizia… è piuttosto convincente come ragionamento, peccato, però, che ci si ferma soltanto a queste cose, cioè non ci si chiede mai dove queste cose portano, si vive fortemente legati al qui ed ora, senza mai guardare ad un palmo dal naso, senza mai chiedersi dove si va a finire proseguendo su questa strada… ecco… è come se fossimo senza radici, come se fossimo senza tempo, fuori dal tempo; ma il presente non ha senso senza il passato e il futuro; si definisce ‘’presente’’ l’attimo che non è ancora passato e non è ancora avvenuto, ma se queste due categorie temporali non ci fossero, il presente non avrebbe più il senso che ha; l’uomo non può prescindere dal tessuto spazio-temporale, è immerso in esso, per cui un presente è anticipato da un passato ed è annunciato da un futuro.
Ma noi dimentichiamo di aver avuto un passato, dimentichiamo da dove proveniamo e dimentichiamo che avremo un futuro… che non finirà mai!
Un futuro eterno, un tempo infinito che dovrebbe stupirci e spaventarci per l’incapacità della nostra mente di contenere questa dimensione di eternità… invece ci lascia nella più tragica indifferenza, non solo lo ignoriamo, ma lo neghiamo anche il nostro futuro eterno!
Dovremmo, invece, ricominciare a porci seriamente alcune domande e cercare seriamente le risposte ad esse.
Da dove veniamo?
Dalle Mani di Dio.
Dove andremo?
Torneremo nelle Mani di Dio.
Che ci si creda o no, questa è la verità della nostra esistenza terrena.
Liberi di non crederci, ma il non crederci non implica la possibilità che ciò non si verifichi.
È stato, è e sarà così per tutti!
Se, dunque, teniamo lo sguardo alto e attento sul passato che è stato e sul nostro futuro che sarà, ecco che quelle soddisfazioni di cui si parlava sopra, assumono un significato diverso, perché non saranno più senza conseguenze, ma porteranno ad un traguardo: quale traguardo sarà, dipenderà dalle nostre scelte, se avremo assecondato o meno i nostri desideri carnali, quelli che vanno sotto, dicevamo, la categoria dei ‘’vizi’’.
Come i vizi hanno la loro ampia e facile strada e il loro meritato ed adeguato traguardo, così anche le virtù hanno la loro stretta e difficile strada e il loro meritato ed adeguato traguardo.
Abbiamo visto come San Paolo distingue molto bene i vizi dalle virtù.
Ma in che cosa consiste, veramente,  una virtù?
La virtù sta nel non stabilire le regole del proprio vivere, ma nel mettere in pratica quelle che Qualcuno ha stabilito per noi in vista di un Bene superiore, di una realizzazione più alta, anche se non immediata, anche se conquistata con fatica, anche se raggiungibile solo con la crocifissione della propria carne.
Crocifiggere la propria carne significa avere il coraggio di non assecondare tutti i suoi desideri, dominarsi, autocontrollarsi, quel comportamento, cioè, che è conseguenza di un discernimento interiore fatto tenendo presente gli insegnamenti di Cristo.
Gli insegnamenti di Cristo sono tanto desiderabili  quanto difficili da realizzare, in modo particolare in questa nostra società che vive all’insegna della dissolutezza e del libertinaggio ai limiti della perversione.
In questa società che abbiamo realizzato con il nostro liberarci da ogni continenza, il linguaggio di Gesù ‘’ E’ duro; chi può intenderlo?» (Gv 6,60).
Se lo chiedevano gli apostoli, dopo aver assistito alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, a maggior ragione ce lo chiediamo noi, che assistiamo alla moltiplicazione delle violenze e degli abusi.
’Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli … mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza?E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita..’’. (Gv 6, 61-63).
Altrochè se sono dure per noi le Sue parole, altrochè se ne siamo scandalizzati:
Gesù dice:‘’Digiunate e pregate…’’, ma come: se ho fame non devo mangiare? Devo digiunare? Perché? Per chi? … Se non mangio mi girerà la testa, mi farà male lo stomaco, non mi reggerò in piedi… È inammissibile e inaccettabile questa richiesta!
Gesù dice:‘’Va, vendi quel che hai, dallo ai poveri e seguimi…’’, ma come: il frutto del mio lavoro lo devo distribuire agli altri? Ciò che è mio è mio, degli altri non mi interessa!
Gesù dice:‘’Guardare una donna è già commettere adulterio con essa…’’ … ma come, se desidero una donna non devo poterla avere solo perché appartiene ad un altro? Ma io sto male, perciò farò di tutto per averla… e poi… gli occhi sono fatti per guardare!
Gesù dice:‘’Non desiderare la roba altrui…’’, ma come: se io desidero quel posto che appartiene ad un altro, solo perchè se l’è guadagnato onestamente dovrei farmi scrupoli se riesco a soffiarglielo con una buona spinta politica? Quel posto lo voglio io e l’otterrò a qualsiasi costo, non potrà fermarmi nessuno, perché io lo voglio e … volere è potere!
Certo che c’è proprio da scandalizzarsi delle Parole di Gesù!
Ci vuole coraggio a chiederci oggi queste cose!
A noi… che siamo i padroni del mondo e della vita!
Forse Gesù non si rende conto che sono passati Duemila anni e quelle sue Parole suonano anacronistiche?
Come può chiederci queste cose? Ma dove vive?
Vive, forse sulla Terra per conoscere la nostra realtà?
Per sapere come vanno le cose a questo mondo?
Se ancora non l’ha capito è bene per Lui che lo sappia come stanno le cose su questa Terra nel 2014: qui, su questa Terra, comandiamo noi uomini, la Terra è nostra e noi ne siamo i padroni! Lui se ne stia pure nel Suo Regno in Cielo, che qui non c’è spazio per Lui, anzi non c’è più bisogno di Lui, ci siamo noi che sappiamo fare le cose meglio di Lui!
Anzi dirò di più: se io voglio una cosa è mio diritto averla, non mi venga a dire che è peccato già solo desiderare ciò che non è mio; il peccato è ormai tramontato, è fuori moda, è fuori da questo tempo; adesso la legge la facciamo noi e la legge-base è questa: SIA FATTA LA MIA VOLONTÀ!
Come sa di arroganza, presunzione e superbia questa affermazione!
Ma quanto, purtroppo, è anche vera questa affermazione!
È questo il pensiero unico che massifica gli uomini di questo Millennio.
Si gioca tutta qui la nostra esistenza terrena: nel realizzare ciò che vogliamo noi, costi quel che costi o nel realizzare la Volontà di Dio, costi quel che costi.
Nel primo caso si dà largo spazio ai vizi: non ciò che vuole Dio, ma ciò che voglio io!
Nel secondo caso si dà largo spazio alle virtù: non ciò che voglio io, ma ciò che vuole Dio!
Nell’ultimo messaggio di Medjugorje, del due marzo scorso, la Madonna, con materno affetto, ci invita a far sì  ‘’Che dal vostro cuore giunga sempre sulle vostre labbra un Sia fatta la tua volontà. Perciò abbiate fiducia e pregate’’.
La virtù, quindi, possiamo dire, consiste nel lasciar fare a Dio, nel lasciarsi fare da Dio, perché Egli sa ogni cosa, Egli fa ogni cosa buona, giusta e bella.
Praticare le virtù significa fidarsi di Dio.
Pregare Dio, affidarsi totalmente a Dio quale Creatore del Cielo e della Terra.
Il passaggio dal vizio alla virtù lo si attua nel momento in cui si realizza una sostituzione di desideri e cioè quando al posto di ‘’io voglio’’, ci mettiamo ‘’voglio Dio’’; quando il desiderio primario non è più il soddisfare i propri desideri terreni, ma tendere all’unico desiderio salvifico che è  ‘’ l’avere Dio, il desiderare Dio più di ogni altra cosa’’, l’avere Lui nella propria vita, l’averLo come Maestro, Guida, Padre, Sposo, Creatore, Salvatore, l’averLo nella propria vita come Dono prezioso e irrinunciabile, Desiderio che diventa addirittura anelito, innalzamento dell’anima, sofferenza dell’anima stessa quando si rende conto che il peccato allontana Dio dalla nostra vita, dalla nostra quotidianità.
La libertà vera e totale si realizza proprio quando io sono libero di desiderare Dio ed è mio profondo desiderio ‘‘avere Dio con me’’, perché si realizzi la profezia del Nome di Gesù: Emmanuele: Dio con noi! Dio con me! Dio in me!
Quando il desiderio di avere Dio con me sarà al di sopra di ogni altro desiderio, allora saprò di essere veramente libero, perché non dovrò rinunciare più a niente, per il semplice fatto che quel tutto, che prima bramavo, adesso lo reputo niente, adesso non ha più valore ai miei occhi; adesso tutti i desideri carnali svaniscono, come neve al sole, non devo fare violenza alla mia carne, non devo più privarmi con sofferenza, ma il non avere più quelle cose che prima bramavo diventa sollievo, gioia, desiderio di non possedere nulla, perché già si possiede tutto: Dio, il nostro Tutto!
Di fronte alla presenza di Dio tutto il resto sparisce, svanisce, si polverizza, scompare come nebbia del mattino, e crocifiggere la carne non è più impresa impossibile ma azione che viene da sé, da vivere nella più naturale naturalezza, tutto scorre lungo canali che tu non conoscevi e ti ritrovi ad essere felice pur stando sulla croce!
Non è impossibile, non è raro, non è riservato a pochi, non è appannaggio dei consacrati,
ma è dono gratuito per tutti coloro che scoprono la loro creaturalità e il loro essere stati creati dal Creatore!
È  così facile, è così normale… purtroppo però c’è qualcuno che ci ostacola nel raggiungimento di questa meta e che ci tende una trappola nella quale cadiamo tutti: quella trappola satanica che accentua, ingigantisce, sobilla i nostri sensi, li affascina e li seduce, li manipola, li gestisce con l’inganno, li deforma portandoci a quel ‘’ciò che voglio, l’otterrò, deve essere mio, perché io sono dio!’’
È questa la legge della carne, è questa la legge che difendiamo, è questa la legge che tutti vogliamo e che tutti mettiamo in pratica. Purtroppo per noi!
Perché!
Semplice! Perché l’onore, la gloria e la potenza siano nostri!
Chi ha il coraggio di dire ‘Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome da' gloria, per la tua fedeltà, per la tua grazia’’ (salmo 114,1)?
Chi ha il coraggio di dire questo, oggi?
Chi ha il coraggio di rifiutare la gloria per sé e darla proprio a Colui che gli chiede di non accumularne?
Questo coraggio lo abbiamo chiamato VIRTU’, ma la virtù non ha spazi di vita in questi nostri tempi, la virtù è fuori da questo tempo, fuori dalla logica di questo mondo, fuori dagli spazi del nostro cuore, perché il nostro cuore è tutto pieno di noi stessi, della brama di gloria per noi stessi, dei desideri sfrenati e smisurati che vengono da noi stessi ai quali nessuno ha voglia di dire di no, di opporre resistenza, di ingaggiare una battaglia personale contro di essi, perché ritenuti legittimi in virtù di una legge relativa alla propria logica, alle proprie regole, alla propria sacrosanta giustizia.
Dire un no a ciò che si ritiene giusto, non sarebbe giusto! Ovvio no!
Il problema vero sta, dunque, nel concetto di giustizia che ognuno si dà: un ‘’darsi una giustizia personale’’ non equivale, però, a un ‘’fare ciò che è giusto’’; una giustizia personale, soggettiva, annulla quella collettiva, anche quella strettamente terrena, perché anche su quest’ultima prevale quella individuale, in quanto ognuno si ritiene giudice infallibile quindi un dio. Perché  attenerci alle regole di una sola Persona?
Chi è Costui che pretende di essere l’unico Giudice?
Che forse non ne siamo capaci noi di giudicare?
Chi non saprebbe giudicare gli errori degli altri?
Chi non saprebbe applicare la giustizia agli sbagli altrui?
Chi non saprebbe vedere la pagliuzza negli occhi degli altri?
Siamo degli osservatori acuti e perspicaci, particolarmente attenti ai passi falsi degli altri!
Se si tratta di vedere la pagliuzza nell’occhio altrui siamo tutti più che bravi, il difficile è il riuscire a vedere la trave nei propri occhi: è lì che facciamo cilecca, è lì che diventiamo orbi!
La giustizia personale va applicata solo alle mancanze degli altri… per la propria vita  valgono altre leggi fatte ad hoc perché la mia libertà di azione, di pensiero e di parola non sia intaccata in nessun modo, non sia ridotta in nessuna misura, in virtù di personali, sacrosante e giustificate (?) necessità.
Ecco che le regole cambiano, a secondo della persona alla quale devono essere applicate: a me o agli altri.
Sono regole modellabili, come il das che usano i bambini, si modellano e si rimodellano mille volte a secondo delle situazioni e delle persone.
È il bello della giustizia-fai-da-te!
In Gv 5,24, Gesù dice: ‘’In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita’’
Proporre oggi il tema della vita eterna e del giudizio di Dio diventa quasi eresia.
Quasi come se facessimo mille passi indietro, invece di proseguire in avanti.
In realtà di passi indietro ne facciamo Duemila e più, perché senza queste Verità noi torniamo alla legge dei farisei, torniamo ad applicare la legge fine a se stessa, quella legge che obbligava a lavarsi le mani prima di ogni pasto e a fare le abluzioni illudendo così la persona di essere mondo, invece nel suo cuore si accumulavano sporcizie indicibili… è nel cuore dell’uomo, dice Gesù, che si annida la sporcizia e il marciume che corrompe la bellezza dell’anima e l’appesantisce a tal punto da farla precipitare nel fuoco della Geenna.
Ma chi parla più del Giudizio di Dio?
Quale ascolto e quale valenza avrebbe oggi il Giudizio di Dio?
Se a qualcuno venisse in mente di proporre argomenti di questo genere, si troverebbe di
fronte ad una situazione  straziante, direi, perché l’uomo si pone sullo stesso piano di Dio, da pari a pari e le reazione sarebbero di questo tipo:
·         Ma chi è Dio che deve venire a dettare legge a me che valgo più di Lui?
·         Ma chi è Dio davanti a me, che sono ricco e potente più di Lui e potrei comprarmi il mondo intero?
·         Ma chi è Dio che deve venire a mettermi i bastoni fra le ruote soltanto perché io cerco di conquistare gli oggetti dei miei desideri?
·         Ma chi è Dio? Che cosa vuole Dio da me? Siamo forse suoi? Gli apparteniamo forse?
·         Quale diritto ha su di noi?
·         Dipendiamo forse da Lui? Ma chi lo conosce! Ma chi ha voglia di conoscerlo!
·         Se anche esistesse, se ne stesse per conto suo, non ha nessun diritto di interferire nella mia vita. La vita è mia e me la gestisco io!
È uno slogan degli anni andati che resta però sempre attuale!
Ecco dunque la domanda: Chi è Dio?
Qualche giorno fa navigando  su Internet, mi sono imbattuta in un forum dove una ragazza poneva proprio questa domanda ai suoi altrettanto giovani interlocutori; le risposte?
Eccole, le riporto così come sono state scritte:

1^ domanda: Se Dio ha creato noi, chi ha creato Dio?
1^ risposta: io penso ke siamo noi ad avere creato lui.. e non il contrario.
2^ risposta: Il padre e la madre
3^ risposta: l’ha creato…NN (segue il nome di un politico del nostro Governo)
4^ risposta:  ma siamo sicuri ke Dio esiste veramente ??? mah... io ho dei dubbi... xkè c'è tanta miseria e tante guerre (x non dire altro) nel mondo allora ??? Forse è colpa dell'uomo ?

2^ domanda: secondo te è possibile creare Dio
1^ risposta: non è dio che ha creato l'uomo, ma è l'uomo che ha creato dio, è diverso!
2^ risposta: penso che nessun essere vivente possa saperlo sul serio

È un dialogo, questo, fra giovani di questa nostra generazione, di questi nostri giorni, di questo nostro tempo, di questa nostra società, di questo nostro mondo… giovani che sono stati battezzati e che vivono in famiglie cristiane!
La cosa che più mi ha impressionato non sono state tanto le loro risposte, che sono tipiche di questa società, quanto il fatto di scoprire che i giovani, apparentemente distratti e superficiali, discutono fra loro anche di Dio, quasi come se ci fosse una domanda di conoscenza più profonda; la conoscenza di Dio è un bisogno che nasce spontaneo nell’anima di ognuno, il problema vero è che questo problema viene risolto tutto in battute, finisce lì, non cercano chi dia loro risposte sensate, annichiliti, quasi, da questo mistero che non sanno come affrontare, verrebbe quasi da dire con il salmo 138, 6:  Stupenda per me la tua saggezza, troppo alta, e io non la comprendo!
La difficoltà vera è proprio questa, i ragazzi si smarriscono in questo loro stupore che non sanno gestire; il pensiero di Dio, le domande sulla sua Presenza pure ci sono, ma non avendo fatto nessun cammino catechetico o di altro genere, ne restano spaventati e non potendolo risolvere con le verità della fede, lo superano con la leggerezza di una battuta che permette di sorvolare sull’ argomento con quella capacità tutta giovanile di superare con un sorriso anche gli ostacoli impossibili!
Cosa possiamo fare per loro e per tutti coloro che si trovano nelle loro condizioni?
Prima di tutto, prima di rispondere alla loro domanda: ‘’Chi è Dio e chi ha creato Dio’’, forse bisognerebbe porsi due domande: ‘’Chi è Dio per me? Chi sono io per Dio?’’ .
Perché se noi sapremo rispondere a queste domande, saremo anche in grado di aiutare gli altri a rispondere alle loro domande.
Proviamo, dunque, a porci queste domande e scopriremo che: fra il ‘’chi è Dio per me’’ e il ‘’chi sono io per Dio’’ c’è una differenza abissale!
Proviamo a rispondere insieme!
Dio per me è Colui che intralcia i miei progetti; io per Lui sono il frutto del suo progetto d’amore!
Dio per me è Colui che non vuole il mio bene, altrimenti mi lascerebbe fare; io per Lui sono il più splendido progetto di vita che abbia mai fatto!
Dio per me è un Giudice severo ed ingiusto; io per Dio sono l’oggetto della sua misericordia e del suo perdono.
Dio per me è Colui che mi toglie la mia libertà; io per Dio sono l’espressione della massima libertà che si manifesta nell’accettare o meno la Sua Parola.
Dio per me è Colui che mi vieta e mi proibisce ciò che a me piace; io per Dio sono il destinatario dei Beni più preziosi e meravigliosi che esistano.
Dio per me è invadente, perché vuole intromettersi a tutti i costi nella mia vita; io per Lui sono frutto del Suo Desiderio di avere una compagnia capace di amarlo come Lui ci ama.
Dio per me è un perfetto sconosciuto; io per Dio sono frutto delle sue viscere, figlio amato e desiderato!
Dio per me è un estraneo; Lui di me conosce perfino quanti capelli ho in capo!
Io non ho bisogno di Dio; Dio non ha bisogno di me, però mi ama più di quanto mi amino mio padre e mia madre.
Io rinnego Dio, lo escludo dalla mia vita; Dio non rinnega l’opera delle sue Mani e per me ha dato la Sua Vita!
E si potrebbe continuare all’infinito su questo tono… ma l’abisso e la distanza è già abbastanza evidente così!
Dice il salmo 42,8 ‘‘Un abisso chiama l'abisso al fragore delle tue cascate’’, è proprio vero: all’abisso del nostro rifiuto di Dio corrisponde l’abisso del Suo Amore per noi!
Il Catechismo della Chiesa Cattolica al num. 2803 dice: ‘’Dopo averci messo alla presenza di Dio nostro Padre per adorarlo, amarlo, benedirlo, lo Spirito filiale fa salire dai nostri cuori sette domande, sette benedizioni. Le prime tre, più teologali, ci attirano verso la gloria del Padre, le ultime quattro, come altrettante vie verso di lui, offrono alla sua grazia la nostra miseria. ‘’
Le sette domande altro non sono se non le tre virtù teologali: FEDE, SPERANZA E CARITA’ e le quattro virtù cardinali: PRUDENZA, FORTEZZA, GIUSTIZIA E TEMPERANZA.
C’è qualcuno che ne abbia sentito MAI parlare?
La risposta non la lascio ai posteri, ma a voi uomini e donne di questo tempo!
Perché prima di preoccuparci di quello che sapranno i posteri, dovremo preoccuparci di ciò che sappiamo/non sappiamo noi oggi, perché da ciò che noi sapremo trasmettere dipenderà ciò che coloro che verranno dopo di noi… sapranno!
La nostra responsabilità è totale!
Se noi ‘’ci saremo innamorati della sua bellezza, se l’ameremo fin dalla nostra giovinezza, se la desidereremo come Sposa’’ (Sap 8,2) allora sapremo trasmettere quest’amore a coloro che verranno.
Dice ancora il  CCC al numero 1950: ‘’ La legge morale è opera della Sapienza divina. La si può definire, in senso biblico, come un insegnamento paterno, una pedagogia di Dio. Prescrive all'uomo le vie, le norme di condotta che conducono alla beatitudine promessa; vieta le strade del male, che allontanano da Dio e dal suo amore. Essa è ad un tempo severa nei suoi precetti e soave nelle sue promesse.’’
Ci siamo resi conto, credo, di come sia dura la Parola di Gesù per noi e di quanta fatica facciamo per metterla in pratica, ma la sua severità è garanzia di salvezza per noi; la sua soavità è desiderio d’Infinito, desiderio di Bellezza, desiderio di AMORE ETERNO!

Voglio concludere con un consiglio pratico, preso dal salmo 118, che può farci da guida ed esserci di aiuto in questo nostro cammino, non solo per i giovani (a cui è esplicitamente rivolto), ma per ogni uomo che voglia cominciare ad interrogarsi sulla strada che sta percorrendo…

9 Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10 Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11 Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12 Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13 Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14 Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15 Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16 Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola!


Dolci (dolci non sdolcinate! La differenza è sostanziale) come miele scendono sul cuore queste parole e rimuovono le incrostazioni, le barriere, le porte sbarrate, le barricate costruite per mettere quanto più distanza fra noi  e Dio, fra noi e il prossimo, fra noi e noi stessi e ci si scopre bisognosi di un abbraccio, desiderosi di gioia, anelanti all’Amore!  


DIO NON SI DIMENTICA MAI DI NOI, CI CONOSCE 
E CI ASCOLTA UNO PER UNO, CI ACCETTA COSI’ COME SIAMO… 
ANCHE SE SIAMO MILIARDI E MILIARDI!

NOI, NELLA NOSTRA SINGOLARITA’, NON LO CONOSCIAMO, 
NON LO ASCOLTIAMO, NON LO ACCETTIAMO  
E  CI DIMENTICHIAMO TOTALMENTE DI LUI!

NON VI SEMBRA CHE CI SIA UN QUALCHE SQUILIBRIO 
IN QUESTA RELAZIONE?